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 2008  marzo 07 Venerdì calendario

MILANO

Se quei calcoli sono esatti, siamo a metà strada. Dai bilanci delle banche e degli altri investitori devono ancora affiorare scommesse andate a male per un valore simile a quello venuto alla luce fin qui. L’elaborazione del lutto non è finita, ma da ora in poi un compito difficile tocca anche all’Europa.
Gli economisti del Fondo monetario internazionale continuano da mesi a rifare i conti, in cerca di una stima delle perdite per i titoli basati su mutui vacillanti come i «subprime» o gli «Alt-A». Al G7 un mese fa, il direttore generale del Fmi Dominique Strauss-Kahn ha presentato una valutazione di circa 400 miliardi di dollari o poco meno. Nessun calcolo per ora è finale: molto dipende da quanto profonda sarà la caduta dei prezzi delle case e l’implosione del credito immobiliare in America. Ma gli addetti del Fondo ora si sono convinti che circa metà di quegli scheletri da «subprime » si trovi in armadi europei, sotto forma di obbligazioni complesse e opache. Se dunque i calcoli dell’organismo di Washington sono fondati, facile prevedere nuovi assestamenti via via che le banche presenteranno i loro conti. I primi 25 istituti europei e americani per consistenza delle svalutazioni, fino a questo momento hanno infatti riconosciuto circa 170 miliardi di capitale ufficialmente svanito. Quindici banche europee, in testa la svizzera Ubs, hanno cancellato in totale 78 miliardi di dollari di valore. Nove banche americane hanno fatto lo stesso con altri 80 miliardi, con Merrill Lynch e Citigroup alla testa. In tutto quasi 160. Probabile dunque che almeno altrettanto debba venire a galla nei prossimi mesi, anche da questa parte dell’Atlantico: si continua a sapere che da qualche parte si annidano ancora forti perdite da «subprime », si continua a ignorare dove. A rendere sminare un po’ il terreno contribuisce per l’Fmi la speranza che, almeno per ora, l’America stia forse evitando la recessione. A fine 2007 la crescita è stata debolissima, ma c’è stata. Ora le domande di sussidi di disoccupazione sono elevate sì, eppure coerenti con un tasso di sviluppo di almeno l’1%-2% nel 2008. Le vendite di Wal-Mart accelerano, gli investimenti di colossi come At&t e Exxon-Mobil anche, mentre l’indice delle Pmi imprese manifatturiere non è neppure vicino a un livello da recessione.
Soprattutto, il Tesoro Usa sta alzando le proprie stime di crescita per la primavera, perché già a inizio maggio gli assegni dei rimborsi fiscali inizieranno a cadere nelle buche delle lettere degli americani e continueranno a farlo per 10 settimane. Se tutto ciò alla lunga compenserà il collasso del credito, tuttavia, resta chiaro quanto un titolo strutturato, impacchettato e rivenduto assieme ai mutui «subprime».
Federico Fubini