Libero 1 marzo 2008, RAFFAELE LOMBARDO, 1 marzo 2008
Perché il Ponte sullo Stretto s’ha da fare. Libero 1 marzo 2008. Sostenere la tesi che una costruzione così impegnativa come il ponte sullo Stretto resterà una incompiuta conferma purtroppo l’ipotesi di chi afferma che l’italiano è divenuto "un popolo triste", incapace di accettare le sfide della vita e del futuro, di trasformare in realtà, idee e opportunità
Perché il Ponte sullo Stretto s’ha da fare. Libero 1 marzo 2008. Sostenere la tesi che una costruzione così impegnativa come il ponte sullo Stretto resterà una incompiuta conferma purtroppo l’ipotesi di chi afferma che l’italiano è divenuto "un popolo triste", incapace di accettare le sfide della vita e del futuro, di trasformare in realtà, idee e opportunità. Pretendendo infrastrutture per il Sud e la Sicilia si creano le precondizioni per lo sviluppo di una parte rilevantissima del Paese: né assistenza, né cattedrali nel deserto, ma solo opportunità di crescita. Per questo ci vediamo costretti a ricordare che il ponte non costa nulla al contribuente italiano: lo hanno documentato le più importanti società di valutazione economiche del mondo. Che il Ponte assorbirà 112. 000 autoveicoli al giorno e 9,6 milioni passeggeri l’anno lo dicono i dati, tutti in crescita, registrati nel transito del 2007 fra Messina e Reggio Calabria; che il ponte semplificherà i pericolosissimi transiti marittimi, sotto il profilo della sicurezza della navigazione nell’area dello Stretto, eliminando poi sia l’inquinamento marino oggi provocato da oltre 150.000 natanti l’anno, sia l’aggravio del traffico di automezzi leggeri e pesanti che oggi appestano le città di Messina, Reggio e Villa S. Giovanni. Fatto tangibile altrettanto importante è che il Ponte costerà, sulla base di contratti già firmati con le imprese realizzatrici (le più importanti d’Italia e del Mondo), il 40% in meno dell’alta velocità Roma-Napoli (5 miliardi la Roma Napoli contro i 3,5 miliardi del Ponte) a fronte del fatto che quest’opera fa risparmiare 35 minuti ai passeggeri, contro l’ora e mezzo delle merci e le due ore e mezza dei treni che si risparmieranno con il Ponte; ma altrettanto è un fatto che il Ponte costerà quanto i giochi invernali di Torino, dovendosi puntualizzare che la ricaduta in termini di immagine del Paese non durerà certo l’arco di qualche giorno come per i giochi invernali, ma mobiliterà per qualche secolo la voglia dei cittadini del mondo di venire in Italia a vedere da vicino l’opera dell’ingegno dell’uomo. Quanto alla stanca ripetitiva affermazione che il Ponte non è una priorità, diciamo solo che se non ci sarà questa infrastruttura non potremo avere mai né la Tav, né le altre opere fondamentali perché saremmo condannati alla marginalità e al sottosviluppo che impedirà al Sud arretrato di agganciarsi a quel Nord produttivo che si allontana sempre più da noi. E impedirà al Nord e all’Europa (che non a caso ha previsto il Ponte in un apposito corridoio infrastrutturale Berlino-Palermo) di dotarsi di un collegamento con la punta avanzata del continente nel cuore del Mediterraneo. Per queste ragioni il ponte simboleggia per noi, più di ogni parola, l’affermazione che il Mezzogiorno costituisce l’autentica risorsa per il riscatto economico e sociale del Paese, possedendo un formidabile capitale umano e costituendo l’occasione del rilancio economico ma principalmente morale dell’Italia. RAFFAELE LOMBARDO