varie, 4 marzo 2008
FARALLI
FARALLI Elio Padova 17 marzo 1922. Banchiere. Presidente onorario di Banca Etruria • «A vederlo non assomiglia affatto a un Paperon de Paperoni. Eppure non c’è dubbio: in Italia è lui il signore dell’oro. Padovano di nascita, classe 1922, rotaryano, il Cavaliere del Lavoro Elio Faralli è da quasi trent’anni il dominus indiscusso della Banca dell’Etruria, l’istituto di credito leader nel trading del metallo aurifero. Una tradizione secolare che ha preso le mosse dalle esigenze dell’industria orafa aretina e che si è via via sviluppata negli anni facendo di Arezzo e della sua banca l’indiscussa capitale del business dell’oro. Le riserve del gruppo sono le più consistenti dopo quelle della Banca d’Italia e gli impieghi per l’industria e l’artigianato sfiorano il mezzo miliardo l’anno. Faralli e la sua Banca Etruria trattano il metallo fisico, ma hanno anche sviluppato prodotti dedicati agli operatori del settore, quali il conto denominato in oro, utilizzato dalle aziende orafe per la gestione della tesoreria, e strumenti d’investimento per i privati come il mutuo in oro, che peraltro negli ultimi anni ha avuto un discreto successo. Inoltre il gruppo ha sviluppato una vera e propria piattaforma di trading dedicata agli operatori per effettuare l’acquisto di oro direttamente via Internet. Per avere un’idea dei volumi trattati, basti pensare che nel primo semestre del 2007 il gruppo Banca Etruria ha concluso la vendita fisica di oro per 21,6 tonnellate e che gli impieghi totali in oro ammontavano a circa 212 milioni di euro. Cifre importanti, che rivelano quanto ricca sia la nicchia operativa di questa popolare che finora è rimasta defilata dal grande risiko bancario e che intende continuare a crescere e svilupparsi unicamente con le proprie forze. Il gruppo è fortemente radicato in regioni economicamente dinamiche, Toscana, Alto Lazio, Umbria e Marche e punta a crescere anche al Nord. Nel mirino è finita la Popolare Lecchese e alcuni degli sportelli che Unicredit deve cedere in seguito alla fusione con Capitalia. Le risorse certo non mancano e con l’oro a 990 dollari l’oncia di questi tempi ad Arezzo hanno di che sorridere» (Paolo Fior, ”La Stampa” 4/3/2008).