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 2008  marzo 11 Martedì calendario

I QUATTRINI E IL CUORE NERO

La Repubblica 11 marzo 2008.
A proposito di volti nuovi e limpidi ideali, per il Popolo della libertà, quota Berlusconi, sarà nominato senatore anche Giuseppe Ciarrapico: e ci si sente tutti più giovani e sgomenti, come se il volo magico della campagna elettorale riappiccicasse la vita pubblica non tanto al fascismo, ma al dissennato e pittoresco caos politico affaristico degli anni ottanta.
E´ allora che comparve sulla ribalta il Ciarra, con il suo ostentatissimo mussolinismo, i saluti romani, l´editoria nostalgica, l´immenso sottocollo e l´accento romanesco alla Aldo Fabrizi. Il cuore nero, «storicamente» nero puntualizzava lui per limitare il danno, e il portafogli bianco. O meglio grigio, nel senso che il personaggio temerariamente giostrava le sue faccende, i tempestosi negozi, i fuggevolissimi quattrini, all´ombra del potere e sottopotere andreottiano, con puntate nel milieu di Craxi, a un certo punto voleva pure comprare l´Avanti!, intanto vendeva la carta all´Unità, di norma sponsorizzava qualsiasi intruglio partitico e transpartitico e nella stagione di Tangentopoli finì in galera - evento in verità assai preannunciato e smentito con poetiche dichiarazioni: «Sono libero come una rondine!» declamava al telefono - per certi finanziamenti, pensa tu, al Psdi.
Ogni tanto il personaggio sparisce, evapora, s´inabissa. La penultima volta, sul finire del secolo scorso, sembrava fosse stato travolto da una specie di crisi mistica con esiti incerti fra un anticipo di temperie teo-con e l´ingresso nel cenobio. Da fascistone a fratacchione, cioè, con un passaggio da terremotato della Prima Repubblica. Ogni eventualità infatti è possibile con il Ciarra. Ma anche per questo forse, quando regolarmente ritorna sul proscenio, e in genere lo fa come oggi straparlando, così viene di salutarlo: «Chi nun more se rivede», come si dice a Roma per esprimere, talvolta perfino con un certo intimo garbo, una meraviglia che sfuma verso l´incredulità. Senatore Ciarrapico: e si sarà visto tutto.
Cliniche ancora fiorenti e squadre di calcio lasciate sull´orlo del baratro. Acque minerali, stazioni termali, premi letterari, caffè storici, giochi di borsa, cartiere, giornali, aero-taxi e ditte di catering, altrimenti ribattezzato «er cateringhe». Tutto comunque sul filo del rasoio. Insieme a Cardin provò anche con i cinesi a lanciarsi nel mondo delle bibite, pensò a un succo di frutta che si poteva chiamare «Gnao-gnao», che in cinese, spiegò con candore, vuol dire «buongiorno».
Pistola nel cassetto. Lingua imprudente per calcolo e per vanità. Collezionista di soldatini secondo una linea antropologica che da Evangelisti a Previti e poi da Cossiga, padre e figlio, arriva forse al cardinal Ruini così delineando un´area di confine fra la destra un certo mondo cattolico. Più di un problema il Ciarra ha avuto con le banche, e ancora di più queste ultime ne hanno avuto con lui; una sentenza passata in giudicato per il crack Ambrosiano. Ruspante acrobata delle mediazioni di potere, per conto di Andreotti, che chiamava «il Principale», sviluppò nell´era del Caf il lodo Mondadori fra Berlusconi e De Benedetti. Ma soprattutto: specialista, in affari, della pratica che prevede di fare il classico passo più lungo della gamba e quindi, come tale, indimenticato prezzemolo nei più controversi e devastanti accadimenti finanziari dell´ultimo ventennio almeno, dal crack dell´Ambrosiano alla rovina della Parmalat.
Poi sì, certo, anche il fascismo. Però Ciarrapico non l´ha poi vissuto così intensamente, il 25 luglio del 1943 avendo appena nove anni. Non solo, ma la sua fede è sempre suonata un po´ troppo perentoria e rimbombante per essere intesa in modo oggettivo. Esaminato con distacco e freddezza il fascismo dell´ex «re delle bollicine» - l´«acquaiolo» lo sprezzava l´altro fascio-andreottiano Sbardella, acerrimo rivale per pregresse beghe missine - sembra piuttosto una compiaciuta romanticheria provocatoria e al tempo stesso un consapevole marchio d´eccentricità personale e magari pure auto-caricaturale.
«Esule in patria», almeno come stile di vita e difficoltà connesse, Peppino lo è stato quasi mai. Di sicuro ha aiutato i camerati, ma con essi ha anche brigato e incessantemente litigato come pochi altri fascisti - neo, post, pseudo o «storici» che siano. Fini è uno di questi, un altro è Storace. Nel Ciarra, grosso modo, il «ghetto» è spesso coinciso con il potere, si direbbe che il personaggio fatica a nascondere un certo tratto cortigiano che lo ha portato a consegnare cannoli al presidente Cossiga nel periodo delle picconate, così come a dedicare alla figliola di Andreotti un cocktail di sua produzione, il «Marilena Madrigale».
Più che intorno al Duce, tra potere e affari vibra l´archetipo di Peppino Ciarrapico, futuro senatore del berlusconismo di qualità aggiornata, e felice spudoratezza.
FILIPPO CECCARELLI