Il Giornale 2 marzo 2008, Marcello Foa, 2 marzo 2008
La Russia elegge Medvedev. Il Giornale 2 marzo 2008. Lo voteranno. E in massa, perlomeno ufficialmente; perché come già accaduto in dicembre in occasione delle parlamentari, per le presidenziali odierne si annunciano massicci brogli
La Russia elegge Medvedev. Il Giornale 2 marzo 2008. Lo voteranno. E in massa, perlomeno ufficialmente; perché come già accaduto in dicembre in occasione delle parlamentari, per le presidenziali odierne si annunciano massicci brogli. Dmitri Medvedev sarà eletto alla guida della Federazione russa. L’unica incognita riguarda la percentuale: sarà sotto o sopra il 71% ottenuto da Vladimir Putin quattro anni fa? E di quanti brogli avrà bisogno? Tanti, come tre mesi fa, o si accontenterà di una modica quantità? Di certo né il comunista Ghennadi Zyuganov, né il populista Vladimir Zhirinovski, né il misterioso Andrei Bogdanov hanno possibilità di arrivare al secondo turno. Ai rappresentanti dell’opposizione liberale, come Garry Kasparov, Boris Nemtsov o l’ex premier Mikhail Kassyanov non è stato nemmeno concesso di partecipare. Così va la democrazia russa, che, come sempre, è più di un paradosso. I sondaggi dimostrano che al popolo va bene così. Vladimir Putin, che si appresta a concludere il suo secondo e ultimo mandato consecutivo, resta amatissimo e siccome è stato lui a scegliere come successore il fedele Medvedev, la gente seguirà il suo consiglio, anche se in realtà non conosce il nuovo leader. Poco noto fino a metà dicembre, il nuovo presidente russo ha condotto una campagna stringatissima in cui si è limitato a promettere continuità con il suo predecessore. Insomma, verrà votato sulla fiducia. E in teoria si capisce perché: la Russia grazie al boom del petrolio e del gas è diventata un Paese ricco e improvvisamente di nuovo importante. La roboante retorica di Putin ha risollevato il morale della nazione, rinfocolato il patriottismo, proiettando l’immagine di una nazione che conta di nuovo sulla scena internazionale. Che un miglioramento ci sia stato è innegabile e oggi i russi stanno meglio rispetto a otto anni fa. Ma si accontentano delle briciole. Putin in questi giorni ha annunciato un aumento delle pensioni pari a 234 rubli (circa 6,5 euro); un’inezia che però pare un’enormità a chi mediamente ne riceve tremila (circa ottantacinque euro). Sì nella ricca Russia, gli anziani vivono con meno di cento euro. E agli operai di Volgograd va anche peggio: lo stipendio mensile è di 400 rubli (11 euro). L’enorme ricchezza generata dalla vendita di materie prime resta nelle tasche di una ristretta élite: quella dei funzionari e dei politici vicini al Cremlino, più gli oligarchi fedeli e circa 200mila supermanager. Sono gli straricchi che sfrecciano su auto di lusso, mentre gli autobus, le ambulanze, i tram, vecchi di 40 anni, arrancano sbilenchi e arrugginiti, anche qui nella capitale. Ma nessuno si ribella. «I russi aspettano un miracolo», titolava ironicamente ieri mattina la Moskovskaya Pravda, alludendo alle favole popolari su Ivan, il contadino che pur passando le giornate a dormire finisce per sposare la figlia dello zar. Un sondaggio del centro Levada rivela che nel 2008 il 64% della popolazione si rivolge a maghi, astrologi, chiromanti e crede in chi legge i fondi di caffè; una percentuale in netto aumento rispetto solo a due anni fa. La ricchezza anziché portare stabilità, qui ha alimentato l’insicurezza e dunque la superstizione. Il benessere non è diffuso, spiegano i sociologi, la gente non capisce perché in un Paese in forte sviluppo economico la loro vita diventi sempre più complicata. Anche sul fronte politico. La Russia resta permeata da una forte mentalità zarista e la prospettiva di avere non uno ma due zar, turba la coscienza civile. Già, perché se Medvedev sarà il presidente, Putin, che dovrebbe diventare premier, pretende di restare l’uomo forte. I russi si chiedono: chi sarà il capo veramente? E se vacilla anche la percezione dell’ultima istituzione riconosciuta, il Cremlino, il futuro diventa ancor più nebuloso. Così si rifugiano nel fatalismo. Secondo i dati pubblicati dalla Izvestia, il 70% preferisce non lottare contro le malattie e oltre il 50% non va nemmeno dal medico quando ha un disturbo, preferendo consultarsi con amici, parenti o affidandosi ad antichi rimedi popolari a cui, peraltro, spesso credono gli stessi specialisti. Un giovane conoscente moscovita, Kostantin, alle prese con una verruca sulla mano si è sentito prescrivere questa cura da una dermatologa plurilaureata: «Taglia una patata a metà e a mezzanotte, quando c’è la luna, esci in giardino, sfregala sul palmo infetto e poi gettala lontano. Quando marcirà anche la verruca sparirà». E con queste premesse non c’è da stupirsi se il 14% dei russi pensa che per togliere la radioattività dal latte basti bollirlo a lungo. Ai tempi di Chernobyl la percentuale era ancora più alta. Marcello Foa