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 2008  marzo 06 Giovedì calendario

Ogni anno 45 miliardi. La Stampa 6 marzo 2008. Gli infortuni sul lavoro, un dramma anche economico. Al nostro Paese costano più di una Finanziaria: 45 miliardi l’anno

Ogni anno 45 miliardi. La Stampa 6 marzo 2008. Gli infortuni sul lavoro, un dramma anche economico. Al nostro Paese costano più di una Finanziaria: 45 miliardi l’anno. A che cosa servono le statistiche? A dirci che si può, anzi si deve, fare di più. In dieci anni gli incidenti mortali sul lavoro in Italia sono diminuiti del 25,49%, mentre altrove nell’Unione Europea la situazione è ben diversa: in Germania c’è stato un calo del 48,30% e in Spagna del 33,64. E abbiamo ancora il triste primato del numero più alto di morti bianche. La stima, riferisce l’Inail, riguarda il biennio 2005-2007 ed è pari al 3,21% del pil. Nel periodo precedente, 2003-05, la spesa fu di 44 miliardi di euro, pari al 3,29% del pil. «La ragione - spiega Gianfranco Ortolani, coordinatore delle statistiche per l’Inail - risiede nel fatto che gli infortuni sono diminuiti. Il costo totale, naturalmente, è cresciuto e del resto non potrebbe essere altrimenti. E’ legato all’inflazione, ma anche al fatto che le terapie individuali sono aumentate. Basti pensare alle cure che si facevano 20 o 30 anni fa e a quelle che si fanno oggi». Quali sono, nel dettaglio, le voci che incidono maggiormente sui costi? «Le spese di prevenzione - elenca Ortolani - che si dividono in tre parti: la fase di allestimento degli impianti, quella di funzionamento e infine quella di controllo. E’ una voce importante: del resto se non ci fossero infortuni non ci sarebbe bisogno di prevenzione». La seconda voce riguarda le assicurazioni che si pagano all’Inail. «Ma c’è una grossa parte di costi indiretti - continua l’esperto - che rappresentano i mille rivoli dei bilanci. Parliamo, per esempio, di giornate di lavoro perse, non solo dalle vittime degli infortuni, ma anche dai colleghi che li soccorrono; di guasti ai macchinari; del danno d’immagine; delle spese legali. C’è poi uno studio tedesco che sostiene, e c’è da credergli, che mentre la vittima viene risarcita, un quarto delle spese rimane a carico suo». Nel 2007 i casi di infortunio denunciati sono stati 914.600: 57.300 nel settore agricolo, 828.400 in quello dell’industria e dei servizi, 28.900 in quello statale. Secondo gli ultimi dati dell’Inail per il 2005, i contributi assicurativi sono stati di 11,760 miliardi di euro, le spese per la prevenzione di 14,377 miliardi, quelle indirette e non coperte da assicurazione di 19,308 miliardi. Altri dati sono forniti dal presidente dell’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro, Pietro Mercandelli. «Nel 2006 - spiega - risultavano assicurate 3 milioni 115 mila e 557 aziende. Le rendite che sta gestendo l’Inail per infortuni sul lavoro relativi allo stesso anno sono 730 mila 216. Per malattie professionali, le persone che percepiscono un vitalizio dall’Inail sono 231.971». Le entrate per premi assicurativi, ovvero quello che versano le aziende per ogni loro lavoratore, sono 8,2 miliardi di euro. In uscite per prestazioni economiche, ovvero per pagare i risarcimenti, l’Inail ha speso 5,9 miliardi. «Il costo per le lacune della prevenzione - osserva Mercandelli - è di circa una Finanziaria. In rendite si paga una cifra che fa ridere. I premi che versano le aziende servono abbondantemente a coprire il risarcimento. Tutto il resto riguarda le spese sanitarie, le giornate di lavoro perse, più le protesi, ovvero tutti gli oneri sociali del problema. Per cambiare questa situazione, basterebbe rispettare di più le norme della prevenzione». Come, peraltro, si sta facendo negli altri Paesi dell’Unione Europea. L’Anmil denuncia poi un’altra realtà. La riforma del 2000, con cui fu introdotta in via sperimentale la copertura del danno biologico, nella sua applicazione concreta «ha comportato un netto ridimensionamento del livello delle prestazioni in rendita se non, addirittura, la trasformazione dell’indennizzo da rendita a capitale liquidato una tantum». E le vittime di infortunio ci hanno rimesso. «Di fatto - sostengono all’Anmil - la nuova legge non ha tutelato il lavoratore: ha tolto buona parte sia del risarcimento che dell’indennizzo dovuto». DANIELA DANIELE