Panorama 6 marzo 2008, GIANNI POGLIO, 6 marzo 2008
Cosa vogliono le star nel camerino. Panorama 6 marzo 2008. Il «rider» è l’elenco dettagliato di quello che le popstar pretendono assolutamente di trovare nei camerini
Cosa vogliono le star nel camerino. Panorama 6 marzo 2008. Il «rider» è l’elenco dettagliato di quello che le popstar pretendono assolutamente di trovare nei camerini. E infatti basta pronunciare la parola per accendere il terrore negli occhi degli impresari di concerti di tutto il mondo. Perché il rider è il loro nemico, è quel foglio di carta maledetto che può trasformare il giorno dello show in un incubo. Ne sa qualcosa l’organizzatore del Musicology Tour 2004 di Prince. Arrivato di corsa nel backstage a Washington, «The Artist» (Prince esige di essere chiamato così) non ha trovato le sue 16 bustine di Yogi cocoa tea, bevanda che lui definisce «vitale» per il suo equilibrio psicofisico. Ma quello che l’ha fatto sprofondare nella più cupa depressione sono state le candele. Sul tavolo del camerino, ricoperto da una sottile tela indiana color prugna, c’erano due banali candele bianche. Nessuno, dicasi nessuno, s’era precipitato ad acquistare quelle al gelsomino e alla lavanda che lo mettono di buon umore. Eppure, il rider parlava chiaro. Offeso e umiliato, «The Artist» ha imbracciato la chitarra ed è salito sul palco senza nemmeno rivolgere lo sguardo a quei bifolchi del suo staff. Un po’ quello che farebbe Jennifer Lopez se nelle ore che precedono lo show non venisse immersa in un mondo bianco latte. Bianche devono infatti essere le pareti del camerino, bianco il tavolo da trucco, bianchi i fiori con i relativi vasi, bianchi i cuscini su cui sdraiarsi e bianche le candele rigorosamente non profumate. Ma c’è un dettaglio che può compromettere la stabilità dell’ex ragazza del Bronx: il succo di pomodoro. Se per sbaglio ne avverte l’aroma, l’area preconcerto può trasformarsi nel set di Harry, pioggia di sangue. Messa a confronto con J.Lo, Alicia Keys diventa una diva dal volto umano. Sul suo rider la cantante di No one specifica solo di voler trovare la toilette pulita, otto litri di acqua Evian e tre sandwich al tonno e maionese. Unico imperativo: niente carne di maiale e... d’oca. Una frugalità che fa a pugni con le esose richieste di Britney Spears, che in camerino pretende un telefono rosso a fili (mai un cordless). Se non c’è, l’organizzatore dello show paga una multa di 5 mila dollari. Per scatenare l’ira di Elton John basta non fargli trovare le 12 bottiglie in vetro di acqua San Pellegrino e l’amatissima gazzosa. Scorta della polizia con tanto di sirene dall’albergo al luogo dello show è quello che esige Christina Aguilera (che non sopporta il traffico). La sua dressing room deve contenere 24 bottiglie di acqua minerale. Ma a una condizione: che non sia Evian. Succo di aloe (sei bottiglie da un litro), crema di formaggio di capra tiepida (un chilo) e cinque rotoli di nastro adesivo giallo ad alta tenuta sono i capricci dei californiani Red Hot Chili Peppers. Che, tra i desiderata, aggiungono spesso quattro pizze senza mozzarella da farcire con Tabasco e würstel. Atmosfera zen rilassata prima dello show per Eros Ramazzotti. Incensi e massaggi sono le condizioni per arrivare al concerto in forma. Due le persone che si prendono cura del suo corpo: un massaggiatore e una massaggiatrice shiatsu. Indifferente al cibo, ma non all’alcol, la «ragazza rehab», ovvero Amy Winehouse. L’importante per lei è avere nel camerino due bottiglie di vino rosso, una di vodka Smirnoff, una di champagne con otto calici e una cassa di birra bionda. Decisive anche le sigarette (tre pacchetti di Marlboro light senza la pellicola di plastica), gli accendini (quattro, di cui due rossi), quattro limoni e un vasetto di miele per schiarire la voce. Esplicita la postilla in neretto che chiude il rider di Winehouse: «Queste richieste sono un obbligo. Prima di rimuoverne una dalla lista, contattate con la massima urgenza il tour manager di Amy». Dopo aver ammesso di «aver aspirato tanta cocaina quanto il perimetro del Perù», gli Aerosmith iniziano a preoccuparsi della loro salute. Per questo chiedono di avere a disposizione, prima e durante lo spettacolo, due medici esperti in problemi cardiaci. Non fare innervosire Eminem prima del concerto è un’impresa disperata. Il «losco smilzo» (come lo chiamano gli amici rapper di Detroit) ha fatto del rider la sua religione e verifica sempre che i suoi desideri siano stati esauditi. A volte sorvola sul numero di posacenere in vetro (ne esige tre), ma se entro due ore prima dell’esibizione non arriva un secchio fumante di Kentucky fried chicken, allora sono guai. Come in Giappone, quando i guardaspalle si sono presentati in lacrime dicendogli: «Abbiamo setacciato Tokyo, ma non c’è stato niente da fare». Eminem ha aspettato che i suoi uomini uscissero dalla stanza e poi ha cosparso di maionese e Ketchup tutto quello che gli capitava a tiro. Un camerino sbriciolato e tre sedie e un tavolo attaccati al soffitto con una colla potentissima sono il ricordo che i Guns ”N Roses hanno lasciato all’uomo che aveva organizzato un loro concerto ad Atlanta, in Georgia. Il povero Mr Barreto aveva esaudito tutti ma proprio tutti i capricci della band (compresa una terrificante pizza al Tabasco del diametro di 60 centimetri), ma si era dimenticato il plico di 15 riviste pornografiche in inglese con «modelle» rigorosamente bionde. Però ad Atlanta se li ricordano anche per i cinque televisori lanciati in strada dal trentaquattresimo piano di un hotel a cinque stelle... Non è certo questa l’aria che si respira nel retropalco di Bruce Springsteen, Il Boss e la E-Street band non sono mai stati dei cattivi ragazzi, ma anche il loro rider presenta spunti divertenti. Bruce convive con l’incubo che qualcuno faccia sparire le sue preziosissime chitarre. Quindi, per tenere a bada l’ansia, vuole che un giovanotto della sicurezza le sorvegli dalle 11 del mattino fino all’inizio dello show. Decisamente più goderecce le richieste dell’uomo sax Clarence Clemons. Il gigante nero, a metà concerto, si assenta dal palco per addentare un pollo arrosto che gli viene fatto trovare puntualmente sul tavolo del suo camerino. E che dire di Patti Scialfa, la moglie del Boss? Lei non chiede nulla di speciale, ma una targhetta sulla porta con scritta ben visibile: «Stanza di Patti Scialfa Springsteen». Quasi a ribadire che è lei l’unica fanciulla autorizzata ad avvicinarsi al re del rock. Clima monastico e massima serietà invece nel bunker preconcerto di Gwen Stefani. La bionda popstar è una fervente credente nel bio e pretende chili di verdure fresche e frutta a volontà non trattate con pesticidi. Meglio non ammettere mai, come ha sperimentato nel 2005 a Londra una sua assistente, che l’anguria e gli spinaci non provenivano da coltivazione biologica. Nella scia di Stefani gli immarcescibili Kiss (in concerto all’arena di Verona il 13 maggio), 35 anni di carriera da rocker e il volto perennemente truccato. A prima vista, sembrerebbero i profeti della trasgressione, ma le loro richieste da backstage smentiscono tutte le illazioni. Niente alcol e niente sigarette. Pollo al vapore, verdure grigliate e fettine di mela rossa sono il must dei quattro di New York. Che il controllo lo perdono solo se nel camerino non trovano le gigantografie delle loro facce appese al muro. Un caso incurabile di egomania? No, i maxiritratti servono solo per replicare alla perfezione il trucco. Unica concessione a qualcosa di rock, le groupie, ovvero le fan seriali assetate di sesso. Il bassista e leader del gruppo, Gene Simmons, ne ha collezionate migliaia: «Tutti mi chiedono se è vero che ho dormito con 4 mila 600 fan. La mia risposta è no! Dormire non ha nulla a che vedere con quello che ho fatto io». GIANNI POGLIO