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 2008  marzo 09 Domenica calendario

Dolce&Gabbana, il fisco non fa sconti. La Repubblica 9 marzo 2008. «Come devo rispondere al telefono Gado o Dolce Gabbana?»

Dolce&Gabbana, il fisco non fa sconti. La Repubblica 9 marzo 2008. «Come devo rispondere al telefono Gado o Dolce Gabbana?». Così chiedeva in una mail una collaboratrice del gruppo dei due stilisti milanesi, una volta giunta in Lussemburgo. Qui nel 2004 la maison del lusso aveva costituito una società, la Gado Sarl, alla quale il 29 marzo di quell´anno i due stilisti avevano ceduto per 360 milioni di euro il loro marchio, Dolce&Gabbana. L´intenzione nella mente dei consulenti del gruppo italiano era quello di attutire l´impatto fiscale. I marchi, e i benefici annessi, fino ad allora erano stati in capo ai due fondatori, che pagavano le tasse in Italia, mentre con la cessione venivano di fatto trasferiti in una società con sede in un Paese dove il rigore fiscale non è proprio all´ordine del giorno. Con un semplice spostamento, tutti i proventi dei contratti per lo sfruttamento del marchio D&G finivano nel Granducato. Un giochetto delle "tre carte" però che una perquisizione del Nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza di Milano ha bloccato. Dai documenti sequestrati, è emerso che 1e assemblee, i fax, la corrispondenza della Gado avevano un solo indirizzo, per niente lussemburghese, ovvero Via Goldoni 10, la sede milanese della D&G. La Gado, quindi, non sarebbe altro che una "esterovestizione". Che qualcosa poi non stesse andando per il verso giusto, la direzione fiscale del gruppo, lo aveva capito. Tanto che la società ha tentato di porvi una pezza avviando un ravvedimento operoso con il quale la Gado, controllata dalla Dolce & Gabbana Lux, che a sua volta fa capo alla D&G srl (50% di Domenico Dolce e 50% di Stefano Gabbana) si impegnava a versare 92 milioni di euro. L´Agenzia delle Entrate ha dovuto rispondere "no grazie", in quanto era già stata avviata una verifica fiscale e il ravvedimento quindi non era più tecnicamente possibile. Dal 2004 a oggi, l´accertamento ai fini Iva ammonta a 78 milioni di euro tra imposte, interessi e sanzioni. Quanto alle imposte dirette, invece, è in corso un accertamento con adesione che prevede una maggiore imposta Ires da 41,5 milioni di euro e Irap da 5,5 milioni, cui dovranno essere aggiunti interessi e sanzioni. Il totale è di oltre 125 milioni di euro, ma per le imposte dirette il tutto dovrà essere compensato con le eventuali tasse già pagate. L´interesse dei finanzieri si è spinto anche su un´altra società della maison d´alta moda, la Dolce & Gabbana srl, della quale sono state presi in considerazione i rapporti con le controllate statunitensi. Nel Paese a stelle strisce le società dei due stilisti macinano da tempo perdite su perdite, e per non insospettire il temibile fisco Usa, secondo gli inquirenti, i consulenti si sarebbero inventati delle fantomatiche fatturazioni a fronte di servizi mai resi per compensare i buchi di bilancio. Il lavoro della Guardia di finanza è finito ora sui tavoli di due pubblici ministeri milanesi, Laura Pedio e Francesco Greco, che hanno aperto un fascicolo per omessa dichiarazione dei redditi e Iva, un reato punibile con la reclusione da uno a tre anni. Nei documenti sequestrati, non appaiono mai i due stilisti, che al momento non risulterebbero nemmeno iscritti nel registro degli indagati. WALTER GALBIATI