Corriere della Sera 29 febbraio 2008, Sergio Rizzo, 29 febbraio 2008
«Conti all’estero, fuori i nomi dei politici». Corriere della Sera 29 febbraio 2008. I risultati del lavoro che sta compiendo sulla lista degli italiani titolari di conti in Liechtenstein William Rossi, direttore dell’accertamento dell’Agenzia delle entrate, e a quanto pare depositario di tutti i segreti del misterioso elenco, restano ancora assolutamente blindati
«Conti all’estero, fuori i nomi dei politici». Corriere della Sera 29 febbraio 2008. I risultati del lavoro che sta compiendo sulla lista degli italiani titolari di conti in Liechtenstein William Rossi, direttore dell’accertamento dell’Agenzia delle entrate, e a quanto pare depositario di tutti i segreti del misterioso elenco, restano ancora assolutamente blindati. Nessun effetto hanno sortito le pressioni sempre più insistenti dei politici che chiedono agli uffici delle Finanze di rendere subito noto l’elenco. Ieri lo hanno fatto pure il ministro della Solidarietà sociale Paolo Ferrero, di Rifondazione comunista, e il ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio. Associandosi alla richiesta di trasparenza, il ministro delle Infrastrutture Antonio Di Pietro ha chiesto di sapere «quantomeno i nomi dei politici coinvolti per evitare di candidare persone che poi non hanno tempo di intervenire in Parlamento perché impegnate ad andare in tribunale ». L’ex pm di Mani pulite ha poi ricordato: «Quando ero magistrato ho fatto decine di rogatorie, ricevendo sempre risposte evasive. Il Liechtenstein è una vera e propria cassaforte per le cifre che lì transitano e per la quasi impossibilità di accesso della magistratura». Una cassaforte che però in questo caso sta mostrando qualche crepa. Otmar Hasler, primo ministro di Vaduz, ha ieri fatto una cauta apertura all’Unione Europea: «Vogliamo fare la nostra parte alla ricerca di un compromesso ragionevole », ha detto. Preoccupato, probabilmente, dalla decisione con cui soprattutto la Germania, paese dal quale è partita l’offensiva, sta premendo su Bruxelles, arrivando a minacciare l’istituzione di una tassa sui trasferimenti di denaro verso le banche del Liechtenstein. Quali potranno essere i contorni del compromesso, è difficile dire: è comunque escluso che il principato possa mettere in discussione le sue maggiori attrattive per gli «investitori», cioè il segreto bancario e l’anonimato delle fondazioni. La vicenda dei presunti evasori fiscali italiani rifugiati a Vaduz ha comunque già conquistato il centro della scena in questa fase della campagna elettorale, proprio mentre si stanno chiudendo le liste. «Vorrei un Paese che mentre contrasta quei furbacchioni che sono andati a portare soldi in Liechtenstein eviti di tartassare tanti piccoli imprenditori e artigiani», ha detto ieri il leader del Pd, Walter Veltroni. Significativi sono poi alcuni passaggi della Velina Rossa di Pasquale Laurito, secondo la quale dalle verifiche in atto «emergerebbe la presenza di decine di evasori fiscali». Da qualche tempo, continua Laurito, «giravano voci di grandi evasori del mondo politico che bussano alle porte del fisco per concordare una regolarizzazione della propria posizione. La fila sarebbe così lunga da somigliare alla Catena di Sant’Antonio. Si ha l’impressione che tutti quelli, anche tra i politici, che gridavano contro il fisco siano diventati i paladini dell’antievasione. Pure in questa occasione vogliono mettere in disparte chi ha il merito di aver condotto una dura lotta all’evasione: Vincenzo Visco». Sergio Rizzo