La Stampa 3 marzo 2008, Marie Jégo, 3 marzo 2008
Dmitrij, lo zar timido. La Stampa 3 marzo 2008. Boris Eltsin piaceva per il suo lato di «muzhik», con sani attacchi di collera
Dmitrij, lo zar timido. La Stampa 3 marzo 2008. Boris Eltsin piaceva per il suo lato di «muzhik», con sani attacchi di collera. Vladimir Putin è popolare per il suo stile da Kgb e la determinazione ad «ammazzare i terroristi anche nel cesso». Dmitrij Medvedev non ha nulla né della spia, né del contadino. Voce sommessa, linguaggio ricercato, l’ex professore di diritto di Pietroburgo piace agli intellettuali. E’ educato, affabile, anche simpatico. Non risulterà troppo occidentale, troppo morbido, troppo poco russo? «Avete visto le sue mani? Sono quelle di un ragazzino di 14 anni. Come potrà guidare la Russia, il più grande Paese del mondo, con quelle mani?», si chiede una giornalaia. Ma per altri il suo viso da adolescente e le maniere educate non segnalano un’eccessiva elasticità. «Può essere duro se la situazione lo richiede», assicura Valerij Musin, uno dei suoi professori alla facoltà di legge. «Agli esami, non faceva passare nessuno», conferma Olga, che fu sua studente. Tratti importanti per un Paese dove la gentilezza e la statura piccola (1,62) vengono percepiti come segni di debolezza. Dmitrij Medvedev, 42 anni, sarà il più giovane leader russo dopo Nicola II. Il futuro presidente riconosce, non senza soddisfazione, una somiglianza fisica con lo zar-martire, barba esclusa. Ma contrariamente al sovrano sottomesso alla zarina, è Medvedev che prende le decisioni nella coppia che forma con Svetlana, conosciuta a 13 anni sui banchi di scuola. «Dopo la nascita di nostro figlio Ilja le ho detto che non doveva più lavorare. Lei ha provato a discutere, ma le ho spiegato che era meglio se stava a casa», ha confessato. Nonostante l’aspetto da primo della classe, Medvedev suscita gli stessi interrogativi di Putin nel 1999. Chi è questo burocrate discreto, sconosciuto fino a tre anni fa? Un funzionario pronto a ricevere ordini? Un liberale? Un giocattolo di Putin? Per contrastare la sua apparente debolezza, si è messo a copiare il suo mentore nei toni duri con l’Occidente. Ma fatica a convincere. Il tono neutro, il linguaggio forbito sono lontani dalle battute da caserma di Putin. Sui manifesti elettorali i due sono insieme. Ma a guardare meglio, Putin si sporge di qualche centimetro sul suo pupillo. Un rapporto tra padre e figlio, «professore e allievo», dice Musin, che ha insegnato a entrambi. Il giovane Medvedev deve tutto al suo maestro. Figlio di professori, Dmitrij è cresciuto a Kupcino, in periferia dove la famiglia negli anni ”70 riceve dallo Stato 40 metri quadrati in un prefabbricato, «bagno e toilette separati», un lusso per chi conosce le code mattutine al WC collettivo. Alla facoltà di legge, il brillante Medvedev viene notato da Anatolij Sobchak, professore appena eletto sindaco. Putin, vicesindaco, apprezza il giovane che si divide tra il comune, l’università e le consulenze private. La scintilla scocca, Medvedev diventa consulente di Putin, e riesce a salvarlo da accuse di corruzione della deputata Marina Salie. Anziana e pensionata, oggi lei si rifiuta di parlarne dopo aver ricevuto un telegramma che le augurava lunghi anni di vita, senza incidenti... La criminalità e la mafia prosperavano a Pietroburgo, ma Medvedev ha sfiorato quel mondo senza entrarci. «Nemmeno una macchia, e ho indagato bene», dice un giornalista della città. Di Medvedev colpisce la sua capacità di arrivare in cima senza farsi notare. Putin lo chiama a Mosca nel 1999, e lo fa diventare capo della sua amministrazione, soprannominato «Vizir». Difficile trovare un suo nemico. L’oppositore Ruslan Linkov è critico con Putin, ma entusiasta di Medvedev: «Un vero giurista, sa lavorare in squadra, sa ascoltare, non è affatto arrogante». La speranza fa parlare di un disgelo politico. Ma sulle fragili spalle di Medvedev dovrà cadere il fardello della modernizzazione dell’economia, l’inflazione (12%), la corruzione e tanti altri problemi. La politologa Lilia Shevzova sospira: «Si sta mettendo al volante di una vecchia Zhigulì, col motore in panne e le gomme lisce, ma insieme a Putin vogliono sorpassare l’Occidente». Marie Jégo