Corriere della Sera 6 marzo 2008, Sergio Romano, 6 marzo 2008
IL RITORNO AL NUCLEARE
Corriere della Sera 6 marzo 2008.
Ho sentito che sia Casini sia Berlusconi annunciano nei loro rispettivi programmi elettorali un ritorno al nucleare a fissione. Il professor Carlo Rubbia, premio Nobel per la fisica, aveva fatto notare a Casini nel corso di uno scambio di battute avvenute nella trasmissione televisiva «Annozero», che l’uranio va esaurendosi e che pertanto i prezzi aumenteranno per cui andrebbero fatti seri studi di fattibilità e convenienza.
Berlusconi afferma di non ricordare se ha votato e per cosa al referendum del 1987. De Mita, che pretendeva di ricandidarsi perché si considera una testa fina, nel 1987 era segretario Dc e decise con Pci e Psi non solo di non costruire più nuove centrali, ma di dismettere anche quelle esistenti, andando oltre il mandato del risultato referendario.
Di fronte a problemi così importanti io vorrei solo domandare: a quando la moratoria del pressappochismo?
Michele Putignano
michele_putignano@ yahoo.it
Caro Putignano,
Winston Churchill disse un giorno, a proposito degli americani, che finiscono per fare la cosa giusta, ma soltanto dopo avere tentato tutte le possibili soluzioni sbagliate. Se potessimo dire la stessa cosa degli uomini politici italiani, sarei disposto a dimenticare gli errori e le ambiguità del passato. Oggi la «cosa giusta», a mio avviso, è una maggiore disponibilità all’energia nucleare. Anche Walter Veltroni, sia pure con maggiore prudenza, sembra avere socchiuso una porta che sembrava essere negli ultimi anni definitivamente sbarrata. Sarebbe davvero sorprendente che l’Italia desse prova di totale chiusura in un momento in cui tutti i maggiori Paesi, anche quelli che sono stati per qualche tempo reticenti, hanno un programma nucleare nel cassetto e stanno facendo considerevoli investimenti sui reattori dell’ultima generazione. Soltanto l’ambientalismo più radicale e ideologico può pensare che il mondo possa fare a meno, in futuro, di questa straordinaria risorsa.
Quanto all’affermazione di Carlo Rubbia sul progressivo esaurimento dell’uranio nel mondo, esistono, come sempre in questi dibattiti, altre tesi di cui è interessante tenere conto. Secondo Leonardo Maugeri, autore di «Con tutta l’energia possibile » (Sperling & Kupfer ed.), «le riserve provate di uranio ammontano a circa 1 milione di tonnellate, quantità che potrebbe alimentare tutti i reattori esistenti per altri cinquant’anni, considerando che la produzione annua di uranio metallico si aggira intorno alle 40.000 tonnellate». Ma tutto dipende, come nel caso del petrolio, dal prezzo. Se il mercato è disposto a pagare il kg più di 100 dollari, potremmo contare su altre 800.000 tonnellate. Esistono nuovi giacimenti, scoperti recentemente, che modificano continuamente i dati mondiali. Su questa pagina, qualche giorno fa, abbiamo parlato del grande contratto stipulato da un magnate canadese con il governo del Kazakistan dove sono state scoperte miniere di cui nessuno, fino a pochi anni fa, conosceva la grande importanza. Esistono poi altri combustibili nucleari, come il toro e il plutonio, a cui un giorno sarà forse possibile ricorrere.
I maggiori problemi, per il momento, sono altri: il costo delle centrali, le difficoltà politiche e sociali che precedono l’individuazione del sito, i tempi della costruzione, il deposito delle scorie e i costi dello smantellamento dopo la fine del ciclo operativo. Ma chi ha il coraggio di affrontarli acquista conoscenze e competenze, forma i tecnici e gli ingegneri, produce innovazione e brevetti, diventa potenziale fornitore di conoscenze e tecnologia ai Paesi che decidono di seguire la stessa strada. Rinunciare a una qualsiasi politica nucleare comporta danni che verranno pagati dalle generazioni future.
Sergio Romano