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 2008  marzo 06 Giovedì calendario

A me le sopracciglia, please. La Stampa 6 marzo 2008. I «nail bar» sono arrivati prima, le unghie innanzitutto, lunghissime, laccate, tatuate

A me le sopracciglia, please. La Stampa 6 marzo 2008. I «nail bar» sono arrivati prima, le unghie innanzitutto, lunghissime, laccate, tatuate. E ora, dopo il dilagante successo americano, un altro non trascurabile dettaglio è oggetto di dibattito. Non è un caso che la disquisizione sulle sopracciglia sanremesi di Anna Tatangelo, effettivamente decespugliate con ardore, sottili, eleganti, un po’ cattive, si accompagnino alla festosa nascita dei «brow bar». Il primo apre a Roma il 13 marzo, gli altri di seguito a Milano e Bologna. Un’idea dell’americana Benefit che conta di avere molte presenze nei corner delle profumerie Sephora (gruppo Lvmh). Immaginiamo orde di ragazze (e anche di maschi, perché no?) in coda con la foto del loro cantante preferito per avere, se non i suoi soldi o il suo successo, almeno le sue sopracciglia. Giovanotti che, in mancanza di occupazioni impegnative, si procurano una cicatrice per spezzare il sopracciglio e avere l’aria più dura, come Marlon Brando in «Fronte del Porto». Per i cultori dell’argomento, la Bibbia insostituibile è «The Eybrow», di Robyn Cosio, che suggerisce una chiave socio-politico-modaiola per «leggere» le sopracciglia: languide negli anni Venti, sottili, disegnate a matita come quelle di Marlene Dietrich negli anni Trenta, perfettine nei Cinquanta, così bon ton, ribelli nei Settanta, folte negli Ottanta e poi di nuovo filiformi, di faticosa manutenzione, nei Novanta per arrivare nel nuovo millennio al modello «ala di gabbiano», non più ad arco, geometriche, stupefatte, ma naturali per far risaltare lo sguardo. E adesso, su misura. A New York è possibile farsele tatuare del colore e della misura voluta a partire 150 dollari, applicarsele finte per passare dal biondo platino al nero nella stessa giornata o andare da uno di quegli esperti a metà strada fra l’estetista e l’analista che assicurano a caro prezzo la perfezione. Per una volta, (non è facile capire in quale occasione, però) si potrebbero sfoggiare anche le sfacciate sopracciglia oversize disegnate e colorate, o addirittura nascoste da ciglia piumate come ha fatto John Galliano sull’ultima passerella di Dior, a Parigi. Il guaio è che i nostri tempi consumano tutto in fretta e niente dura, tranne il viso laccato di Moira Orfei, le due pennellate sulla fronte, scolpite nell’immaginario collettivo. Così, anche l’effimera storia delle sopracciglia è fatta di icone, più che di tendenze: un’ Isabella Rossellini giovanissima , biondo platino con le sopracciglia nero pece, lo stesso colore voluto da Liz Taylor che lo trovava perfetto per far splendere i suoi magnifici occhi viola. Una Patty Pravo con le sopracciglia schiarite, sottilissime e poi invisibili, quasi a inseguire Mina, che per prima le aveva cancellate dal viso diventando indimenticabile. Una Frida Khalo, stufa di sfoltirle, (impresa nel suo caso dolorosa) che decide di lasciarle come sono, selvagge, scure, sensuali. Una ragazza molto tosta, una certa Madonna, che in «Like a Virgin» le esibisce cespugliosette e però piace molto. Una selvaggia, eppure dolce Margaux Hemingway che suggerisce di rinunciare alle strazianti pinzette. La moda di oggi le vuole curate (ed ecco la ragione dei brow bar), studiate per migliorare lo sguardo e ringiovanire il viso, tenute sotto controllo come un prato grazie a minuscoli pettini, addirittura fissate con l’hairspray: quando si dice «non avere un pelo fuori posto». C’è un moderato revival di Greta Garbo, c’è un po’ di anni Cinquanta in Laetitia Casta, ma per contrasto c’è Salma Hayeck con le sue spesse, sexy sopracciglia nello spot Campari. E c’è Julianne Moore che si è fatta strabionda, sopracciglia comprese, criticatissima dai giornali popolari: stava meglio prima. Volendo essere lombrosiani, ci sarebbero alcune possibili categorie: sopracciglia sottili, donne cattivissime, sopracciglia larghe e folte, donne sensuali, sopracciglia ad ala di gabbiano, donne affidabili, buone amiche. Ma il look conta più del carattere e l’antropologia delle sopracciglia non è al momento una scienza esatta. Mentre l’esperto di turno spiega come rendere sopportabile l’operazione casalinga (mini anestesia locale con cubetti di ghiaccio e musica da Buddha bar), leggete «The Eybrow» e poi, forse, tenetevi le sopracciglia che avete. ROSELINA SALEMI