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 2008  marzo 06 Giovedì calendario

Tutto su Verdone secondo le sue donne. Panorama 6 marzo 2008. «Carlo è un raffinato intellettuale intrappolato nel Patata» sintetizza Nancy Brilli citando l’alter ego cinematografico di Verdone in Compagni di scuola, film che ha interpretato per lui nel 1988

Tutto su Verdone secondo le sue donne. Panorama 6 marzo 2008. «Carlo è un raffinato intellettuale intrappolato nel Patata» sintetizza Nancy Brilli citando l’alter ego cinematografico di Verdone in Compagni di scuola, film che ha interpretato per lui nel 1988. «Assolutamente d’accordo. Per me lui ha l’aureola dell’uomo autorevole e dotto» conferma Eleonora Giorgi, due film all’attivo con il regista che sta per presentare la sua ultima fatica, Grande, grosso e... Verdone, soggetto che porta sullo schermo (per l’ultima volta, giura lui) le tre mitiche maschere verdoniane. Un film girato quasi a furor di popolo (1.400 email inviate al Verdone fan club), in sala dal prossimo 7 marzo. Giorgi ha recitato al fianco di Brilli e altri 15 attori nell’unico film corale verdoniano, ma soprattutto è stata protagonista di quella perla cinematografica che è Borotalco, pellicola che nel 1981 consacrò il genio comico dolceamaro del regista. «Anche se a pensarci bene Carlo non è stortignaccolo come il Patata» tiene a dire Giorgi. «Anzi, fisicamente non è affatto male. alto, slanciato. Solo che quando recita si diverte a sottolineare e ingrandire certe sue piccole goffaggini». Riflessivo, coltissimo, puntiglioso, generoso, finissimo osservatore e imitatore di chi gli capita a tiro (sin da quando, nel 1967, sedicenne, sbertucciava i preti del liceo romano Nazareno), timido e riflessivo nella vita privata: questo è il ritratto che emerge dalle testimonianze delle attrici che hanno recitato per lui. Proprio quel po’ di introversione che tutti gli riconoscono ha dato vita a curiosi malintesi. «Lavorare con lui è proprio una gioia, ma il primo impatto è stato stranissimo» ricorda Laura Morante (L’amore è eterno finché dura, 2004). «Mi sembrava addirittura che mi tenesse a distanza. Sul set, poi, tutti mi trattavano in modo cerimonioso». Tutta colpa della timidezza, «di cui soffriamo entrambi, anche se in forme diverse» diagnostica Morante. «Io ero intimidita perché mi proponeva un ruolo comico; lui aveva soggezione perché mi considerava un’icona del cinema d’autore» ride l’attrice toscana. Che ha solo un cruccio: «Ci sentiamo per telefono, ogni tanto ci incontriamo, ma c’è sempre questa timidezza tra noi... A me piacerebbe essere più comunicativa, ma non mi riesce facile. Penso che per lui sia lo stesso». Anzi, la leggendaria competenza verdoniana per i medicinali può avere una spiegazione: «Capita che per dimostrarti affetto Carlo ti dia qualche ricetta per i malanni di cui hai appena finito di raccontargli». Le malattie, come le previsioni meteorologiche sono un buon argomento per rompere il ghiaccio. Quella per la medicina, rigorosamente allopatica, non è una fissazione che a Verdone è venuta in tarda età. Né un aspetto della personalità che lui nasconde. «Il primo giorno di riprese di Borotalco girava con una borsa a tracolla piena di farmaci» ricorda Eleonora Giorgi. «Era coperto per ogni eventualità». I bugiardini per lui non hanno segreti. «Ti sa dire a memoria la composizione di qualsiasi ritrovato medico» assicura Nancy Brilli. «Una volta l’ho chiamato dalla Tunisia perché avevo un ronzio nell’orecchio e lui mi diede mille consigli» certifica Laura Morante. Utili? «Non lo so, alla fine della telefonata il ronzio era sparito da solo». Anche Irina Sanpiter, l’attrice russa che diede il volto a Magda in Bianco, rosso e Verdone (fu scelta personalmente dal produttore Sergio Leone in un provino in cui si presentarono anche le giovanissime Ornella Muti e Isabella Rossellini), indimenticabile moglie vessata dal pignolissimo marito Furio-Verdone nel film del 1981, ha il suo bel ricordo farmaceutico: «Carlo era malato, io pure. Avevamo 39 e passa di febbere. Solo che dal set sull’autostrada Roma-L’Aquila ci rubarono tutto: il furgone, i trucchi, perfino la farmacia». Una tragedia per il giovane regista. Che per ovviare al problema scelse una misura drastica: «Chiamò un’ambulanza. E oggi ho questa fotografia nella mente: io, lui e un medico che ci fa un’iniezione. A me su una natica, a lui sull’altra». Si ride, sui set di Verdone. L’atmosfera è sempre rilassata. «Mentre giravamo Borotalco, era una festa. Quando ero pensierosa mi veniva un’espressione imbronciata che lui, imitandomi, trasformava genialmente in quella di Mussolini» ricorda Eleonora Giorgi. «Con lui il lavoro era tranquillo, non sembrava neanche il regista» spiega Irina Sanpiter. «Impazzivamo solo quando Sergio Leone veniva sul set». Ripartito lui, la recitazione si faceva più improvvisata, «tanto che venivamo addirittura sgridati dai due pignolissimi bambini che interpretavano i figli Antonluca e Antongiulio» sghignazza Irina. GIANMARIA PADOVANI