La Repubblica 11 marzo 2008, ANTONIO CASSESE, 11 marzo 2008
CHI DIFENDE IL BOIA ALL´ONU
La Repubblica 11 marzo 2008.
Che l´Italia abbia conseguito un grande successo il 18 dicembre scorso, con l´approvazione da parte dell´Assemblea Generale dell´Onu della risoluzione sulla moratoria della pena di morte, lo dicono in tanti alle Nazioni Unite. Così come notano che il successo di quell´azione ha dato grande prestigio al nostro Paese. La diplomazia italiana, però, era stata ben attenta a non mettersi troppo in mostra e, benché D´Alema fosse a New York, si preferì far illustrare la risoluzione dal Messico. L´Italia sagacemente si è anche adoperata per evitare il "muro contro muro", invitando gli oppositori al dialogo e al confronto pacato.
Purtroppo coloro che preferiscono il boia sono ora usciti allo scoperto, e duramente. Qualche settimana fa 58 Stati, tra cui tutti i paesi islamici, quelli caraibici, più la Cina e il Giappone (ma, significativamente, non gli Usa e l´India), hanno diffuso all´Onu un documento in cui respingono nettamente la moratoria. A loro dire essa costituisce il tentativo di "imporre" a Stati sovrani come punire i propri cittadini colpevoli di gravi reati. Si vuol coartare, essi dicono, la libertà di ogni Stato di decidere, alla luce delle proprie tradizioni e dei "sentimenti del proprio popolo", come reagire a crimini che turbano la comunità nazionale.
Questo documento non va preso sottogamba, non solo per la sua asprezza ma anche per una circostanza preoccupante: è stato approvato da un numero maggiore di quelli che avevano votato contro la risoluzione dell´Assemblea: siamo passati da 54 a 58 oppositori della moratoria. Penso dunque che l´Italia dovrebbe rompere gli indugi ed uscire allo scoperto, prendendo anche formalmente ed ufficialmente la leadership dei fautori della moratoria. Si sa che all´interno dell´Unione Europea certi Stati nicchiano e vorrebbero non raccogliere la sfida. Ebbene, visto che si è già fatto in altri casi, l´Italia potrebbe decidere di non passare più necessariamente per la concertazione all´interno dei 27 dell´Ue, e convocare autonomamente a New York una riunione degli 87 Stati che avevano patrocinato a dicembre la risoluzione sulla moratoria. In quell´occasione l´Italia potrebbe presentare un documento di risposta ai fautori del boia, per respingere le loro infondate affermazioni giuridiche, ribadire l´esigenza morale che sottende l´iniziativa italiana, ed insistere sul nostro desiderio di evitare lo scontro e favorire una maggiore comprensione delle reciproche tesi e motivazioni.
Insomma, è bene che l´Italia riprenda la bandiera di questa bella azione diplomatica che tanto ha onorato il nostro paese. Non ripetiamo un´altra volta l´errore commesso in passato, di batterci per una buona causa e poi dimenticare tutto, il giorno dopo aver conseguito un primo successo. avvenuto con la Corte penale internazionale, che abbiamo voluto a tutti costi far nascere a Roma con la conferenza diplomatica del 1998, con uno Statuto che abbiamo cercato di essere i primi a ratificare, salvo poi a dimenticare di darvi attuazione nel nostro ordinamento. Diciamolo chiaro e tondo, è una vergogna che i vari ministri e parlamentari che si sono succeduti dal 1999 non abbiano mostrato un minimo di coerenza e rigore rendendo quello Statuto operativo in Italia – a differenza della stragrande maggioranza degli altri Stati, che invece non credono alla vanagloria e alle promesse, ed hanno onorato l´impegno internazionale assunto con la ratifica.
In politica estera il ruolo dell´Italia non può essere che limitato, per ovvi motivi economici e geopolitici. Ma c´è spazio per far valere e difendere valori etici di portata universale. quello che ha fatto giustamente D´Alema con la moratoria. bene però non restare a metà del guado, ma riprendere con coraggio e pugnacità la leadership morale nella lotta contro la pena di morte.
ANTONIO CASSESE