Avvenire 1 marzo 2008, PAOLA RICCI SINDONI, 1 marzo 2008
Il femminismo? Nasce a Lisieux. Avvenire 1 marzo 2008. Come l’affresco di Michelangelo, che si distende lungo le pareti della Cappella Sistina, popolata dalle tante figure che molteplici si sovrappongono e si confondono, ma si muovono - ad uno sguardo più attento secondo una linea semplice ed unitaria, anche in questo studio di Cristiana Dobner si respira una speciale atmosfera corale
Il femminismo? Nasce a Lisieux. Avvenire 1 marzo 2008. Come l’affresco di Michelangelo, che si distende lungo le pareti della Cappella Sistina, popolata dalle tante figure che molteplici si sovrappongono e si confondono, ma si muovono - ad uno sguardo più attento secondo una linea semplice ed unitaria, anche in questo studio di Cristiana Dobner si respira una speciale atmosfera corale. Numerose infatti le figure storiche qui presentate, legate al mondo della letteratura, dell’arte, della filosofia, della poesia, che confluiscono su di un medesimo centro di confluenza, su Teresa di Lisieux e sui suoi scritti, raccolti in un immaginario dialogo, intessuto di crisi e di nostalgia, di desiderio e di disperazione, di silenzio e di canto. Convinta che l’originalità della santa carmelitana non vada colta nell’isolamento delle pareti del suo monastero carmelitano, ma al contrario messa in circolo con quello ’spirito del tempo’ che aleggiava nella Francia radicale di fine Ottocento, l’autrice tenta il difficile e suggestivo passo di restituire Teresa al suo tempo e questo tempo a Teresa attraverso la messa in scena dei tanti scrittori, tormentati e stanchi, afflitti - come la piccola di Lisieux - dal buio della mancanza di certezze, dall’angoscia del vivere, dal desiderio che infine la luce si sovrapponga all’opacità di un momento storico carico di tristi anticipazioni. Non si tratta di sovrapporre indebitamente pensieri staccati dal loro contesto biografico e culturale, quanto di porre in evidenza come in Teresa Martin venivano a intrecciarsi la notte oscura della non fede del suo tempo con quella notte oscura della sua anima, in un incontro-fusione, che veniva sublimato nella sua interiorità, là dove, sfuggendo al solipsismo, Teresa diventava l’eco di un’epoca disperata e al contempo aperta a possibili inondazioni di luce. La densità rivelativa delle parole, nel loro essere contenitori dello spirito, ha un posto centrale in questo libro, dove l’autrice ne studia la vita interiore, utilizzando un linguaggio che è compatibile con il senso dell’ineffabile, e i cui segni linguistici non pretendono di descrivere, ma di indicare, di segnalare, piuttosto che di definire. Ed anche un’altra porta si apre all’improvviso in questo studio: la sensibilità del pensiero femminile che caratterizza l’impegno intellettuale della Dobner non poteva che condurla ad un altro corale confronto con quella schiera di donne (sono trentadue quelle che si affacciano in questo studio) che, sempre in quegli anni, mettono in gioco la loro soggettività femminile per indagare gli spazi che si aprono al loro rispettivo bisogno di autenticazione esistenziale. Lungi dal cadere negli stereotipi presenti in tanta letteratura femminista, è qui possibile cogliere nel fitto intreccio di pensiero affettivo e pensiero razionale i percorsi accidentati di quante hanno provato - come Teresa Martin - a rimettersi in gioco, affidandosi ad un Altro senza altro appoggio che la propria infinita sete di assoluto. Né l’influenza della giovane di Lisieux è colta nello slancio di una ricerca insaziabile e faticosa, dove luce e tenebre sfiancano qualsiasi entusiasta esploratore; in lei paradossalmente - qui sta il suo fascino, come evidenziava Guitton in uno splendido studio sulla piccola santa profondità delle intuizioni e semplicità del suo acconsentire alle rivelazioni sempre più grandi di Colui che l’aveva rapita, si fondono ed ancora parlano con un linguaggio che insieme accende e disseta. Ottimo esperimento letterario questo della Dobner, in cui teologia e scrittura creativa si fondono, invitando ad una lettura suggestiva dell’esperienza spirituale di Teresa di Lisieux, la cui intensa luminosità continua a commuovere e a interpellare. PAOLA RICCI SINDONI