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 2008  marzo 01 Sabato calendario

Rifiuti, Bassolino a giudizio. Il Sole 24 ore 1 marzo 2008. Truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, falso ed abuso di ufficio nella gestione del ciclo dei rifiuti: finiscono alla sbarra il governatore campano ed ex commissario straordinario Antonio Bassolino, Pier Giorgio e Paolo Romiti, al tempo dei fatti cui fanno riferimento i magistrati ai vertici di Impregilo, società concessionaria del servizio di smaltimento

Rifiuti, Bassolino a giudizio. Il Sole 24 ore 1 marzo 2008. Truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, frode in pubbliche forniture, falso ed abuso di ufficio nella gestione del ciclo dei rifiuti: finiscono alla sbarra il governatore campano ed ex commissario straordinario Antonio Bassolino, Pier Giorgio e Paolo Romiti, al tempo dei fatti cui fanno riferimento i magistrati ai vertici di Impregilo, società concessionaria del servizio di smaltimento. Dopo un’udienza preliminare durata un mese ed una camera di consiglio di circa quattro ore, il Gup di Napoli Marcello Piscopo ieri sera alle 18 ha deciso di portare davanti alla Quinta sezione penale del Tribunale partenopeo (la prima udienza si terrà il 14 maggio) un pezzo di storia dell’emergenza rifiuti campana. stato infatti disposto il rinvio a giudizio per tutti i 28 indagati, tra i quali figurano anche l’ex vicecommissario Raffaele Vanoli, l’ex subcommissario Giulio Facchi, tecnici del commissariato governativo come Giuseppe Sorace e Claudio De Biasio. Rinviate a giudizio per illecito amministrativo anche le persone giuridiche della società Impregilo, Fisia Italimpianti, Fibe, Fibe Campania e Gestione Napoli. La decisione è giunta al culmine di una giornata molto concitata anche per la cronaca dell’"ordinaria emergenza", caratterizzata dal gesto plateale di una donna che si è data fuoco per protestare contro la riapertura della discarica di Taverna del Re a Giugliano (Napoli). La vicenda giudiziaria parte alla fine del 2003, con una serie di denunce secondo le quali gli impianti campani per la produzione di Cdr (combustibile derivato dai rifiuti) non sarebbero stati in grado di produrre ecoballe di qualità. La Procura partenopea aprì un fascicolo ed emise, nel maggio 2004, un primo provvedimento di sequestro per i sette impianti, prescrivendo alcune modifiche per il superamento delle irregolarità. Il tutto per rendere al più presto operativi i Cdr ed evitare l’acuirsi dell’emergenza. Tuttavia il 18 agosto la magistratura campana rileva che la società in questione "non ha provveduto alle prescrizioni". Fibe e Fisia a quel punto presentano ai magistrati un programma di interventi, prospettando di concludere le modifiche a novembre. Il Decreto 245 del 20 novembre 2005, fissa un termine sulle responsabilità del gruppo Impregilo, da quel momento solo curatore dei servizi per conto del Commissariato in attesa che una gara Ue (finora bandita tre volte ma mai giunta a compimento) affidi l’appalto a un altro gestore. Per i magistrati i Cdr campani continuano a non essere all’altezza: per consentirne il funzionamento il Commissariato ha dovuto declassarli a tritovagliatori. Sempre nell’ambito della stessa inchiesta, si attende che il 27 marzo la Cassazione si pronunci sulla revoca del sequestro di beni mobili, per il valore di oltre 750 milioni, ai danni di Impregilo ottenuto l’estate scorsa dalla Procura napoletana. Una decisione, quella dei magistrati partenopei, che indirettamente ebbe come effetto lo stop dei lavori nel cantiere del termovalorizzatore di Acerra. Laconico il commento di Massimo Krogh, uno dei legali Bassolino: «Era una decisione già annunciata». Impregilo, invece, ha diffuso un comunicato nel quale spiega che le aziende del gruppo «nell’esprimere piena fiducia nell’operato della magistratura, ribadiscono la propria totale estraneità ai fatti contestati, ritenendo di aver sempre agito nel rispetto della legge e di aver avuto come unico obiettivo quello di contribuire a risolvere con criteri industriali la gestione dei rifiuti nella Regione Campania». Un obiettivo costato fino a questo momento molto caro al gruppo lombardo. Francesco Prisco