Giornali Vari, 18 febbraio 2008
Anno V - Duecentosettesima settimanaDall’11 al 18 febbraio 2008Napoli La sera di lunedì 11 febbraio sette poliziotti sono entrati al Policlinico di Napoli e hanno sottoposto a interrogatorio una donna che aveva appena abortito
Anno V - Duecentosettesima settimana
Dall’11 al 18 febbraio 2008
Napoli La sera di lunedì 11 febbraio sette poliziotti sono entrati al Policlinico di Napoli e hanno sottoposto a interrogatorio una donna che aveva appena abortito. Li aveva chiamati un infermiere, che ha poi dato, al Corriere della Sera, questa versione della sua iniziativa: «C’erano almeno trenta pazienti che gridavano di terrore perché la signora Silvana S. era uscita dal bagno co ’o criatur’ ’miezz’ ’e cosce e scorreva il sangue». Che cosa ha detto lei alla polizia? «Se mandate adesso una macchina li prendete ’n copp’o fatto: quella donna ha abortito nel cesso, con i ferri in mezzo alle gambe». Ai grandi titoli dei giornali del giorno dopo («Blitz della politizia per un aborto») è seguito un improvviso arroventarsi del clima politico: centinaia di donne sono scese in piazza in tutta Italia, Giuliano Ferrara è stato accusato di essere il mandante morale dei poliziotti, un grande tema etico-politico a cui la maggior parte degli italiani non faceva più caso è diventato a un tratto - e dopo 30 anni - d’attualità.
Ferrara La questione è che Giuliano Ferrara, dopo aver lanciato la «moratoria dell’aborto», ha costituito una «lista di scopo», cioè una formazione candidata alle elezioni, che si propone l’applicazione integrale della 194, cioè della legge che ha legalizzato - all’interno di limiti precisi - l’interruzione di gravidanza. Il punto di partenza di Ferrara è che il feto «è un bambino» e che quindi un aborto costituisce un «delitto perfetto». Tuttavia, il giornalista dice di non porsi l’obiettivo di abrogare la 194. Vuole invece che lo Stato faccia di tutto per mettere la donna in condizione di non abortire e porta l’esempio di Paola Bonzi, 64 anni, due figli, che ha dedicato tutta l’esistenza a combattere l’aborto aiutando le donne intenzionate a rinunciare al loro figlio: «Su novemila bambini destinati a non nascere, ne ho salvati seimila». Ferrara vuol presentare la Bonzi - che opera alla Mangiagalli di Milano - come capolista della sua formazione. E si propone di diventare ministro della Salute nel prossimo governo Berlusconi.
Berlusconi Il problema è che tutte le forze politiche e anche la Chiesa, di fronte all’irruenza con cui il giornalista s’è buttato nella battaglia (ha anche abbandonato la conduzione di Otto e mezzo, lasciando sola per qualche giorno Ritanna Armeni, poi affiancata da Lanfranco Pace), hanno, per dir così, girato la testa dall’altra parte. Veltroni e Berlusconi sostengono che l’aborto - tema etico - non deve entrare in campagna elettorale, anche se poi Berlusconi ha detto che la moratoria potrebbe essere oggetto di una presa di posizione da parte dell’Onu. Ferrara però vuole essere ”apparentato”, cioè pretende che il simbolo della sua lista appaia vicino a quello del Partito delle Libertà e della Lega sulla scheda elettorale del 13 aprile. E Berlusconi - fino a questo momento - gli ha risposto di no, perché non ammette apparentamenti, ma pretende che chi vuole stare con lui si sciolga nel suo partito: Ferrara si presenti col PdL - dice - e sarà certamente eletto.
Coalizioni La questione degli apparentamenti ha dominato la prima parte di questa campagna elettorale. ”Apparentamento” significa ”far coalizione”, come è accaduto nel 2006, anno in cui una quantità impressionante di formazioni ha dato vita alle due coalizioni di centro-destra e di centro-sinistra. Stavolta, come si sa, né Berlusconi né Veltroni vogliono alleati e pretendono, dai partiti minori, che si sciolgano nella loro lista, perdendo simbolo e, dopo il voto, la possibilità di far gruppo in Parlamento e di gestire autonomamente potere e denari del rimborso elettorale. Altrimenti - dicono i due leader - che i partitini rischino correndo da soli. Questo aut aut ha provocato molti divorzi, il più clamoroso dei quali è quello tra Berlusconi e Casini. Dopo un lungo e assai polemico scambio di dichiarazioni, i due non si sono messi d’accordo e l’Udc, il prossimo 13 aprile, andrà al voto da sola. Con qualche concreta possibilità di sparire di scena: una quantità di iscritti l’ha già abbandonata per rifugiarsi da Berlusconi o per rinforzare la piccola formazione di Pezzotta-Baccini-Tabacci, detta ”La Rosa bianca”. Dall’altra parte, ha fatto sensazione la decisione di Veltroni di imbarcare in una coalizione il partito di Di Pietro, accreditato di un 4-5 per cento dei suffragi, e di non voler fare alleanza, almeno finora, né con i radicali né con i socialisti di Boselli, molto più affini per storia e cultura ai democratici. Anche qui siamo in presenza di partiti che, se correranno effettivamente da soli, rischiano di sparire.
Kosovo Domenica scorsa il Kosovo si è unilateralmente proclamato indipendente dalla Serbia, atto che può avere conseguenze gravissime sul piano internazionale. Non solo la Serbia non ammette che questa sua provincia, a maggioranza albanese, se ne vada per conto suo, ma neanche Putin è d’accordo e ha minacciato più volte in passato ritorsioni energetiche e l’invio di mig per la difesa dei confini stabiliti. Le riunioni all’Onu non hanno portato a nessun risultato e neanche l’Europa ha, sul punto, una posizione univoca: Francia, Italia, Germania sono pronte a riconoscere il nuovo stato. Spagna e Grecia no. Il punto è innanzi tutto questo: se si ammette che i kosovari possano diventare indipendenti con una semplice dichiarazione unilaterale, come negare lo stesso diritto ai baschi, agli scozzezzi, ai tirolesi, ai ceceni? I serbi si dicono pronti a invadere il Kosovo, per proteggere i centoventimila compatrioti che vivono lì. I kosovari dicono che truppe albanesi sono pronte a difenderli entrando dalla Macedonia. Il Kosovo, con il 40 per cento di disoccupati, vive di traffici illegali. E molti sostengono che la dichiarazione unilaterale di autonomia sia stata pensata proprio per rendere più semplice il commercio internazionale di droga, armi o schiavi di cui questo Paese è crocevia indispensabile.
Afghanistan In Afghanistan è stato ucciso un altro soldato italiano, Giovanni Pezzulo, di 45 anni, sposato e con una figlia di 18 anni. Talebani armati di mitra, fucili e pistole hanno assalito lui e gli altri commilitoni che stavano distribuendo generi di prima necessità alla popolazione di Rudbar, un centro della valle di Uzeebin, a sessanta chilometri da Kabul. Un altro nostro militare, Enrico Mercuri, è rimasto ferito non gravemente a una gamba. L’attentato ha portato alla luce le profonde divisioni che attraversano le forze armate occidentali dislocate in Afghanistan: gli americani, che combattono e chiedono a tutti gli altri un maggiore impegno; gli altri, che hanno rigide regole di ingaggio e stanno in Afghanistan col mandato di ricostruire il Paese e aiutare la popolazione locale e con il divieto assoluto - da parte dei rispettivi Parlamenti - di partecipare ad azioni di fuoco.
Firenze Ha senso che uno dei patrimoni dell’umanità - cioè il Battistero di Firenze - sia sfiorato permanentemente da un tram? ”Sfiorato” è naturalmente un’esagerazione: la linea - detta tram di Giotto - passerebbe a cinquanta metri di distanza. Polemiche roventi: la giunta di centro-sinistra è favorevole, tutti i partiti di centro-destra sono contrari, gli intellettuali sono divisi secondo la rispettiva appartenenza partitica. Domenica scorsa i fiorentini si sono espressi attraverso un referendum consultivo, ma pochissimi sono andati a votare. La leggera prevalenza dei ”no” non avrà dunque alcun effetto. Il sindaco Domenici e i suoi colleghi amministratori hanno già spiegato che, poichè la grande maggioranza è rimasta a casa, il progetto di tramvia deve considerarsi virtualmente approvato.