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 2008  marzo 03 Lunedì calendario

Sono vecchio. Corriere della Sera 3 marzo 2008. E la chioma? Deciderà anche di mostrarsi pelato e senza quei capelli arancioni tanto sagomati da sembrare un parrucchino? L’interrogativo non è così eccentrico dopo che ieri Silvio Berlusconi, rompendo un tabù, si è girato verso un collaboratore che gli parlava all’orecchio sbuffando divertito: « inutile che suggerisci

Sono vecchio. Corriere della Sera 3 marzo 2008. E la chioma? Deciderà anche di mostrarsi pelato e senza quei capelli arancioni tanto sagomati da sembrare un parrucchino? L’interrogativo non è così eccentrico dopo che ieri Silvio Berlusconi, rompendo un tabù, si è girato verso un collaboratore che gli parlava all’orecchio sbuffando divertito: « inutile che suggerisci. Sarò vecchio ma non sono ancora rincoglionito». Stupore tra gli astanti: vecchio? Lui? La battuta in realtà, giura chi lo conosce, è tutta nel solco di una nuova strategia del Cavaliere. Lo spiegò benissimo, anni fa, don Gianni Baget Bozzo, che in questi anni è stato il cappellano militare di Forza Italia: «Le gaffes di Berlusconi non sono gaffes. Lui fa finta ma è tutto già pensato, già voluto. Sperimenta, cerca, manda messaggi, anticipa. Sono uno strumento di comunicazione e di direzione politica». Vale per le gaffes, vale per il resto. Anche se un giorno gigioneggiò sul suo essere «come Biancaneve in un mondo che non è una fiaba » e ancora insiste talora nel definirsi un imprenditore «costretto dalla storia ad assumersi questo ruolo», il leader azzurro ha imparato da un pezzo a «far politica». Anzi, non lascia niente al caso. Straordinario «annusatore» del mercato, ama dire che sa farsi «concavo e convesso». Un prodotto non va più? Lo cambia. Con una rapidità di decisione che gli altri politici italiani se la sognano. Ed è lì la chiave per capire le ultime svolte. Tre su tutte. La prima: abolizione dei sogni. Ci aveva giocato per anni, sul tema. Non solo nel messaggio con cui segnò il suo ingresso in politica. Si vantava di avere voluto lui preziose riedizioni de «L’Elogio della follia» di Erasmo da Rotterdam e de «L’Utopia » di Tommaso Moro. Scriveva libri dal titolo «La forza di un sogno». Definiva Forza Italia «una nave di sognatori ». Assicurava che il suo governo «stava realizzando il sogno di cambiare l’Italia». E ancora due anni fa teorizzava: «Ai cittadini bisogna presentare un sogno, un progetto ambizioso per il futuro, e noi stiamo pensando a quello». Per non dire dei miracoli. Promessi e rivendicati: «Vi dico che dobbiamo costruire insieme, per noi e per i nostri figli, un nuovo miracolo italiano». «Coi vincoli europei non possiamo fare una vera politica economica, tanto meno la vecchia politica dei cambi. Possiamo fare solo i miracoli quotidiani». «Abbiamo fatto semplicemente i miracoli. Nessuno ha fatto mai di più della coppia Berlusconi-Letta...». Bene: tutto cambiato. Al punto di lanciare questo messaggio: «La situazione è molto, molto difficile e gli italiani devono essere consapevoli di questo. Nel programma c’è una frase precisa, ossia: non promettiamo e non facciamo miracoli». Seconda svolta: l’impegno, tra le sette «missioni », a ridurre la pressione fiscale «sotto il 40 per cento ». Una sterzata poco notata da amici e avversari, ma clamorosa. Fin dal suo trionfale debutto, infatti, il Cavaliere aveva battuto e ribattuto su un punto: «Se i cittadini sentono che lo Stato non li rapina ma gli chiede il giusto saranno contenti di pagare le tasse e le entrate dello Stato aumenteranno ». Dunque, due sole aliquote: 23% fino a 200 milioni di lire, 33 per cento oltre. Tesi liquidata da Giulio Tremonti, pochi giorni prima di diventare un ministro berlusconiano, come una «panzana». Peggio: «Miracolismo finanziario». Ma cocciutamente perseguita dal Cavaliere per anni. Cavalcata nella campagna elettorale del 2001: «Per il Mezzogiorno, quando sarò al governo, chiederò al commissario Ue Monti gli stessi sgravi fiscali dell’Irlanda. Ridurrò l’Irpeg al 25%». «Con buon senso e attenzione, nell’arco di tre-quattro anni ridurremo la pressione fiscale dal 47 al 35%. E taglieremo del 20% il prelievo Irpef». Controfirmata nel famoso «contratto con gli italiani»: «Punto primo: Abbattimento della pressione fiscale con l’esenzione totale dei redditi fino a 22 milioni di lire annui; riduzione al 23 per cento dell’aliquota per i redditi fino a 200 milioni; riduzione al 33 per cento dell’aliquota per i redditi sopra i 200 milioni». E rilanciata quando già era a Palazzo Chigi da tre anni: «Se il cittadino percepisce le tasse come giuste, se gli si chiede il 33%, è invogliato a pagare, si convincerà che è doveroso far fronte alle richieste dello Stato, se invece gli si chiede il 50% del suo reddito si sente moralmente autorizzato ad evadere ». Terza svolta, sul giovanilismo. Ci ha sempre tenuto molto, il Cavaliere. Si faceva fotografare in tenuta da tennis mentre batteva il passo con Galliani, Dell’Utri, Letta alle Bermude. Gioiva a leggere che i compagni di una «corsa rigenerante» erano rimasti con la lingua a penzoloni e l’assai più giovane Antonio Tajani aveva dovuto mettersi a letto. Gongolava quando Michaela Biancofiore, bionda valchiria altoatesina, lo definiva «un figaccione». Faceva lo sciupafemmine, fino a innervosire Veronica, confidando: «Sono andato a Cleveland per venire incontro alle sollecitazione dei miei che volevano che mettessi un salvavita. Ora mi sento forte, giovane e prestante e sono pronto a innamorarmi». Citava a suo vanto il medico e sindaco Umberto Scapagnini: «Assicura che sono 25 anni più giovane della mia età reale». Fino alle battute più recenti: «Mi sento giovanissimo». «Mi fa piacere stare qui tra coetanei, cari ragazzi di An». «Gli anni? Tutto dipende da come uno si sente. Io per esempio, in tutti i campi, ne ho 35». Tema: come mai, ieri, ha rovesciato tutto? Autoironia, senz’altro: anche i nemici riconoscono che ce l’ha. Ma forse, come sulle tasse e i miracoli e i sogni, c’è appunto dell’altro. Una nuova strategia. La stessa che lo portò, tempo fa, a rinvangare con Veltroni una mitica battuta di Reagan contro Mondale che gli rinfacciava d’esser vecchio: «Non sfrutterò politicamente la giovane età e l’inesperienza del mio avversario». Resta quella curiosità iniziale: e i capelli? Il «nuovo» Berlusconi più prudente e meno sognatore e meno miracolista si mostrerà anche più anzianotto? E i tacchi? Rinuncerà un giorno a quelle formidabili zeppe che lo fanno svettare oltre il metro e settanta? Gian Antonio Stella