Corriere della Sera 1 marzo 2008, Sergio Romano, 1 marzo 2008
Come scegliere i professori. Corriere della Sera 1 marzo 2008. L’Università in molte inchieste giornalistiche viene accusata di nepotismo per un perverso doppio sistema di assegnazione delle cattedre: quello «familistico» dei «figli d’arte» e quello baronale delle «affiliazioni» che fa senatori i propri cavalli, come si dice (colpa di cui non credo di essermi personalmente mai macchiato)
Come scegliere i professori. Corriere della Sera 1 marzo 2008. L’Università in molte inchieste giornalistiche viene accusata di nepotismo per un perverso doppio sistema di assegnazione delle cattedre: quello «familistico» dei «figli d’arte» e quello baronale delle «affiliazioni» che fa senatori i propri cavalli, come si dice (colpa di cui non credo di essermi personalmente mai macchiato). Domanda: i «consanguinei», prodotto privilegiato del cosiddetto «familismo amorale», non possono avere alcun diritto e quindi devono rinunciare all’insegnamento e alla carriera universitaria, anche se validi, con titoli scientifici per nulla costruiti «ad hoc» nelle officine delle oligarchie baronali, giudicati positivamente da Commissioni serie, non sfiorate da indagini giudiziarie, solo perché sospettati di avvalersi della protezione di padri cattedratici pronti a intrigare e manipolare le Commissioni giudicatrici risultate da elezioni nazionali? Franco Crispini francocrispini@virgilio.it Caro Crispini, Il metodo di selezione all’interno delle università italiane, così frequentemente deprecato dall’opinione pubblica, ha un doppio nome. Può essere definito «nepotismo » quando vogliamo esprimere la nostra indignazione per gli smaccati favoritismi di un professore a vantaggio dei propri familiari ed allievi. Ma può anche essere definito «cooptazione» quando vogliamo semplicemente descrivere un sistema in cui i nuovi arrivati vengono scelti da coloro che hanno maggiore anzianità di servizio. Il fenomeno, quindi, è lo stesso, ma può essere qualificato, a seconda delle circostanze e dei punti di vista, con due parole che esprimono giudizi diversi. Per quanto mi concerne non credo che una società moderna possa fare a meno della cooptazione. I professori conoscono i loro allievi, sanno quale fra essi abbia maggiore ingegno, vocazione agli studi, capacità organizzative. possibile che la loro scelta sia influenzata dall’umano desiderio di trasmettere l’insegnamento a una persona che rispetti i loro metodi e renda omaggio al risultato del loro lavoro. Ma è difficile immaginare che un professore di buon senso voglia mettere la sua cattedra nelle mani di un erede mediocre e inetto. Per le aziende e le professioni, pubbliche o private, il problema è in parte diverso. In questo caso la scelta del figlio o della figlia, del genero o della nuora risponde a un evidente interesse familiare. Ma sarebbe sciocco dimenticare che i figli di un avvocato, di un notaio, di un medico, di un farmacista, di un generale, di un magistrato o di un diplomatico «vanno a scuola» sin dall’infanzia. Sono cresciuti in una famiglia in cui, se non sono stupidi o interamente assorbiti da altri interessi, hanno imparato a conoscere il mestiere con le sue regole e i suoi trabocchetti. Nessuna società, autoritaria o democratica, potrà mai fare a meno del capitale di conoscenze che si accumula nelle famiglie. Dissiparlo in nome di un ideale egualitario sarebbe assurdo. Aggiungo che nell’animo di un vecchio che sceglie l’erede vi è anche il desiderio di sopravvivere nel suo lavoro. In molti casi questo desiderio è un’illusione. Ma desideri e illusioni sono il cemento necessario di qualsiasi iniziativa umana che non sia frivola ed effimera. Cooptazione e nepotismo, soprattutto nel mondo accademico, sono quindi destinati a durare. E quanto più si cercherà di sopprimerli, tanto più riusciranno ad aggirare i concorsi e a prevalere sulle regole della selezione astratta e impersonale. Vi sono carriere, soprattutto pubbliche, in cui i concorsi sono necessari e lo Stato deve essere garante del loro funzionamento. Ma ve ne sono altre in cui i meriti della cooptazione dovrebbero essere riconosciuti e il suo funzionamento regolato con norme trasparenti. Preferisco la cooptazione alla luce del sole piuttosto che gli accordi di scambio con cui certi concorsi vengono sostanzialmente truccati. Sergio Romano