Il Sole 24 ore 4 marzo 2008, Paolo Madron, 4 marzo 2008
Libération? La scommessa è vinta. Il Sole 24 ore 4 marzo 2008. Carlo Caracdolo è felice come un bambino
Libération? La scommessa è vinta. Il Sole 24 ore 4 marzo 2008. Carlo Caracdolo è felice come un bambino. La sua ultima impresa, su cui ci si è messo alla bella età di 82 anni. Gli sta regalando soddisfazioni "Libération", il quotidiano parigino di cui è socio forte (ha il 32% delle azioni), chiuderà il 2008 in utile. Poca cosa, ma moltissimo rispetto ai soldi persi negli anni precedenti, (quando sembrava che il giornale simbolo della gauche francese fosse avviato a un inarrestabile declino. Un risultato ancora più rilevante, come racconta in quest’intervista, perché segna una prima inversione di rotta in un settorc, quello dei quotidiani, dove tutti i nomi blasonati, da "LeMonde" a"LeFigaro", piangono crisi nera. A Parigi si sussurra che "libération" quest’anno chiuderà in attivo. Confermo. Sarà il primo dei grandi quotidiani francesi ad uscire dal profondo rosso. Nel 2006 perdeva 13 milioni, l’anno scorso poco più di due. Quest’anno dovrebbe guadagnare sui 3-400mila euro. Diranno che arrivato lei... Ma no, non ho nessun merito. Se non di aver fatto accettare alla redazione un piano di ri- strutturazione pesantissimo. Su 160 tra giornalisti e poligrafici, ne abbiamo licenziati 80. E poi dobbiamo ringraziare Nicolas Sarkozy. Che sta diventando quel che Silvio Berlusconi è per "La Repubblica". Si, il collante di una linea politica del giornale nettamente contro. Ma il neopresidente ci ha messo anche del suo... Come gli sono precipitati i consensi è un fenomeno quasi da psicoanalisi. Il fatto è che ha pro- messo troppo e mantenuto poco. Una guerra che non risparmia colpi bassi. Vedi "Le Nouvel Observateur" e l’sms di Sarkozy alla sua ex moglie. Roba del sito, non del giornale. Il direttore Jean Daniel si è dissociato. Ma che cosa vuole, ormai quella del giornalismo che entra nelle camere da letto è una deriva inarrestabile. Come hanno preso in redazione un italiano a Parigi? Bene, io con la redazione ho ottimi rapporti. Poi c’é la grande ombra di Repubblica che mi protegge. Ma quando è arrivato lei c’era già il piano di ristrutturazione? Era in discussione. Io misi come condizione per entrare che fosse approvato. Ha poi comprato altre azioni del giomale? No, sono fermo al 32%, contro il 35 di Rothschild. E poi c’è il mio amico, il giovane Carlo Perrone, che ha comprato lo 0,5 per cento. Una piccola fiche. Si, volevo dimostrare a Carlo De Benedetti che non ero il solo a credere in un’impresa che lui riteneva impossibile. Quanto tempo passa a Parigi? Ci vado una volta al mese, ospite a casa di Perrone. E dentro al giomale con chi parla? Conosco un po’ tutti, ma parlo soprattutto con Laurent Joffrin, il direttore, che è molto bravo. Sbaglio o anche Eugenio Scalfari doveva darle una mano? Eugenio conosce molto bene il mondo di NouvelObs. venuto con me una volta. poi credo si sia stufato. Impressionato dalla crisi dei quotidiani francesi? Vanno ancora bene i quotidiani regionali. "Sud Ouest" è il primo giornale di Francia, "Le Monde" il quindicesimo. ’ Come se ne esce? Aumentando legami e progetti comuni tra grandi giornali europei. Adesso, per esempio, quando "Libération" ha un’idea ne parla con "Repubblica". Credo che Joffrin ed Ezio Mauro stiano discutendo qualcosa in questo senso. In Francia il ricambio dei direttori è maggiore che da noi. Se è bloccata l’Italia, si figuri i direttori dei suoi giornali. Pensi allo psicodramma del Cor- riere, Con sempre i soliti nomi che girano. Adesso c’è "LeFigaro" in crisi nera. Sì. E fa impressione. Anche per i soldi che stanno perdendo. Il problema sono le redazioni pletoriche e incontrollabili. Poi tutti questi giornali hanno una società di redattori che fa parte del management. Se vedi "Le Monde", ha bisogno di 100-150 milioni di euro per tirarsi su. Che è una cifra importante, ma non impossibile. Solo che i giornalisti sperano che arrivi uno, ci metta i soldi e lasci lì tutti loro. In che cosa è cambiato "Libération"? Ha sviluppato molto la parte online. L’internet di"Libération" è buono quasi quanto quello di "Repubblica". Di qui a tre anni che ne sarà del giornale fondato da Jean-Paul Sartre? Difficile dirlo. Vendite e pubblicità sono imponderabili. Visti i risultati. De Benedetti le ha fatto i complimenti? No. Ma lo capisco. Non è entrato perché, la considerava una causa persa. Ora dovrebbe ammettere che si è sbagliato. più affezionato a "Libération" o all’"Espresso"? Non esageriamo."Libération" è un’avventura, l’"Espresso" l’amore di una vita. A proposito di "Espresso". Non ha approfittato del crollo delle Borse per arrotondare la sua quota? Avevo il 10%, poi sono sceso al di sotto. Adesso sarò all’11 e qualcosa. Sul futuro della carta anche lei è apocalittico come l’"Economist" o l’editore del "New York Times"? Sopravviverà chi saprà integrare meglio carta e internet. Parlo di informazione, ma anche di pubblicità. In America per determinare la tiratura di un giornale già sommano internet alle co- pie cartacee. E in Francia? Non ancora. Ma qui, rispetto all’Italia è più facile trovare gente brava sull’online. Da vecchio partigiano voterà...Voterà? Certo che voterò. Per il glorioso Partìto democratico di Walter Veltroni. Quindi per la candidata capolista Marianna Madia che conoscerà benissimo. Mai vista in vita mia. Mi intristisce, ma mi fa anche un po’ di tenerezza, pensare che quando nasceva io ero già un venerabile signore. Paolo Madron