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 2008  marzo 02 Domenica calendario

Ecco come il Cremlino ha puntato. La Repubblica 2 marzo 2008. Quando Dmitri Medvedev ha guadagnato i galloni di «favorito» del reame? Giusto un anno fa

Ecco come il Cremlino ha puntato. La Repubblica 2 marzo 2008. Quando Dmitri Medvedev ha guadagnato i galloni di «favorito» del reame? Giusto un anno fa. A febbraio del 2007, infatti, l´astuto Vladimir Putin nominava Dmitri e Sergej Ivanov, sino allora potente ministro della Difesa ed ex spia del Kgb come il presidente, entrambi primi vicepremier. Nella geografia della nomenklatura, tale mossa aveva un solo significato: assegnare ai due fedeli collaboratori del Cremlino analoghe probabilità di successione al trono. Col risultato che per mesi i mass media russi e stranieri, gli istituti di sociologia, i sondaggi si sono affannati nel capire quale dei due «delfini» era più idoneo a rilevare la poltrona di Putin. Ma era una falsa pista. Un´operazione di «copertura». Tipica strategia dell´intelligence per depistare e rafforzare invece tutto il vero lavorìo in corso. Un anno fa, era ancora un uomo piuttosto trascurato dal punto di vista fisico. Leggermente obeso, il volto col doppiomento, le dita grassocce e uno sguardo che veniva considerato impietosamente «fanciullesco». Lo chiamavano infatti «uno con la faccia da bambino». Poco per volta, il bambino è cresciuto, è diventato adulto, è smagrito. Il cambio radicale del suo aspetto fisico è avvenuto a giugno, quando il suo mentore Putin era al G8 di Heiligendamm, in Germania. Medvedev ha dovuto buttar via tutti i vestiti dal guardaroba. Contemporaneamente, ha cominciato a curare lo stile dei suoi abiti. Sempre più impeccabile, sempre più alla moda. E´ in quei giorni che appaiono articoli in cui si fa cenno alla sua passione per le bottom shirts americane, per le cravatte italiane, per i completi di taglio britannico. Lo si vuole presentare come un politico moderno, all´europea, un mix di Zapatero e Blair. A partire dall´estate scorsa, c´è stata una crescente promozione televisiva di Medvedev: il quale, o in qualità di presidente della Gazprom o in qualità di primo vicepremier, appariva sempre o quasi al fianco di Putin e ben si guardava dall´intervenire nelle questioni dell´apparato militare-industriale, territorio esclusivo di Ivanov, uomo radicatosi tra i vari apparati del «potere dell´ombra». Come se ci fosse già stata la spartizione. Putin non stava più a guardare, dunque: dal Cremlino era partito l´ordine di «seguire» Medvedev, e di farne un personaggio. Che non deve essere stato facile. Perché sino allora, Dmitri era un tipo schivo, sempre in seconda fila, abbastanza incapace di parlare in pubblico. Non aveva esperienza di platee. Era abituato ai corridoi, agli uffici, alle riunioni dei boards amministrativi. Alle strategie aziendali, alle promozioni di varie leggi: per esempio, quella che permise allo Stato di recuperare il 50,01 per cento delle azioni Gazprom disperse nei vari mercati azionari. Un´operazione giuridica che lo ha consacrato agli occhi di Putin. In più, per attribuirgli l´immagine di uno operativo ed efficiente, gli sono stati affidati i più difficili, ingrati e complessi Progetti Nazionali, e Dmitri li ha affrontati con cipiglio, presentando piani di sviluppo compatibili con il modello economico russo, evitando la trappola delle promesse facili. In questo, ha dimostrato sagacia politica, e non è andato in rotta di collisione coi poteri forti oligarchici ai quali Medvedev ha promesso mare e monti: il rilancio delle privatizzazioni, e il ruolo di uno Stato meno gendarme nell´economia per ora centralizzata dal Cremlino. E´ stato un crescendo inarrestabile: Medvedev che ama i Black Sabbath e i Deep Purple, Medvedev che si incontra coi suoi compagni di classe; che va a Belgrado per rassicurare i «fratelli ortodossi» serbi e per firmare gli accordi sui gasdotti del South Stream. Medvedev che non trascura certe vecchie consuetudini sovietiche: eccolo alla fabbrica dei kalashnikov, o all´ospedale cardiologico per l´infanzia, o a Soci per ispezionare con lo sciatore Putin le piste dei futuri Giochi Olimpici 2014. Un impegno a tutto campo. L´ultimo anno è stato per Dmitri un corso accelerato di politica presidenziale: persino il modo di camminare è diventato eguale a quello di Putin. Non è il clone di Putin: ma ne è una logica evoluzione. LEONARDO COEN