La Repubblica 29 febbraio 2008, CARLO BONINI, 29 febbraio 2008
In ballo una tangente da 97 milioni di euro. La Repubblica 29 febbraio 2008. La storia che muove le perquisizioni di Roma, Milano, Londra, che scuote il secondo gruppo industriale italiano, è, al momento, una storia di corruzione
In ballo una tangente da 97 milioni di euro. La Repubblica 29 febbraio 2008. La storia che muove le perquisizioni di Roma, Milano, Londra, che scuote il secondo gruppo industriale italiano, è, al momento, una storia di corruzione. In cui, se la ricostruzione proposta dall´istruttoria dei pubblici ministeri Giuseppe Cascini e Rodolfo Sabelli è corretta, balla una tangente di 97 milioni di euro che, nella primavera del 2005, consegna l´azienda telefonica Wind, allora controllata da Enel, al finanziere egiziano Naguib Sawiris e alla sua "Orascom" per un prezzo nominale di 12,5 miliardi di euro (5 in meno di quanti, nel 1997, era costato ad Enel la start-up di Wind). Quei 97 milioni di euro - è l´ipotesi - servono infatti a convincere il management Enel a eliminare dalla trattativa gli americani di "Blackstone", oggettivamente più competitivi sia nell´offerta economica che nelle garanzie tecniche, e a oliare le ruote della politica. A dispetto di un incipit apparentemente trasparente, l´affare è complesso e quantomeno controversi appaiono le mosse e il profilo dei suoi protagonisti. Nel maggio del 2005, l´allora amministratore delegato di Enel (oggi numero uno di Eni), Paolo Scaroni, annuncia che la trattativa per la cessione di Wind è chiusa con reciproca soddisfazione di compratore e venditore (il contratto sarà firmato in agosto). Sawiris rilancia infatti di 300 milioni l´offerta di "Blackstone" e chiude l´acquisto del gestore telefonico a 12,2 miliardi di euro. L´operazione ha due registi finanziari: le banche e un signore che si chiama Alessandro Benedetti, uomo che si muove all´ombra di Forza Italia, che ha conosciuto la galera nel ”96, inquisito dalla Procura di Milano per bancarotta (sfugge alla condanna nel 2007 per prescrizione), casa e portafoglio a Londra, uffici, un tempo, a Palazzo Odescalchi, in piazza santi Apostoli, nel cuore di Roma (la società "Managest"). Benedetti mette a disposizione il veicolo societario sotto il cui controllo passerà Wind: la "Weather Investment", società lussemburghese di cui è presidente e che ha come socio lo stesso Sawiris. Ma, soprattutto, definisce (attraverso la "Managest") l´architettura di un contratto in cui l´acquisto del gestore telefonico ha una peculiarità. Enel incassa dalla cessione 2,9 miliardi di euro cash, acquisendo contestualmente una partecipazione del 5 per cento nel capitale della stessa "Weather". Sembra non se ne debba parlare più. Fino a quando, il 17 maggio dello scorso anno, Paolo Mondani firma per "Report" di Milena Gabanelli un´inchiesta televisiva ("Il mistero del Faraone") in cui un testimone, che chiede l´anonimato, denuncia una conduzione opaca dell´Enel della trattativa con Sawiris. Wind ed Enel protestano vivacemente per una rappresentazione dei fatti che dicono essere imprecisa e suggestiva. La Procura di Roma apre un´inchiesta contro ignoti. I pubblici ministeri acquisiscono la documentazione finanziaria dell´operazione e ne colgono quelle che gli appaiono due significative anomalie. La prima è l´ingresso di Enel nel capitale della "Weather Investment". Perché - chiedono - Enel anziché scegliere la via più semplice di conservare una partecipazione azionaria di minoranza in Wind, decide di sottoscrivere un aumento di capitale della società del compratore, acquisendone una partecipazione? La risposta che si danno è una pessima notizia per Enel e per Sawiris. Perché così come congegnato, il contratto di compravendita - osservano - consente al finanziere egiziano di non spendere un solo centesimo di euro di tasca propria. Enel riconosce infatti un costo di transazione (transaction fee) per l´operazione pari a 414 milioni di euro. Vale a dire la somma matematica dei 317 milioni di euro di spese per la linea di credito bancaria accesa da Sawiris per entrare personalmente nella partita e dei 97 milioni di euro riconosciuti a Benedetti - che di "Weather" è presidente - a titolo di consulenze. La seconda anomalia è il destino di quei 97 milioni di euro. Benedetti - per quello che le indagini della Procura avrebbero accertato documentalmente - fa rimbalzare più volte quel denaro attraverso una catena di società e conti esteri, frazionandolo a beneficio di destinatari finali della cui identità, allo stato, ancora non si sarebbe venuti a capo con certezza. Ma che fanno concludere alla Procura che quella somma tutto sia meno che una consulenza e, al contrario, somigli molto a una tangente. Incassata da chi? In attesa che gli esiti delle perquisizioni diano o meno una risposta documentale, i due pubblici ministeri di Roma hanno in mano una qualche testimonianza non ancora decisiva che accusa l´ex direttore finanziario e oggi amministratore delegato di Enel, Fulvio Conti, e un testimone improvvisamente reticente, ora iscritto al registro degli indagati per il reato di false informazioni al pubblico ministero. L´uomo si chiama Tommaso Pompei. E´ stato amministratore delegato di "Tiscali", ma è stato soprattutto, al momento della vendita a Sawiris, amministratore delegato di "Wind". La Procura accerta che è Pompei il misterioso testimone di "Report". Ascolta la registrazione audio completa (anche quella dunque non andata in onda) del suo colloquio con Mondani in cui denuncia l´opacità del management Enel ed allude a tangenti alla politica, indicando in Benedetti (il consulente da 97 milioni di euro) l´uomo che le avrebbe distribuite. Eppure, al momento dell´interrogatorio, Pompei fa marcia indietro. Anche di fronte all´evidenza della registrazione, sostiene di essere stato "male interpretato". Ne guadagna, come detto, un´iscrizione al registro degli indagati, e convince definitivamente i pubblici ministeri di Roma di essere sulla strada giusta. E dunque che sia necessario bussare, tanto per cominciare, anche alla porta di Salvatore Cirafici, ex ufficiale dei carabinieri, capo della sicurezza Wind (i suoi uffici sono stati perquisiti ieri), già apparso nella vicenda Telecom e ora ritenuto il custode di informazioni in grado di spiegare alcuni passaggi cruciali di questa vicenda. A cominciare dalle mosse curiosamente ondivaghe di Pompei nelle more della trattativa per la cessione di Wind, quando, dopo aver sostenuto con convinzione "Blackstone", sposerà la causa Sawiris, appoggiandosi proprio a Benedetti e alla sua "Managest". Per finire al ruolo e alla figura di Luigi Gubitosi, ex manager Fiat messo alla porta da Marchionne, chiamato nella nuova "Wind" al ruolo di direttore finanziario e ora, appunto, indagato per corruzione insieme a Benedetti, Sawiris e Conti. CARLO BONINI