Elena Meli Corriere della Sera, 07 marzo 2008, 7 marzo 2008
Una ricerca condotta da Fabrizio Menchini Fabris dell’Università di Pisa su diecimila uomini sani e giovani (età media 29 anni) rivela che i maschi italiani dagli anni Settanta ad oggi hanno visto diminuire gli spermatozoi, in un millilitro di sperma, da 71 milioni a 60
Una ricerca condotta da Fabrizio Menchini Fabris dell’Università di Pisa su diecimila uomini sani e giovani (età media 29 anni) rivela che i maschi italiani dagli anni Settanta ad oggi hanno visto diminuire gli spermatozoi, in un millilitro di sperma, da 71 milioni a 60. E se trent’anni fa uno spermatozoo su due era mobile, ora lo è appena il 30 per cento. Colpiscono le differenze fra le regioni italiane: pugliesi, siciliani e toscani sembrano avere spermatozoi più sani, Lazio, Lombardia e Veneto registrano primati in negativo ma la maglia nera spetta alla Campania e a Napoli, al di sotto della media nazionale. I cumuli di immondizia bruciati per strada forse non sono estranei al risultato, visto che gli esperti puntano il dito contro inquinamento, discariche abusive, pesticidi, smog. Menchini Fabris: «Esiste una correlazione fra la fertilità e gli inquinanti ambientali. Negli uomini che vivono nei grandi centri urbani, in aree inquinate da rifiuti industriali o zone agricole dove si fa uso di pesticidi, gli spermatozoi sono meno mobili del 20 per cento rispetto a quelli di chi abita nelle piccole città; non solo, anche gli spermatozoi anomali sono il 15 per cento in più». Giorgio Piubello, segretario della Società Italiana di Andrologia: «Piombo, ossido di carbonio, polveri sottili: li respiriamo ogni giorno e si accumulano nei testicoli con effetti sul liquido seminale; lo provano gli studi condotti su chi è molto esposto, come i vigili urbani o i casellanti». * Paolo Mocarelli dell’Università Milano Bicocca, ha dimostrato per la prima volta nell’uomo il collegamento diretto fra l’esposizione alla diossina e una riduzione nella conta degli spermatozoi (lo studio è stato pubblicato su Environmental Health Perspective). Da oltre vent’anni Mocarelli studia l’apparata riproduttivo di 135 abitanti di Seveso e confronta i dati con i livelli di diossina assorbita a causa della nube tossica del 1976. Risultato: alcuni di quelli che all’epoca avevano meno di dieci anni oggi hanno un calo del 40 per cento del numero e della motilità degli spermatozoi rispetto ai coetanei non esposti alla diossina. Mocarelli: «La diossina e gli inquinanti che agiscono con lo stesso meccanismo, ad esempio i policlorobifenili, interferiscono con gli equilibri ormonali, soprattutto nei bimbi piccoli. La sensibilità ai danni da diossina però non è la stessa per tutti e la conta degli spermatozoi delle vittime della tragedia di Seveso non è una condanna senza appello alla sterilità. I dati raccolti indicano, purtroppo, che anche dosi basse di diossina possono compromettere in modo permanente la quantità e la qualità degli spermatozoi».