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 2008  marzo 03 Lunedì calendario

La Guerra della salma. La Stampa 3 marzo 2008. Quando il Papa iscrive un battezzato nell’elenco dei santi della Chiesa cattolica, la sua parola è infallibile

La Guerra della salma. La Stampa 3 marzo 2008. Quando il Papa iscrive un battezzato nell’elenco dei santi della Chiesa cattolica, la sua parola è infallibile. Per questo, quando si tratta delle spoglie di un santo canonizzato, non si muove foglia che Vaticano non voglia. Tuttavia, da alcuni mesi, è stato sufficiente che la diocesi di Manfredonia annunciasse una ricognizione canonica del corpo di Padre Pio, un atto di consolidata tradizione e prassi, per far balenare all’orizzonte i bagliori di una guerra Vaticano-San Giovanni Rotondo. Nell’atto di guerra firmato da un avvocato torinese, a nome di un imprecisato «gran numero di fedeli» (una mezza dozzina, secondo fonti qualificate) e persino a nome di alcuni congiunti di Padre Pio (che hanno smentito), la ricognizione della salma, e la successiva esposizione pubblica prevista per aprile, sarebbero ispirate a «finalità di natura economica, sostenute da commercianti e albergatori che lavorano nelle vicinanze della nuova chiesa». I frati di San Giovanni Rotondo, e l’arcivescovo di Manfredonia hanno smentito e, da bravi figli della Chiesa, stanno procedendo secondo le direttive ricevute dalla Santa Sede. Negli stessi giorni in cui da Torino veniva lanciato il guanto della disfida del Gargano, tra i vaticanisti correva voce dell’imminente pubblicazione di una decisione pontificia per dichiarare concluso il «commissariamento» del santuario e delle opere di Padre Pio da parte della Santa Sede, affidate nel 2002 all’arcivescovo di Manfredonia in qualità di «delegato pontificio». Monsignor Domenico Umberto D’Ambrosio, si dice, sarebbe destinato alla sede di Lecce. E il santuario rientrerebbe, come già avvenuto per Assisi e Padova, sotto la giurisdizione dell’Ordine dei Cappuccini che, come tutti gli istituti religiosi clericali, gode di ampia autonomia amministrativa. Se le cose stanno così, il «teorema Padre Pio» potrebbe essere il seguente: in questi anni, l’arcivescovo di Manfredonia ed i Frati Cappuccini hanno cooperato al raggiungimento delle decisioni prese da Giovanni Paolo II. Ora, trascorsa l’emergenza, tutto rientrerebbe nella normale legislazione ecclesiastica. Ma a qualcuno la cosa sta stretta e, per vie traverse, cerca di alterare l’equilibrio. Padre Pio, quando parlava della sua vita, la paragonava a quella di un soldato che serve una bandiera. La sua, era quella di San Francesco, dove il Poverello di Assisi, pensando a tutte le creature della terra, aveva scritto «pace e bene». Chi frequenta San Giovanni Rotondo sa che, in fondo, questa è una parte importante dell’eredità che il Crocifisso del Gargano ha lasciato a coloro che custodiscono e zelano le opere da lui fondate. In questi anni, dopo la beatificazione e canonizzazione del loro confratello, i cappuccini del convento hanno solo consolidato la fama di «oltranzisti dell’accoglienza», proprio come faceva Padre Pio. E l’arcivescovo di Manfredonia, «don Mimmo» per i suoi diocesani, a lungo parroco di San Giovanni Rotondo, uno che Padre Pio lo ha conosciuto realmente, ha fatto in modo che la Casa Sollievo della Sofferenza ed i luoghi legati alla memoria del San Francesco del secondo Millennio continuassero ad essere «l’eredità preziosa» dello Stigmatizzato del Gargano. Già ai tempi della sua beatificazione si erano accesi interessi non proprio edificanti. Resta famoso l’aggiotaggio delle carte telefoniche preparate per l’evento, sparite prima della vendita e riapparse dopo a prezzi da collezione enormemente superiori. Famose, anche le mostre di false reliquie e le «testimonianze» a pagamento, di avvenimenti della vita di Padre Pio da parte di personaggi che non lo hanno mai conosciuto. I tempi passano, ma quando si parla di padre Pio, non tutti pensano alla pace e al bene. FILIPPO DI GIACOMO