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 2008  marzo 06 Giovedì calendario

Ci vediamo al SANT’UFFIZIO. L’espresso 6 marzo 2008. Una passeggiata che fa incontrare Santa Caterina e Nilde Iotti, Galileo e Michelangelo, Torquemada e De Gregori

Ci vediamo al SANT’UFFIZIO. L’espresso 6 marzo 2008. Una passeggiata che fa incontrare Santa Caterina e Nilde Iotti, Galileo e Michelangelo, Torquemada e De Gregori. Ma anche un gufo reale e un esorcista. Tutto sotto lo stesso tetto, senza mai uscire da un unico agglomerato di palazzi. Un edificio che la storia d’Italia aveva diviso tra condòmini in guerra aperta o fredda e che solo ora, dopo quasi 140 anni, è stato riunificato e messo a disposizione del pubblico. Succede a Roma, in quella che un tempo si chiamava Insula Sapientiae e poi, dal Medioevo, Insula Dominicana. Dalla sapienza pagana, divisa tra la dea Minerva e i misteri egizi, si passa alla teologia domenicana: il convento ha ospitato sia il Collegio di San Tommaso e il Sant’Uffizio, oltre a due Conclavi. Oggi quell’edificio, tra il Pantheon e il Collegio Romano, riunisce le biblioteche di Camera e Senato, oltre alla biblioteca Casanatense, una delle più ricche e spettacolari della città. Ma soprattutto custodisce uno degli appuntamenti più nuovi e sorprendenti del turismo romano. Una visita guidata gratuita che, dopo il successo di due aperture sperimentali, verrà ripetuta il 23 aprile, giornata mondiale del libro, ed è destinata a diventare un appuntamento fisso, a intervalli regolari (per informazioni: 06 67603476). L’ingresso è in via del Seminario 76, a due passi dal Pantheon. La facciata è ministeriale: per un lungo periodo il palazzo ha ospitato prima le Finanze, poi le Poste. E l’ingresso ’ufficiale’, tra richiesta di documenti e borse passate al metal detector, fa capire come gli ostacoli più consistenti che il segretario generale della Camera Ugo Zampetti ha dovuto affrontare per arrivare all’apertura siano stati, appunto, burocratici. Anche adesso uno dei problemi della gestione della visita guidata è burocratico: se infatti il personale di Camera e Senato non conosce orari né straordinari, la direttrice della Casanatense, Angela Adriana Cavarra, ha dovuto far presente che la disponibilità dei bibliotecari è limitata al normale orario di apertura. Ed è stato ancora più difficile coinvolgere nell’apertura straordinaria i pochi domenicani rimasti nel convento. Chi varca il portone di via del Seminario ha un’occasione rara di entrare nel cuore di quello che Pier Paolo Pasolini definì ’il Palazzo’. Fino a pochi anni fa le biblioteche erano ospitate dallo stesso edificio delle assemblee: solo nel 1989, con un trasloco caldeggiato dalla presidente Iotti, la Biblioteca della Camera ha lasciato Montecitorio, e nel 2003 quella del Senato è stata spostata da palazzo Madama. Questo ha permesso non solo di riunire e razionalizzare le due collezioni, ma soprattutto di aprire al pubblico le due raccolte parlamentari. "Una biblioteca parlamentare aperta al pubblico è una rarità", fa notare il direttore della raccolta della Camera, Antonio Casu: "Le poche eccezioni, come la Library of Congress di Washington, hanno anche la funzione di biblioteche nazionali". Ma il pellegrino dell’Insula Dominicana non si ferma a consultare le collezioni di antichi statuti comunali della biblioteca del Senato o le fonti di diritto internazionale della Camera. Lo attira di più il vicino Chiostro della Cisterna, che solo con gli ultimi restauri ha recuperato gli archi murati e gli affreschi della vita di santa Caterina, coperti da un intonaco vecchio di secoli. Con le sue palme altissime, le floride piante di banano e il prato verde, questo chiostro è un’oasi di pace, non per niente ha attirato un gufo reale, diventato la mascotte dei restauratori. Poco più in là le Sale dell’Inquisizione, dove si riuniva il Sant’Uffizio, mostrano affreschi sulle vittorie dei domenicani contro le eresie. Con una curiosità: in due affreschi diversi del martirio dello stesso santo, l’eretico assassino nel giro di pochi anni ha una metamorfosi. E da contadinotto dalla pelle bruciata dal sole si trasforma in un improbabile misto tra un indio americano e un pirata saraceno. Più che queste belle stanze cinquecentesche tappezzate di libri, più della sala di lettura ospitata dal luminoso refettorio affrescato, ad attirare la curiosità sono tre stanze vuote di un piccolo edificio rispettato da tutte le ristrutturazioni a cui il palazzo è stato sottoposto nel corso dei secoli. Sono le stanze di santa Caterina da Siena: era una terziaria domenicana - quindi una laica, non una suora - e pur non abitando nel convento, usava queste stanze come foresteria. In questo palazzo la santa, protettrice d’Italia e icona di un femminismo ante litteram, ha lavorato e studiato negli ultimi anni della sua vita, e qui è sepolta, sull’altare maggiore della chiesa di Santa Maria Sopra Minerva. Nella chiesa - l’unica veramente gotica di Roma, rifatta a fine Ottocento in un pacchiano finto gotico - riposano le ossa di uno dei Torquemada: ma è Giovanni, non il famigerato Tomas. C’è anche il Beato Angelico, che passò nel convento gli ultimi anni della sua vita. di Filippino Lippi, però, il ciclo di affreschi della cappella Carafa. Il Cristo Risorto a sinistra dell’altare, una delle opere meno affascinanti di Michelangelo, colpisce più che altro per la ’mutanda’ dorata che lo riveste, come è accaduto ai nudi della Cappella Sistina. Il bel chiostro affrescato è in restauro, invaso da ponteggi e automobili in sosta. Dell’antico, potente monastero restano poche stanze, abitate da pochissimi frati: uno di loro è padre Moreno Fiori, uno degli esorcisti ancora in servizio nella diocesi di Roma, direttore della biblioteca interna, che è intitolata al Beato Angelico. Accanto al chiostro si apre lo scalone monumentale che porta all’ingresso originario della biblioteca Casanatense, rimasto pressoché inutilizzato per decenni. La porta accanto custodisce un’altra delle chicche di questa visita: addobbi e affreschi staccati dalle stanze di Santa Caterina sono conservati qui, dietro la sacrestia. Solo adesso, dopo secoli di chiavistelli e porte bloccate, si possono vedere casa e decorazioni nel corso della stessa passeggiata. Così come solo ora si può passare dalle sale in cui aveva sede il Sant’Uffizio al salone della biblioteca Casanatense: e passare così dalla Sala di Galileo, dove lo scienziato nel 1633 pronunciò la sua abiura, e dalla cella in cui aspettò la sentenza, al salone in cui fa bella mostra di sé una sfera armillare tolemaica, con la Terra al centro del mondo e il Sole che le ruota intorno. I frati la acquistarono nel 1701, subito dopo l’apertura al pubblico della biblioteca donata dal cardinal Girolamo Casanate. E resta il dubbio che con quell’acquisto abbiano voluto rispondere all’episodio che si era svolto poche stanze più in là, e lavare l’onta a una visione antropocentrica del mondo che, malgrado l’abiura a cui era stato obbligato Galileo, era sulla via del tramonto. Sull’architrave una ’breve’ di Clemente XI scomunica chiunque osi rubare anche solo un foglio dalla biblioteca. Ma i protagonisti indiscussi del salone sono i due mappamondi del 1716. Da una parte ci sono tutte le costellazioni, dall’altra, la Terra, in parte ancora inesplorata: l’Australia, ultima ’terra incognita’, sconfina nel bianco. Qui, negli scaffali del salone, sono conservati 60 mila volumi. Gli altri tesori della biblioteca - manoscritti miniati, incunaboli rari come la ’Hypnerotomachia Poliphili’, libri censurati dal Sant’Uffizio, alcune sonate autografe di Niccolò Paganini - sono più in là: ben protetti da mura molto spesse. A farle rinforzare pensò un direttore della biblioteca di nome Luigi De Gregori, nonno del cantante. Pochi anni più tardi fu costruito il cavalcavia che porta al Collegio Romano, prima sede della biblioteca nazionale italiana. La porta è chiusa, ma l’appetito vien mangiando: e già il visitatore immagina un prolungamento della visita, nel Collegio e oltre l’altro cavalcavia, fino a un altro gioiello difficilmente visitabile, l’oratorio del Caravita. In fondo, là dove oggi ci sono il ministero della Cultura e il liceo Visconti, c’era la casa madre del cardinale gesuita Roberto Bellarmino, il grande accusatore di Galilei. E il cerchio di coincidenze che rende questo quartiere unico al mondo diventerebbe ancora più stretto e affascinante. Angiola Codacci-Pisanelli