Panorama 6 marzo 2008, GIORGIO IERANO’, 6 marzo 2008
Galileo La rivincita. Panorama 6 marzo 2008. Il 2009 sarà l’anno della rivincita. Una rivincita totale, conquistata in casa dell’antico avversario
Galileo La rivincita. Panorama 6 marzo 2008. Il 2009 sarà l’anno della rivincita. Una rivincita totale, conquistata in casa dell’antico avversario. E il beffardo pisano, da spirito caustico quale era, in qualunque parte dell’aldilà oggi si trovi, di sicuro se la godrà. Non solo, infatti, il 2009, quadricentenario della scoperta del cannocchiale, sarà l’anno di Galileo Galilei, culmine di una serie di celebrazioni che iniziano in questi giorni. Il profeta dell’eliocentrismo sarà festeggiato anche dai nemici di un tempo: in Vaticano si ragionerà su di lui in un convegno alla Pontificia accademia delle scienze; i gesuiti, dalle cui file veniva il suo tenace inquisitore, il cardinale Roberto Bellarmino, revisioneranno il processo a Galileo in un seminario all’Istituto Stensen di Firenze. E, come svela Panorama, in Vaticano si sta programmando di erigere una statua a Galileo entro le mura stesse della città papalina. Proprio lui, l’uomo che un’inveterata tradizione ha trasformato nel simbolo di una libertà di ricerca che si erge contro il fanatismo ammantato di fede; proprio lo scienziato il cui nome è stato evocato (più che altro a sproposito) per sbarrare le porte dell’Università La Sapienza di Roma a Papa Joseph Ratzinger, sorveglierà, come un convitato di pietra, le meditazioni dei cardinali. Le celebrazioni di Galileo coinvolgeranno innanzitutto le città in cui lo scienziato ha vissuto e lavorato: Pisa, Firenze, Padova. A Firenze si inizia subito, martedì 4 marzo, con una mostra su Il telescopio di Galileo. Lo strumento che ha cambiato il mondo, al Museo di storia della scienza fino al 31 dicembre. La mostra poteva svolgersi solo lì: il museo fiorentino contiene infatti tutti gli strumenti originali di Galileo che sono sopravvissuti e, dopo alcuni mesi di ristrutturazioni al costo di 8 milioni di euro, riaprirà nel 2009 con il nome di Museo Galileo. All’opera c’è già anche un comitato nazionale per le celebrazioni presieduto dallo scienziato Edoardo Vesentini. Sempre a Firenze, a Palazzo Strozzi, dal marzo 2009, una mostra illustrerà L’Universo di Galileo: immagini del cosmo dall’antichità alla rivoluzione scientifica. In omaggio allo scienziato, il 2009 è stato indicato dall’Unesco anche come anno mondiale dell’astronomia (http://astronomy2009.org/). Ma Galileo non fu solo scienziato. Il nuovo mondo aperto dalle sue scoperte influenzò la civiltà barocca, come illustrerà a Pisa, l’anno prossimo, una mostra su Galileo e le arti. Le iniziative insomma non mancheranno: mostre, convegni, libri (già l’editrice Salerno si appresta a ristampare il Galileo Galilei di Michele Camerota). Il tutto all’ombra di quella statua che sorgerà in Vaticano. Perché stupirsi? Che oggi papi e cardinali ce l’abbiano con Galileo lo credono solo gli studentelli della Sapienza che studiano su Wikipedia. «Il grande Galileo», come lo chiamò Papa Ratzinger in un discorso del 6 aprile 2006, è un uomo col quale la Chiesa ha già fatto i suoi conti. Almeno a partire dal 1979, quando Karol Wojtyla invitò a ripensare senza pregiudizi il processo allo scienziato. Cosa che fu fatta da un’apposita commissione pontificia per lo studio della controversia tolemaico-copernicana del XVI e del XVII secolo, guidata dal cardinale Paul Poupard. Le conclusioni della commissione, formulate il 31 ottobre 1992, dicono in sostanza che il processo del 1633, intentato per confutare la tesi eliocentrica, fu un errore. Dal quale ebbe inizio, come precisò Giovanni Paolo II, «una tragica reciproca incomprensione» tra ricerca scientifica e fede cristiana. Erano gli anni, prima ancora del grande Giubileo del Duemila, in cui Wojtyla «chiese perdono» per una serie di colpe del passato. Ma il mea culpa suscitò qualche perplessità in Vaticano. E qualche dubbio lo ebbe anche il futuro Benedetto XVI, allora prefetto della Congregazione della dottrina della fede, che il 7 marzo 2000, presentando il perdono vaticano, ammonì «a non attribuirsi peccati o non commessi o riguardo ai quali una certezza storica ancora non esiste». Ed ecco il punto. Che la Terra giri intorno al Sole ora lo sanno tutti. Ma all’epoca, come scrisse il cardinale Poupard, la rivoluzione copernicana non era ancora «definitivamente provata». Proprio questo, si ricorderà, è l’argomento del filosofo Paul Feyerabend, citato da Ratzinger nel famoso discorso del 1990 che tante polemiche ha suscitato. Feyerabend aveva detto che la Chiesa si era limitata a chiedere «prove scientifiche» di una teoria non ancora dimostrata. E aveva aggiunto, citando un importante studioso: «Dobbiamo ammettere che la logica era dalla parte di Bellarmino e non dalla parte di Galileo, come scriveva lo storico della scienza e fisico francese Pierre Duhem». «Feyerabend amava i paradossi» spiega Paolo Galluzzi, direttore del Museo della scienza di Firenze. «In realtà Galileo aveva distrutto con assoluta certezza logica l’ipotesi tolemaica. Le fasi di Venere non si possono spiegare scientificamente in un’ottica tolemaica. Ma il problema resta un altro: se anche Galileo avesse sbagliato, non si possono far condannare gli errori scientifici da un tribunale ecclesiastico. Certo, come la Chiesa, Galileo fu assolutista nel sostenere le sue tesi. Però anche la scienza va avanti con atti di fede, visionari e coraggiosi». Il caso Galileo, che è poi il caso del rapporto tra fede e scienza, non è chiuso. GIORGIO IERANO’