Corriere della Sera 1 marzo 2008, Francesco Verderami, 1 marzo 2008
Martino, lode liberista dei paradisi fiscali. Corriere della Sera 1 marzo 2008. Non saranno la lista di conti correnti in Liechtenstein né il rinnovato clima da caccia alle streghe a fargli mutare idea: «Lunga vita ai paradisi fiscali», dice Antonio Martino
Martino, lode liberista dei paradisi fiscali. Corriere della Sera 1 marzo 2008. Non saranno la lista di conti correnti in Liechtenstein né il rinnovato clima da caccia alle streghe a fargli mutare idea: «Lunga vita ai paradisi fiscali», dice Antonio Martino. Perché l’ex ministro di Silvio Berlusconi sostiene questa tesi? Per «difendere i principi liberali – precisa ”, non certo per assolvere degli evasori ». Non si fa condizionare dalla ventata giustizialista e nemmeno si fa trascinare nel gorgo delle paure complottiste che aleggiano nel centrodestra, «perché il governo italiano ha ricevuto l’elenco dai tedeschi. Non credo insomma che abbia aperto l’indagine per motivi propagandistici, di campagna elettorale, con l’intento politico di colpire gli avversari». D’altronde «l’avversario», cioè il Cavaliere, secondo Martino «non è affatto preoccupato dalla vicenda»: «Lui di soldi a Vaduz non ne ha. E purtroppo non ne ho nemmeno io», sorride. Il dirigente di Forza Italia giura di non avere «neanche un conticino lì», sebbene sia «socio di un centro culturale», l’Istituto europeo di studi politici, che l’ha portato ad avere frequentazioni con la famiglia del principe. In una di quelle occasioni chiese ad un rappresentante di sangue blu: «Ma è vero che da voi ci sono più società che abitanti?». «Se dicessimo che non lo sappiamo – fu la risposta – nessuno ci crederebbe. Però è la verità. Le società non le contiamo». Le cose stanno cambiando, tuttavia Martino è pronto a scommettere che «nella lista dei politici italiani non ci sono pesci grossi»: «E comunque andrà verificato quanti dei possessori di quei conti sono evasori». Nella vicenda dai contorni ancora oscuri c’è un risvolto che all’allievo dell’economista Milton Friedman preme rimarcare. Ed è anche in nome del premio Nobel statunitense se inneggia provocatoriamente ai paradisi fiscali: « un modo per dire "lunga vita alla libertà dei contribuenti"». «Libertà di scegliere», libertà dal mostro dell’esattore unico, «dall’idea dell’armonizzazione fiscale in Europa, per esempio». Un’idea che tentò Berlusconi, il quale pensò così di poter abbassare le tasse agganciandosi alle aliquote tedesche. «Lo dissuasi », ricorda Martino: «Gli spiegai che con un sistema unico ci sarebbe da parte dei governi nazionali una spinta ad alzare la pressione fiscale. E a quel punto per i cittadini europei sarebbe la fine. Mentre in un regime di concorrenza fiscale, se uno Stato tassa troppo, prima o poi vede ridurre la propria base di contribuenti. E’ con la concorrenza che si limita lo strapotere pubblico e si tutela la libertà dei cittadini». L’ex ministro avverte come sul caso Liechtenstein «c’è una fortissima pressione a rendere nota la lista dei possessori di quei conti», ma non si rassegna «alla barbarie », e rilancia: «Difendo quei Paesi dove viene salvaguardato strenuamente il segreto bancario, altro principio di civiltà e di garanzia per i contribuenti». Poco gli importa se verrà bollato come difensore degli evasori. «Come dovrei discolparmi: dicendo che l’evasione è un reato? Che va perseguita? Che sulla lotta all’evasione si fonda la credibilità di uno Stato? E’ così, ma perché sprecare fiato con le ovvietà? Semmai il centrodestra deve alzare la voce per confutare la tesi di Vincenzo Visco, secondo cui la battaglia per far pagare le tasse è esclusivo patrimonio culturale e politico della sinistra. Intanto non è vero, eppoi ci ha pensato il professor Ricolfi sulla Stampa a smontare il mito del governo di Romano Prodi sul recupero di evasori». A parte le schermaglie tipiche di una campagna elettorale sulla pressione fiscale «che in Italia è arrivata al 43,3% ed è diventata intollerabile con il centrosinistra al governo», Martino è convinto che l’«affaire Vaduz» non sarà utilizzato da Walter Veltroni nella sfida con Berlusconi: «Non lo sta facendo, non ne ha interesse. Sarebbe controproducente per lui». Il Cavaliere è pronto alla reazione mediatica contro «la sinistra che vuole uno Stato di polizia tributaria», è pronto a ricordare che «il debito pubblico è esploso negli anni Ottanta, ai tempi in cui Prodi è stato ministro e presidente dell’Iri». In teoria il caso Liechtenstein potrebbe innescare uno scontro durissimo tra Pd e Pdl. Martino pensa che non sarà così, «e comunque – come la maggior parte degli italiani – di tasse mi occupo solo per legittima difesa». Francesco Verderami