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 2008  marzo 04 Martedì calendario

Bataille Michel

• Parigi (Francia) 25 marzo 1926, 1 marzo 2008. Scrittore. «’Nessuno ha pianto tanto quanto me. Nessuno ha pianto più forte di me, dopo il giorno in cui, su nel cielo della Corsica, abbiamo visto esplodere quella macchia gialla”. Comincia così L’arbre de Noël, il libro che ha reso famoso Michel Bataille [...] Dal romanzo, uscito nel 1967, fu tratto un film (1969) con William Holden, Virna Lisi, Bourvil e il piccolo Brook Fuller (era uno dei figli del Gattopardo nel film di Visconti). La regia era di Terence Young, il papà del James Bond dello schermo. la storia commovente (sul Morandini è definito il ”film più lacrimoso degli anni ”60”) di un ragazzino che, in vacanza, viene contaminato dall’esplosione di un aereo che trasporta un ordigno atomico. Affetto da leucemia fulminante, il piccolo Pascal vive le poche settimane che gli restano in un castello col padre, che per lui reinventa le gesta dei cavalieri e per lui ruba da uno zoo i lupi che il bambino vuole incontrare. Viaggiatore innamorato dell’Egitto (La marche du soleil esce nel 1950), architetto combattuto tra i grandi progetti e la scrittura (nel ”66 dedica un romanzo, La ville des fous, a Le Corbusier), Bataille ha all’attivo circa quindici titoli. Tra cui un saggio storico su Gilles de Rais, l’ex compagno d’armi di Giovanna D’Arco passato alla leggenda come il vero Barbablu. Al fondo dei suoi libri c’è sempre il conflitto tra l’individuo e il mondo che lo circonda. I suoi protagonisti finiscono sempre incompresi e soli, come l’artista Marc Etienne di Une colère blanche (e lo stesso Victorien Sauvage/ Le Corbusier della Ville des fous). Vittime della modernità che inquina e fa male sono soprattutto i giovani, il Pascal che muore sotto l’albero di Natale, o Diane, la ragazza che va ad abortire a Londra ( Cendres sur la mer). Sono loro però che credono ancora nei sentimenti, che non vogliono pensare che la vita debba essere arida. Certo, nessun romanzo di Bataille ha retto nel tempo come L’arbre de Noël: sui blog francesi, ancora, schiere di lettori scrivono di aver pianto leggendolo. E continuano a ringraziare Michel Bataille per quelle pagine che loro sentono come un dono» (Ranieri Polese, ”Corriere della Sera” 4/3/2008).