Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 29 Venerdì calendario

Frigoriferi pieni di morti dimenticati. La Stampa 29 febbraio 2008. C’è un’Italia di cadaveri senza nome e di persone scomparse: 30 mila famiglie la cui vita è andata in apnea

Frigoriferi pieni di morti dimenticati. La Stampa 29 febbraio 2008. C’è un’Italia di cadaveri senza nome e di persone scomparse: 30 mila famiglie la cui vita è andata in apnea. «Vite sospese», le definisce Elisa Pozza Tasca, che è stata deputata per due legislature e ora guida l’associazione «Penelope», che raccoglie centinaia di persone in ansia per i cari svaniti nel nulla. «Ed è un fenomeno in crescita da quando dilaga l’Alzheimer». Al loro fianco c’è un prefetto, Rino Monaco, che è Commissario straordinario alle persone scomparse e che può raccontare un mondo misterioso, a cui lo Stato sembra disinteressarsi. Risultano scomparse 25 mila persone in 30 anni; 2642 solo nel 2007. I minori di cui si denuncia la sparizione, dal 1974 a oggi, sono 9537. Fermandosi al 2007, i minori da ricercare sono 1292: 1022 si sarebbero allontanati spontaneamente, tre per probabili disturbi psichici, 21 in quanto vittime di reato (quasi tutti sottratti da un genitore), 246 con motivazioni misteriose. «Sappiamo - commenta Monaco - che il 40% sono giovani rom che scappano dai centri di accoglienza. Nel resto dei casi la metà torna nel giro di qualche mese». Non c’è insomma un’emorragia di bambini scomparsi, precisa. «I casi clamorosi sono quelli di cui si parla: la piccola Celentano, Denise Pipitone, Adriana Roccia...». I conti non tornano, però. Troppe persone svaniscono nel nulla. E ci sono centinaia di cadaveri senza un nome. Monaco s’è reso conto che in Italia non esiste un censimento delle camere mortuarie, degli obitori e delle celle frigorifere negli istituti di medicina legale. Nessuno ha mai pensato a una banca dati dei cadaveri senza identità dimenticati. Ha quindi avviato un monitoraggio. E ha fatto scoperte sconvolgenti: sulla base delle prime risposte (le indicazioni di quattro istituti di medicina legale su 36) ci sono 337 corpi di ignoti che aspettano un riconoscimento. Alcuni sono in attesa da anni. Il più vecchio, dal 1975. Non c’è una regola precisa sulla conservazione. Mancano anche le risposte da 5 mila Comuni. «I dati sono parziali - racconta Monaco - e il totale salirà». Forse sarebbe troppo facile moltiplicare i numeri per otto o per 10. Negli uffici del Commissario non si stupirebbero però se fossero 2 mila i corpi in attesa di identificazione. Quello che il commissario ha scoperto è che le istituzioni non si parlano. Chi gestisce le camere mortuarie - una giungla tra enti locali, Asl, policlinici e istituti di medicina legale - non si spende verso chi fa le indagini sulle persone scomparse e viceversa. Ogni denuncia finisce in un database della polizia, i cui dati non vengono quasi mai rivisti. Solo l’anno scorso i questori hanno ricontrollato la situazione con le famiglie. L’elenco degli scomparsi è stato ripulito e ora il numero di 25.567 scomparsi è veritiero. «Abbiamo deciso di creare un meccanismo stabile - spiega Monaco -. Ai medici legali sarà inviato uno stampato, che richiede una serie di informazioni che finiranno nel database, radiografie e Dna compreso». Le schede permetteranno di incrociare i dati dei cadaveri con quelli delle persone scomparse. Si comincia con i famosi 337. Molte famiglie aspettano i risultati. Francesco Grignetti