Corriere della Sera 3 marzo 2008, Giusi Fasano, 3 marzo 2008
Gravina e la casa della morte. Corriere della Sera 3 marzo 2008. Alla luce delle fotoelettriche l’orco sembra meno cattivo, niente più di un’immensa cantina
Gravina e la casa della morte. Corriere della Sera 3 marzo 2008. Alla luce delle fotoelettriche l’orco sembra meno cattivo, niente più di un’immensa cantina. Ma la cisterna che ha ingoiato Ciccio e Tore «le assicuro che con il buio paralizza» dice Luigi Strada, uno dei medici legali nominati dalla difesa di Filippo Pappalardi. Ieri – mentre il Papa all’Angelus ricordava i due piccoli di Gravina dicendosi «profondamente colpito » – il dottor Strada è tornato per la seconda volta nella casa delle cento stanze per un sopralluogo che lo ha tenuto giù, nel pozzo dell’orrore, per l’intera mattinata assieme al collega nominato dalla procura, Francesco Introna, e all’avvocatessa di Pappalardi, Angela Aliani. Sono state eseguite misurazioni, ipotizzati punti di caduta, annotati nuovi dettagli, alla fine è stata chiesta una perizia fonica per capire se eventuali urla potevano essere sentite in superficie. Ma non è emerso niente, all’apparenza, che sciolga il nodo fondamentale di quest’inchiesta: perché i due ragazzini sono caduti laggiù? Scappavano da una temuta punizione del padre, come sostengono gli investigatori, oppure si è trattato di una disgrazia nella quale il padre non ha alcun ruolo, come ripete la difesa che ne ha chiesto la scarcerazione? Ieri il parroco, don Michele Paternoster, ha letto la lettera del vescovo e ha commentato: «Bisogna essere vicini ai genitori di Ciccio e Tore che soffrono moltissimo in questi momenti». Il pubblico ministero di Bari, Antonino Lupo, depositerà nelle prossime ore il parere su una misura alternativa al carcere per Filippo Pappalardi e le indiscrezioni del palazzo dicono che il suo, salvo ripensamenti dell’ultima ora, sarà un «no», dopodiché la parola passerà al Gip Giulia Romanazzi che, con tutta probabilità, deciderà entro metà settimana. Comincerà oggi, invece, l’autopsia sui resti dei due bambini e in mattinata, poi, la procura riceverà l’informativa del Commissariato di Gravina sulla casa delle cento stanze, un dossier che apre la strada a un nuovo filone d’inchiesta per lesioni colpose e mette sotto accusa gli attuali proprietari dell’edificio. Sono undici persone che fanno capo alla Edilarco, la società che acquistò l’immobile diroccato (2000 metri quadrati) nel 2002 con l’intenzione di ristrutturarlo. Il presidente, Serafino Dipalma, giura che «era tutto chiuso » e che «io stesso spesso passavo a vedere che ci fossero catena e lucchetto». Ipotizza che i ragazzini abbiano scavalcato il muro di cinta o che abbiano forzato il lucchetto, «non c’è incuria da parte nostra in questa storia e lo dimostreremo », promette, sapendo che lui e gli altri dieci soci finiranno quasi certamente sotto inchiesta, appunto, per lesioni colpose. «Per ora non mi risulta di essere indagato» dice, aspettandosi anche la denuncia- querela dei genitori di Michele, il ragazzino che cadendo nel pozzo ha consentito la scoperta dei corpi dei fratellini. Loro giurano che non lasceranno correre: «In venti mesi tre bambini sono caduti in quel pozzo. Chi ha sbagliato pagherà perché qualcuno doveva pur tenere quell’area in sicurezza». Si raccontano molte storie sulla casa delle cento stanze, un tempo residenza della famiglia Pellicciari, conti e baroni, gente che per Gravina ha sempre voluto dire aristocrazia terriera. dai Pellicciari che la Edilarco ha comprato la casa (solo uno dei tre palazzi degli eredi), leggende incluse. Come quelle che la vuole infestata dai fantasmi, l’altra che dice che nelle sue viscere sono nascosti tesori o l’altra ancora che i vecchi del paese raccontano con qualche dubbio: lì dentro forse ha vissuto per un po’, nei primi anni del Novecento, anche la nonna di Filippo Pappalardi... I ragazzini di Gravina ne sono sempre stati affascinati. Adesso è un «buco nero che mangia i bambini», come l’ha chiamata ieri mattina una bimba arrivata a portare un orsetto e dei fiori a Ciccio e Tore. Giusi Fasano