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 2008  marzo 11 Martedì calendario

Bisturi per la bimba Down. La Stampa 11 marzo 2008. Usare la chirurgia estetica per correggere i difetti di chi è affetto dalla sindrome di Down

Bisturi per la bimba Down. La Stampa 11 marzo 2008. Usare la chirurgia estetica per correggere i difetti di chi è affetto dalla sindrome di Down. E’ ciò che potrebbe succedere a Ophelia Kirwan, due anni, terza e ultima figlia di genitori medici e facoltosi. Una procedura che costa molte sofferenze, oltre che molto denaro. Il caso di Ophelia sta suscitando un aspro dibattito in Gran Bretagna. Il Paese è diviso tra favorevoli e contrari. «Non è giusto che Ophelia, e altri nella sua stessa condizione, vengano giudicati dalle loro apparenze, e magari scartati per un lavoro che invece possono benissimo svolgere», dice Chelsea, la madre di Ophelia. «E’ una questione di autostima: se c’è qualcosa del tuo corpo di cui non sei felice, perché non correggerlo?», dichiara ancora Chelsea, che così conclude: «Tutto quello che voglio è che Ophelia sia felice». Ma se il dibattito riguardo l’opportunità o no della chirurgia estetica è in sé oramai un poco polveroso, l’eventualità di esporre a dolorose operazioni una bambina di due anni solo perché «diversa» rispetto ai canoni imposti dalla società è molto più scottante. L’intervento L’operazione, ha spiegato Lawrence, il padre di Ophelia, lui stesso chirurgo, consiste nella correzione «degli occhi, del naso, troppo largo, delle labbra troppo sottili, della lingua, che fuoriesce dalla bocca, nonché dello spessore del collo». Una scelta difficile da prendere, vista la complessità dell’intervento, ma giustificata - almeno a parole - dall’amore che Lawrence e Chelsea provano per Ophelia. Ma è davvero così? La vera domanda, suggerisce il tabloid «Daily Mail», è in verità la seguente: l’oggetto della questione è la felicità dei bambini o il desiderio dei genitori di avere dei figli più «normali»? «Il solo pensiero di permettere che aprano la faccia a tuo figlio per cercare di renderlo più ”accettabile” da parte della società è terribile», denuncia Rosa Monckton, madre di una ragazzina Down, moglie di un ex direttore del «Sunday Telegraph» e - soprattutto - buona amica di Lady D, principessa di Galles, che fece da madrina alla piccola Domenica, oggi dodicenne. Una voce dei «quartieri alti», insomma. «Forse questi genitori stanno facendo fatica ad affrontare lo choc - perché di choc si tratta - di scoprire che tuo figlio non sarà mai come ti aspettavi». Una visione assolutamente condivisa dall’Associazione britannica sindrome di Down, che anzi si spinge un po’ più in là, mettendo in evidenza come il dolore e il disagio patiti da una bambina di due anni - che non ha ancora coscienza della propria condizione - possa addirittura configurarsi come una violenza. «Diana sarebbe furiosa sapendo che dei bambini vengono sottoposti a delle operazioni solo perché possano essere meglio accettati dalla società. Lei sapeva che tutti i bambini sono bellissimi», ha detto ancora la Monckton. Osservazioni e critiche, però, respinte del tutto dai genitori di Georgia Bussey, che sotto i ferri del chirurgo c’è finita a cinque anni. «Viviamo in una società che giudica le persone dalla loro apparenza, e queste sono cose che non cambiano nel giro di una notte», ha detto Kim Bussey, la madre di Georgia. «Così è Georgia a doversi adattare alla società piuttosto che il contrario: chi ci critica spesso parla senza avere dei figli Down». «Io non sto cercando di nascondere la sua condizione - incalza - ma di aiutarla ad avere una vita normale: so come sono i ragazzini, ad esempio, e non voglio che venga presa in giro a scuola». «Perché - ha chiosato - nessuno si scandalizza se un bambino normale fa l’operazione per correggere le orecchie a sventola o altre imperfezioni estetiche? Perché deve essere diverso con un bambino Down?». Bernardo Mattia Bagnoli