La Stampa 9 marzo 2008, MAURO PIANTA, 9 marzo 2008
Il cardinale: ”Si dice mogli, non compagne”. La Stampa 9 marzo 2008. «Nel linguaggio comune stanno sparendo le parole ”marito” e ”moglie”, sostituite da ”compagno” e ”compa-gna”
Il cardinale: ”Si dice mogli, non compagne”. La Stampa 9 marzo 2008. «Nel linguaggio comune stanno sparendo le parole ”marito” e ”moglie”, sostituite da ”compagno” e ”compa-gna”. Non sono la stessa cosa. Bisogna stare attenti ai termini che si usano, perché il linguaggio determina importanti trasformazioni culturali, può incidere profondamente sulla mentalità. In questo senso, i mezzi di comunicazione hanno una grande responsabilità». L’arcivescovo di Torino, Severino Poletto, non rinuncia ad una riflessione contro corrente. Le parole sono state pronunciate ieri mattina, nel salone del Seminario maggiore, a margine dell’inaugurazione dell’anno giudiziario 2008 del Tribunale ecclesiastico piemontese. Davanti a una platea di magistrati, avvocati e sacerdoti, Poletto ha fatto un appello per la salvaguardia della famiglia, la «cassaforte dei valori più grandi». «La Chiesa e la società civile - ha aggiunto il cardinale - devono interrogarsi sulla fragilità di tante unioni, anche di quelle costruite sul sacramento del matrimonio religioso, che franano come le altre. Bisogna ricercare la causa di questa fragilità, che si riversa sui figli, ai quali viene trasmessa una visione distorta della famiglia». «Per noi pastori - ha aggiunto - questo fallimento è una provocazione. La Chiesa, di fronte a questi dati preoccupanti, deve interrogarsi su quale formazione riesce a dare ai cristiani che chiedono il sacramento del matrimonio». Il nuovo vicario giudiziale del tribunale ecclesiastico piemontese, don Ettore Signorile, ha scelto la giornata dell’8 marzo per fare poi un annuncio: «I tempi sono maturi affinché nel giro di tre mesi si possa giungere alla presenza di una figura femminile tra i giudici regionali. Si tratterebbe – ha concluso – di un passo importante e qualificante». Infine il porporato ha commentato i numeri del tribunale subalpino. C’è un dato di fondo: è diventato più difficile ottenere dal Tribunale Ecclesiastico Piemontese una sentenza di nullità del matrimonio celebrato in chiesa per potersi, eventualmente, risposare secondo il rito cattolico. Nel 2007 ci sono stati 37 pronunciamenti negativi, contro i 29 dell’anno precedente. Giudici ecclesiastici più severi, dunque, anche se il picco era stato raggiunto nel 2004 con 51 dichiarazioni orientate al «no». Sempre nel corso del 2007, sono diminuiti i piemontesi (143 le cause introdotte, 12 in meno rispetto al 2006) che hanno scelto di rivolgersi a questo organismo. Sullo sfondo resta l’aumento delle separazioni coniugali e dei divorzi civili in tutta la regione, mentre continuano a diminuire i matrimoni davanti al prete. «In questa circostanza - ha osservato Poletto - vorrei rivolgermi sia a coloro che ricorrono al tribunale come ultima spiaggia per ritrovare chiarezza e serenità, sia a quelli che non osano fare passi concreti. A entrambi dico che la chiesa comprende ogni sofferenza umana e riconoscere le proprie colpe, tentare di ricostruire il progetto matrimoniale, significa non rassegnarsi ad una vita mediocre». MAURO PIANTA