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 2008  marzo 01 Sabato calendario

Le leggi italiane sono lunghe. Libero 1 marzo 2008. Da anni, da decenni, molti dei mali dell’Italia (nel pubblico come nel privato) dipendono dalle strutture, dagli enti, dagli oneri, dai tempi, dal personale, dai costi imposti da un eccesso strepitoso di legislazione cresciuta enormemente negli ultimi decenni

Le leggi italiane sono lunghe. Libero 1 marzo 2008. Da anni, da decenni, molti dei mali dell’Italia (nel pubblico come nel privato) dipendono dalle strutture, dagli enti, dagli oneri, dai tempi, dal personale, dai costi imposti da un eccesso strepitoso di legislazione cresciuta enormemente negli ultimi decenni. La vita della società (dei cittadini, delle aziende, degli enti pubblici specie minori) è infatti fortemente condizionata da una serie di passaggi, di imposizioni, di vincoli sovente poco utili ma obbligatori, pesanti ed ostativi. Non c’è dubbio che i costi della politica ed il peso della burocrazia possano essere ridimensionati solo bonificando gli eccessi legislativi. Negli ultimi anni il problema emerso in tutta la sua gravità (capace di condizionare il Paese e perfino di paralizzarlo) è stato affrontato a livello di governo e di Parlamento. Si è così cominciato a combattere un sistema che nell’intento di condizionare, controllare e far crescere tutto o quasi tutto, tutti o quasi tutti, aveva dato luogo a decine di migliaia di leggi idonee, più che a creare iniziative e produttività, ad affliggere il privato cittadino, i contribuenti, le aziende, la società nel suo complesso, ma anche ad impoverire l’efficacia e l’azione degli enti pubblici. Ogni legge, è noto, comporta quasi sempre nuove spese, nuove sedi, nuovo personale, nuovi condizionamenti, molteplici controllori in una diffusa burocrazia. Chi si propone di governare il Paese nei prossimi 5 anni deve procedere sulla strada, avviata da qualche anno, senza al momento conclusioni efficaci, di delegificare. Il Governo Berlusconi, nell’an no 2005, in accordo con il Parlamento ha dato un segnale di rottura con il passato grazie alla legge 246 "Semplificazione e riassetto normativo per l’anno 2005". Durante il Governo Prodi, soprattutto a causa delle difficoltà politiche e parlamentari, di leggi se ne sono fatte di meno, molte meno, quasi tutte per indicazione del governo (anche se le proposte di legge dei parlamentari sono state migliaia). Ma sui cittadini, sulle aziende, sugli enti pubblici specie minori grava sempre la stessa quantità storica di norme (leggi, decreti, regolamenti, testi unici, codici del passato). Come si è detto il 2005 ha segnato un importante momento di svolta sotto il profilo almeno teorico della delegificazione: in quella data è infatti stata approvata - all’interno della legge sulla "Sem plificazione e riassetto normativo per l’anno 2005" - la cosiddetta norma "ghigliottina" o "taglia-leg gi" che ha stabilito l’automatica abrogazione di tutte le leggi anteriori al 1970 ad eccezione di quelle per cui venga espressamente stabilita la permanenza in vigore. Purtroppo, però, il percorso previsto, che si articolava in due momenti (una prima fase per capire quante e quali fossero le leggi vigenti ed una seconda, successiva, per procedere finalmente a tagliare quelle inutili) non ha avuto tempi brevi soprattutto per le enormi difficoltà tecniche e nonostante l’impegno dei commissari. Ci sono voluti due anni di lavoro prima che l’apposito Comitato tecnico riuscisse a portare a termine il processo di ricognizione e a sapere quante sono le leggi in vigore in Italia. Queste le cifre: i soli atti legislativi statali in vigore (esclusi dunque quelli regionali, europei ecc.) sono 21.000 (di cui circa 7.000 anteriori al 1970) e, dato ancora più significativo, oltre 5.000 sono quelli che potranno, o meglio dovranno, essere cancellati. Ciò non è avvenuto fino ad ora: l’impegno del partito del Popolo della Libertà deve essere conseguente alla impellente necessità che l’Italia si riprenda anche a mezzo di una minore e comunque meno soffocante legislazione. RAFFAELE COSTA presidente di FI della provincia di Cuneo