Libero 29 febbraio 2008, CRISTIANA LODI, 29 febbraio 2008
Il testimone-chiave del pm. Libero 29 febbraio 2008. E se fosse stato un gioco fra ragazzini? Identico a quello che ha fatto cadere Michele, il quale si è salvato solo perché un amico è corso dalla mamma a dare l’allarme? Gli altri del gruppo sono scappati zitti, quando lo hanno visto sparire dentro al pozzo che si ingoia i bambini
Il testimone-chiave del pm. Libero 29 febbraio 2008. E se fosse stato un gioco fra ragazzini? Identico a quello che ha fatto cadere Michele, il quale si è salvato solo perché un amico è corso dalla mamma a dare l’allarme? Gli altri del gruppo sono scappati zitti, quando lo hanno visto sparire dentro al pozzo che si ingoia i bambini. Nella "casa delle cento stanze", rifugio segreto e magico, ci sono entrati quasi tutti i piccoli di Gravina. Almeno una volta lo hanno fatto, per ridere o per sfidarsi. Si chiama "La prova di coraggio" e vince chi arriva primo sul bordo del buco nero. Lo raccontano i ragazzi di via della Consolazione. E non si può escludere che Ciccio e Tore siano precipitati, magari sotto gli occhi di qualcuno che è fuggito e ha taciuto per paura. Come hanno fatto quelli del gruppo che stava con Michele, lunedì scorso. Anche lui di lunedì, lo stesso giorno in cui i fratellini sono svaniti nel nulla. Gli ultimi ad averli visti, il 5 giugno 2006 alle Quattro Fontane, sono stati tre amici minorenni: C., V., e M., che si erano fermati con loro a giocare con l’acqua e i palloncini. Uno del terzetto ha riferito di averli visti andare via con il loro papà, che si era presentato in auto e insieme con la figlia della convivente. L’iscrizione sul registro degli indagati e l’arresto di Filippo Pappalardi, si basano soprattutto su questa testimonianza. Ma se si trattasse di una bugia? Adesso che Ciccio e Tore sono stati trovati e si è scoperto che nella buca infernale ci sono finiti da vivi e non dopo un omicidio, gli investigatori riascolteranno i tre ragazzini. E lo faranno secondo la formula dell’incidente probatorio. La scelta del contraddittorio (indispensabile per raccogliere e blindare la prova prima del dibattimento) è molto importante, perché serve a capire se la testimonianza è credibile. Il primo a essere sentito sarà proprio C., 16 anni l’8 giugno. Raccontò alla polizia (dopo avere negato in un primo interrogatorio) di avere visto Pappalardi allontanarsi con i bambini. C. fu sentito tre volte: il 31 luglio 2006, quando disse di avere visto Francesco «per l’ultima volta verso la fine dell’anno scolastico, a scuola». Aggiunse inoltre di non conoscere Salvatore: «Mai visto». Nel secondo interrogatorio (16 agosto 2006) dirà di essere stato alla fontana a giocare con i fratellini e i due amici: «Ero con V. e con M., Francesco mi ha tirato un palloncino pieno d’ac qua e io a quel punto l’ho rincorso con un palloncino che avevo riempito e ho fatto altrettanto... poi i miei due amici: V. e M., si sono allontanati e io a quel punto ho visto Ciccio e Tore sulla macchina di Pappalardi, c’era anche la sorella di Francesco e suo padre mi ha rimproverato». La terza versione è datata 19 agosto 2006. Ci sono numerose contraddizioni in questo racconto: il palloncino non è più lanciato contro Francesco, stavolta gli viene strappato di mano. C., non ne ha più uno suo e dunque non lancia niente. Non è più nemmeno sicuro che sia proprio lunedì 5 giugno. Francesco si bagna le scarpe (poi, su suggerimento del pm, anche i pantaloni), Pappalardi non lo rimprovera e non è più arrabbiato. Al ragazzo viene chiesto di riconoscere la sorella di Francesco, che dice fosse in auto, ma non ci riesce... non ricorda e piange. Infine spiega di non avere detto ai genitori di avere visto i fratellini per paura di essere sgridato. Ancora: gli altri suoi due amici han visto i bimbi. Non Pappalardi. Perché in quel momento, proprio in quello, si erano spostati. Ecco i verbali. CRISTIANA LODI