Libero 2 marzo 2008, MAR.PRI., 2 marzo 2008
Si chiama Verdini e risolve problemi. Libero 2 marzo 2008. Quando commerciava in carni da macello in giro per l’Europa, riusciva a fare tanti soldi che ogni volta che tornava nella sua Toscana comprava un palazzo
Si chiama Verdini e risolve problemi. Libero 2 marzo 2008. Quando commerciava in carni da macello in giro per l’Europa, riusciva a fare tanti soldi che ogni volta che tornava nella sua Toscana comprava un palazzo. Altro viaggio tra la Germania e la Spagna, altre tonnellate di braciole per la ditta di import-export per cui lavorava, altro palazzo. Un giro in Irlanda (lì i pascoli non scherzano) e di nuovo: un palazzo. Alla fine, Denis Verdini ha messo insieme esperienza e soldi, tanti soldi, da potersi permettere non solo di diventare quello che a Roma chiamerebbero un palazzinaro, ma anche da mollare fiorentine e quarti di bue, mollare, alla fine, anche i palazzi, diventare un commercialista di grido, fondare un giornale, diventare presidente di una banca, aprire e chiudere società come fossero scatole di cioccolatini, guardare dall’alto in basso imprenditori, politici, giornalisti. Insomma, l’uomo che per Forza Italia tratta di candidature, la persona che ha strappato ad An un accordo sulle quote nelle liste del PdL, diciamolo, non particolarmente favorevole al partito di Fini, è un tipo tosto. Anzi, visto quello che fu il suo primo lavoro, un osso duro. Già, perché dietro i nomi più di facciata, in questo caso Sandro Bondi e Fabrizio Cicchitto, quasi sempre c’è poi quello che fa le maratone, che si fa il mazzo, per usare un’espressione non elegante ma che rende. Verdini è così. Se lo cerchi al telefonino puoi dimenticare che lui abiti su questo pianeta: in un giorno qualunque di una qualunque delle settimane passate, a fine giornata ha contato 88 chiamate perse, ha spento il cellulare tutto sereno ed è andato a letto. Interviste preferisce non farne perché poi si sa come sono i giornalisti: subito vogliono sapere dei suoi processi (18, mica pochi). Vogliono sapere di quell’accusa di riciclaggio, di quell’altra per usura. Anni fa, una signora lo accusò addirittura di averla violentata dentro la banca, durante l’orario di ufficio. Lui si discolpò perché stava al funerale del presidente onorario dell’Istituto; chiamò tutti i colleghi a testimoniare, a momenti chiamava pure la vedova del morto. Da questo come dagli altri processi è uscito pulito, ma quelli come lui non sono personaggi comuni: ispirano. Così, si dice che abbia interessi di qua e di là, tra l’altro anche sulla tramvia di Firenze, la famigerata opera pubblica che, per dire, ha fatto arrabbiare tanto il fiorentino Paolo Bonaiuti. Per la verità lui pure è contrario, anche se meno veementemente del portavoce del Cavaliere. Ma, cosa si vuole: ha il physique du rôle , una specie di "squalo" in salsa toscana. Scherzando, il suo amico Bondi, di Fivizzano come lui, lo chiama "Granduca di Toscana", poi, serio, ne loda «la cultura sterminata, dal punto di vista storico, economico e letterario». Lui, più umilmente, si definisce «il manutengolo di Bondi». Sarebbe ora che il coordinatore-poeta scrivesse una poesia su di lui. Adesso sono momenti un attimo incasinati, per la politica, è vero. Ma tanto, ci pensa Verdini. MAR.PRI.