Tuttosoldi 3 marzo 2008, Gianluigi De Marchi, 3 marzo 2008
Non è tutt’oro. Tuttosoldi 3 marzo 2008. Tesaurizzare l’oro è una forma d’investimento che risale alla notte dei tempi; pur con alti e bassi, mettere da parte il metallo giallo ha affascinato milioni d’investitori
Non è tutt’oro. Tuttosoldi 3 marzo 2008. Tesaurizzare l’oro è una forma d’investimento che risale alla notte dei tempi; pur con alti e bassi, mettere da parte il metallo giallo ha affascinato milioni d’investitori. In questi ultimi mesi poi, la corsa dell’oro sembra inarrestabile: nel 1999 il prezzo oscillava intorno a 290 dollari l’oncia (una misura inglese che corrisponde a circa 28,35 grammi); oggi vale circa 978 dollari, con una crescita del 237%. Ma fate attenzione non è tutto oro quel che luccica; nemmeno l’oro… Già perché incognite e interrogativi non mancano davvero. Per esempio, vale veramente la pena di tesaurizzare l’oro, o non è meglio usarlo come ogni altra forma d’investimento, cercando di sfruttare periodi positivi, ma vendendolo quando l’onda del rialzo si esaurisce? Non sempre un affare Dal 1999 al 2007 il prezzo del metallo giallo è salito da 290 a 850, un boom sicuramente interessante; ma dal 1995 al 2001 il prezzo è sceso da 400 a 270: la flessione è stata del 32%. E nel più lungo periodo, notiamo che nel 1981 la quotazione era (guarda caso…) circa 400 dollari, quindi in 15 anni (1981-1995) il rendimento è stato nullo, mentre ad oggi è pari ad un modesto 2,8% annuo. A questo punto, si arriva a una prima conclusione: chi ha tesaurizzato l’oro, in 27 anni (1981-2007) ha visto lievitare il suo deposito aureo da 400 a 850; chi ha preferito i Btp, si è messo in tasca interessi annuali calanti sì (dal 12-13% annuo al 4% attuale), ma che, reinvestiti anno per anno, han fatto crescere il capitale da 400 ad addirittura oltre 2.500. L’abile speculatore Diverso il discorso per uno speculatore attento e capace: nel 1860, ad esempio, durante la guerra civile americana la quotazione dell’oro passò da 22 a 60 dollari l’oncia, praticamente triplicando il valore in pochissimo tempo. Ma appena sopraggiunta la pace la quotazione tornò sui precedenti livelli… Alla fine della seconda guerra mondiale (dopo 80 anni) il prezzo era arrivato a 35 dollari l’oncia e restò immutato fino alla fine della convertibilità in oro del dollaro, quando il prezzo balzò, in 4 anni, fino ad oltre 150 dollari. L’ultimo grande boom si verificò negli anni Ottanta, con un prezzo letteralmente impazzito cresciuto fino al massimo storico (superato solo attualmente, dopo quasi trent’anni) di 850 dollari l’oncia. Insomma, l’oro trasmette valore attraverso i secoli e i millenni, ma non è un affare nel lungo periodo, anzi. Insomma non è roba da cassettisti. Un dollaro investito in oro nel 1801 si è trasformato in 0,98 dollari reali nel 2001. Dal 1700 ad oggi il metallo giallo si è incrementato, in termini reali, dell’ 1,5% all’anno. Attenti al dollaro Un’ultima annotazione: negli ultimi anni il business dell’oro è stato ottimo per gli americani; molto meno, per gli europei. Infatti, la quotazione del metallo giallo è in dollari, e il dollaro negli ultimi cinque anni è arrivato a perdere circa il 40% del suo valore. E così, mentre l’investitore americano si frega felice le mani perché il suo capitale è cresciuto del 14% all’anno, quello europeo si deve accontentare del 9% annuo (e fra il 1999 ed il 2004 ha portato a casa molto meno di un Btp). Insisto con il ritornello: non è tutto oro quel che luccica; nemmeno l’oro… Gianluigi De Marchi