La Repubblica 29 febbraio 2008, FEDERICO RAMPINI, 29 febbraio 2008
L’aeroporto città. La Repubblica 29 febbraio 2008. Visto dal cielo sembra un dragone rosso con le zampe affondate in terra e le ali dispiegate
L’aeroporto città. La Repubblica 29 febbraio 2008. Visto dal cielo sembra un dragone rosso con le zampe affondate in terra e le ali dispiegate. Bisogna essere in volo per vederlo tutto: il tetto è lungo 3,5 chilometri, copre una superficie di un milione di metri quadri. E´ il nuovo terminal di Pechino, l´aeroporto più grande del mondo che viene inaugurato oggi. La più colossale opera pubblica realizzata in vista delle Olimpiadi supera l´ampiezza dei cinque terminali di Londra-Heathrow messi assieme. L´anno scorso il vecchio scalo intercontinentale di Pechino ha accolto 54 milioni di passeggeri; nel 2008 col nuovo terminal balzerà a 65 milioni. Dopo un paio d´anni punta a riceverne 75 milioni e poi sempre di più: la capacità a regime è 85 milioni. L´opera titanica disegnata dall´architetto inglese Sir Norman Foster non è solo l´ultima meraviglia voluta dal regime per lanciare Pechino come la megalopoli cosmopolita del XXI secolo. Per le sue dimensioni è molto più di un aeroporto: è un´altra città sorta alla periferia della capitale. «Un Paese delle Meraviglie costruito per l´arrivo delle navi volanti», è il titolo lirico scelto dal giornale del governo, China Daily. Fin da stamani saranno aperti al suo interno 90 tra supermercati, negozi e boutique di lusso, 64 ristoranti cinesi e occidentali, tutti i marchi globali del fast food come Starbucks, McDonald´s, Haagen-Dazs e Kentucky Fried Chicken. Alle vetrine luccicanti da shopping mall fanno da contrappunto angoli di meditazione e riposo, un giardino con laghetto e ponticello nell´antico stile orientale, pagoda e lanterne rosse. Ci si potrà perdere facilmente. Ci si potrebbe vivere senza mai uscirne come Tom Hanks nel profetico film "Terminal". 175 scale mobili, 173 ascensori, 473 tapis roulant, una rete di trenini automatici velocizzeranno i trasferimenti da un´area all´altra, per chi voglia veramente abbandonarlo e partire alla volta dei cieli. T3, il terzo terminale di Pechino come viene chiamato in gergo, è il più giovane campione in una nuova sfida planetaria: la proliferazione dei megascali, gli aeroporti-città. E´ la gara a chi costruisce il più grosso, il più attraente, il più redditizio. In questa sfida al gigantismo tra hub intercontinentali Pechino supera d´un sol colpo Francoforte, Parigi-Charles De Gaulle, Dallas, Los Angeles, Tokyo e Londra-Heathrow. Si affianca a Chicago, nella corsa per agguantare il primato assoluto che spetta ancora ad Atlanta, lo hub della Delta Airlines: 84,8 milioni di viaggiatori nel 2007. Pochissime città al mondo possono vantarsi di essere frequentate come quell´aeroporto. Non è solo una gara tra orgogli nazionali, per lo status di superpotenza del trasporto aereo. Dietro questa competizione c´è la solida spinta di un business in continua espansione. E´ bastato un anno, fra il 2006 e il 2007, e il turismo internazionale si è arricchito di cento milioni di viaggiatori passando da 800 a 900 milioni. La World Tourism Organization nel suo ultimo rapporto annuncia: «Tra 12 anni si arriverà a 1,6 miliardi di viaggiatori all´anno. Di questi, 378 milioni saranno viaggiatori long-haul, su distanze lunghe». Cioè il pubblico predestinato a passare una parte della sua vita nei grandi scali per voli intercontinentali. Gran parte del nuovo traffico nasce in Asia, il continente che ha dalla sua la duplice forza della demografia e della crescita economica. Dalla Cina la World Tourism Organization si aspetta che entro vent´anni partiranno almeno cento milioni di turisti ogni anno. Queste cifre non includono i viaggiatori d´affari, il turismo del business, anch´esso in aumento esponenziale soprattutto verso l´Asia e il Medio Oriente. E´ grazie a questi trend che Airbus ha potuto concepire e mettere sul mercato il suo "King Kong", l´A380, il Super-Super-Jumbo a due piani e 555 posti. Non a caso la prima compagnia ad acquistarlo è stata la Singapore Airlines, basata in uno hub-crocevia di tutte le rotte fra la Cina, l´India, il sudest asiatico. La maggior parte degli altri A380 sono prenotati da compagnie che servono l´Asia-Pacifico e il Golfo Persico. Per accogliere questi vascelli che rovesceranno fiumane di passeggeri, per imbarcare le folle oceaniche in attesa di partire, il concetto di città-aeroporto è un´evoluzione naturale. I tempi di attesa per il check-in, l´imbarco dei bagagli, le formalità doganali, i controlli di sicurezza, sono allungati a dismisura. Al fattore-terrorismo che ha complicato i controlli dopo l´11 settembre 2001, si aggiunge l´effetto moltiplicatore delle nuove masse demografiche in spostamento. E´ un popolo cosmopolita che appartiene a fasce di ceti medioalti, coi portafogli ben forniti di valute e carte di credito, è costretto ad arrivare ore prima per non perdere l´aereo, o a fermarsi a lungo tra una coincidenza e l´altra. I più importanti scali internazionali hanno capito di avere in mano un mercato eccezionale: una fantastica concentrazione di masse di consumatori con tempo libero e potere d´acquisto a disposizione. Già da tempo in America il grosso dei ricavi per i maggiori scali non viene dal traffico aereo ma da ristoranti, boutique, alberghi. Una frontiera è stata varcata proprio in Asia e proprio da Sir Norman Foster. Prima ancora di progettare Pechino-T3 fu lui l´artefice del nuovo scalo intercontinentale di Hong Kong, Chep Lap Kok. Nessuno prima di lui aveva osato spingere così all´estremo il concetto "città dello shopping e del business con annesso aeroporto". Numero uno mondiale per il fatturato del suo duty-free, lo scalo di Hong Kong è stato disegnato con lucida perfidia. Efficientissimo, pulito, luminoso, gradevole, è studiato appositamente per costringere il viaggiatore a infinite deviazioni a passeggio tra meandri di boutique di lusso, prima di approdare alla zona d´imbarco. Hong Kong, Singapore e Bangkok hanno lanciato la moda dei massaggi, delle sale fitness e beauty-farm all´interno dell´aeroporto, presto dilagate in tutto il mondo. Le Business Lounge e salette Vip riservate a riunioni di lavoro sono un altro mercato lucroso. Spuntano come funghi gli alberghi dentro le città-aeroporto. Le catene Sheraton, Hilton, Sofitel, Novotel, Marriott sono dentro tutti gli hub del mondo. Servono ai turisti per qualche ora di sonno tra due voli lunghi; ma soprattutto ai businessmen che ormai vivono dentro gli aeroporti, organizzano riunioni coi partner d´affari, presentazioni commerciali, convegni e conferenze d´impresa. Nessuno resiste al contagio, l´emulazione si estende a tutti i livelli. Perfino un aeroporto piccolo come quello di Bruxelles-Zaventem è stato completamente ristrutturato per costringere i viaggiatori a una serpentina all´interno di un nuovo shopping mall multipiani: il più grande centro commerciale della capitale belga. Parigi-Charles de Gaulle 2 all´origine si vantò di essere stato progettato per minimizzare la distanza da percorrere a piedi per l´imbarco, ora ha fatto dietrofront. Il nuovo terminal 2E, per voli intercontinentali, si raggiunge in trenino… per poter attraversare un immenso spazio nuovo dedicato a negozi, ristoranti e servizi. In questa concorrenza sfrenata sarà difficile tener testa alla Cina. Mentre l´ampliamento di Heathrow è stato una corsa a ostacoli contro le contestazioni degli ambientalisti, il governo di Pechino ha deportato nel silenzio generale diecimila abitanti del villaggio adiacente per costruire la terza pista d´atterraggio. Nelle infrastrutture la Repubblica popolare ha investito in cinque anni più che nei 50 precedenti. Di aeroporti in costruzione ne ha altri 97. Vuole finirli entro dodici anni. A giudicare dai precedenti, potrebbero essere pronti in anticipo. FEDERICO RAMPINI