La Repubblica 1 marzo 2008, CONCHITA SANNINO, 1 marzo 2008
L´ira del governatore: era scontato. La Repubblica 1 marzo 2008. Hanno un bel dire i suoi avvocati
L´ira del governatore: era scontato. La Repubblica 1 marzo 2008. Hanno un bel dire i suoi avvocati. Che alle otto di sera, tesi, guadagnano l´uscita di uno spettrale Palazzo di Giustizia e allargano le braccia: «Era già tutto previsto». Il come e il quando sono già un contrappasso per l´ex sovrano indiscusso della Campania. il venerdì di un anno bisestile a mandare sul banco degli imputati Antonio Bassolino. Lui, impassibile e apparentemente sorridente, ieri macina incontri su incontri, smaltisce un´agenda intensissima: dalla rimozione del manager della Asl Napoli 1, la più grande d´Europa, l ad un vertice con il supercommissario De Gennaro. Ma il colpo arriva alle 18.05. Va ufficialmente alla sbarra per il disastro rifiuti il leader di un centrosinistra regionale in via di sfaldamento e l´uomo dalla proverbiale superstizione, il governatore che ancora nel 2005 veniva eletto con il 61,6 dei voti e il politico che ad ogni Capodanno indossava la stessa fiammeggiante cravatta. Rossa. Come l´inseparabile cornetto nascosto in tasca, accarezzato non senza autoironia durante i festeggiamenti di piazza dei tempi migliori. Un´era fa. Il Bassolino di oggi è quello che dice. «Vado avanti». Che gioca in difesa mentre intorno è l´assedio. «Perché non mi dimetto? - obietta Bassolino - Se avesse contribuito a risolvere una situazione che da molto tempo attanaglia la nostra regione lo avrei già fatto. Ma noi siamo impegnati, accanto al commissario De Gennaro, in una battaglia forte. Questa ora è la priorità assoluta: liberare le strade dei rifiuti. Dopo, si parlerà di tante responsabilità, a tutti i livelli. Senza scappare, senza sottrarsi». Sul disastro rifiuti, la difesa del governatori è da mesi la stessa: c´era la criminalità organizzata nella piaga rifiuti, l´ostruzionismo di intere popolazioni, i partiti e persino la Chiesa che hanno capeggiato in alcuni casi la rivolta contro il termovalorizzatore di Acerra e le discariche. Bassolino non risponde sulle due maggiori contestazioni che gli vengono mosse. Quella giudiziaria: avere accettato un contratto-truffa con Fibe. Quella politica: non ammettere il fallimento della politica sui rifiuti. Ma su quest´ultimo punto Bassolino torna, però, di continuo: «La mia parte di responsabilità me la sono assunta e anche pubblicamente. La cosa singolare davvero, invece, è che in questo Paese solo io mi sto assumendo questa parte. Ma il commissariato ai rifiuti esiste da 14 anni. Io sono stato nominato dal governo Berlusconi, e altri governi ne hanno nominati altri di commissari, prima e dopo di me. Questo da 14 anni. possibile che in questo Paese una persona sola si assuma questo onere? Possibile che nessun altro senta il dovere di farlo: non un sindaco, non un ministro, non un Presidente del Consiglio?» Il temperamento di combattente, i tic della diffidenza. sono le note che accompagnano Bassolino fin dal suo ingresso sulla scena delle istituzioni partenopee. La primavera del 1993 lo incorona sindaco di Napoli. Cominciava 15 anni fa l´ascesa, la fama e l´articolata gestione di potere di Bassolino, un ex funzionario del Pci. Una parabola che i suoi nemici danno ormai in caduta libera dopo il rinvio a giudizio di ieri. Ma il corollario di amici e fedelissimi, sempre meno numerosi a dire il vero, sostengono che in fondo la giornata di ieri è stata un «sollievo». Così, argomentano, «potrà finalmente difendersi». Già i due suoi legali Giuseppe Fusco e Massimo Krogh, avevano ripetuto: «Questo non è un processo ai fatti, ma a un fenomeno. diventato un processo politico». Scrivono infatti i penalisti: «La decisione di rinviare a giudizio Bassolino era già stata preannunciata dalla improvvisa modifica del calendario di udienza. Le sedute fissate a tappe forzate non hanno permesso il benché minimo contraddittorio, impedendo un confronto approfondito sui tanti aspetti lacunosi di quest´inchiesta». Anzi, aggiungono: «Lo stesso svolgimento dell´udienza è apparso come un formale passaggio di carte e non come una sede di giudizio. Basti ricordare il clamoroso infortunio sugli emolumenti di commissari e vice, quando l´accusa ha fornito cifre esorbitanti e palesemente errate». Il governatore si aspetta quel verdetto. L´ultimo giorno del febbraio horribilis comincia intorno alle 7. Esce di buon mattino, si gode l´aria di Posillipo in scarpette da jogging, avverte l´allenatore. «Oggi si corre di più». Scaricare le ansie. Rilanciare «con forza» l´attività di giunta. Un´ora e mezza dopo è nella sua stanza a Palazzo Santa Lucia, impassibile e teso. Giacca blu, cravatta bordeaux. E un´agenda, a suo modo, simbolica. Ore 10.30: il governatore rimuove il manager della Asl Napoli 1, Mario Tursi, per incapacità a contenere il bilancio dell´azienda. una sanzione che non ha precedenti nel panorama di malamministrazione della sanità campana. Soprattutto, una bocciatura resa possibile dal terremoto in corso tra le fila demitiane. Ore 12. Bassolino firma una nomina antispreco per uno dei ruoli simbolo della vicenda giudiziaria Mastella, individuando un dirigente della Regione a capo dell´Asi di Benevento, fino a pochi giorni fa affidato a quel Luigi Abbate in quota Udeur, sulla cui nomina viene formulata l´ipotesi di tentata concussione a carico dell´ex ministro Clemente Mastella. Ore 19: prepara il primo "seminario di giunta" che si svolge stamane per tre ore in un altro luogo suggestivo. il gioiello settecentesco del parco a mare di Villa Favorita, costa di Ercolano. Un´opera di restauro costata alcuni milioni, terminata tre anni fa, visitata anche dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano: eppure non era stata ancora utilizzata. Bassolino riparte da lì, dopo il suo venerdì bisestile. CONCHITA SANNINO