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 2008  marzo 12 Mercoledì calendario

GOMBOLI

GOMBOLI Mario Brescia 18 luglio 1947. Laureato in architettura, è il direttore generale dell’Astorina e il responsabile editoriale di Diabolik, vero erede delle sorelle Giussani: cura tutti i soggetti e le sceneggiature del Re del terrore, con il quale cominciò a collaborare negli anni 60 grazie al primo soggetto scritto quand’era al liceo. Autore dello storico Carosello (suoi i testi di Tacabanda), fondatore delle rivista Tilt, sceneggiatore di fumetti (tra i quali Milo Marat con Bonvi), ha anche scritto un centinaio di libri per l’infanzia • Come nasce una storia di Diabolik? «Le prime sono una trasposizione moderna e aggiornata dei feuilleton del secolo scorso: Fantomas, Arsenio Lupin, Rocambole. Ma presto Angela s’impadronisce del personaggio e introduce elementi e situazioni originali, compresa Eva Kant. Originalità che aumenta quando anche la sorella Luciana comincia a lavorare ai testi [...] Non è facile realizzare una, due storie al mese. E allora le Giussani cercano collaborazione dovunque, presso giallisti e scrittori. Ma soprattutto hanno un’idea forte e nuova: il collage all’interno di una storia [...] Mi spiego. In ogni storia di Diabolik c’è la trama, per esempio un colpo impossibile in banca, e poi lo svolgimento. Le Giussani erano straordinarie nell’inventare la trama, ma avevano poca curiosità per gli aspetti tecnici. E così si rivolgevano al chimico per le esplosioni, all’ingegnere, al medico personale per gli effetti del penthotal, e mettevano insieme la storia [...] ancora così. Compro spesso spunti con i quali realizzare il mosaico della storia. Su 14 avventure all’anno, almeno 4 nascono da suggerimenti e idee dei lettori. Da perfezionare in redazione. [...] Ho imparato dalle Giussani: soltanto così si può arrivare a 750 storie in 46 anni e conservare l’originalità. Per dire: io sono un lettore fanatico di Tex, ma se ideassi i suoi soggetti farei meno fatica perché è molto più ”blindato’ di Diabolik nella struttura narrativa [...] (i soggetti) passano tutti per le mie mani e quelle del mio braccio destro, Tito Faraci, mentre per le sceneggiature la collaboratrice è Licia Ferraresi. Che deve leggerle senza conoscere il soggetto, così da non dare niente per scontato [...] Si comincia con il soggetto, cioè il tema dell’albo: un furto, un rapimento…. Poi c’è la sceneggiatura, che descrive il contenuto delle vignette e contiene i dialoghi: se fosse un film, lo sceneggiatore sarebbe il regista che si occupa anche dei dialoghi [...] All’Astorina si lavora come in una catena di montaggio. C’è il matitista, che imposta i disegni, e l’inchiostratore, che li ripassa a china. In mezzo, il letterista, anzi ”la’, perché sono soltanto donne che in bella calligrafia riempiono i balloon con le parole dei personaggi e le didascalie [...] Il soggetto ha tempi imperscrutabili: ne ho alcuni nel cassetto da chissà quanto perché non riesco a concluderli. Mediamente, però, dieci giorni. Poi la sceneggiatura: circa un mese. Quindi il disegno: cinque mesi. Compresi tutti i passaggi, almeno otto mesi. [...]» (Fabio Licari, ”La Gazzetta dello Sport” 12/3/2008).