La Stampa 3 marzo 2008, Giacomo Galeazzi, 3 marzo 2008
Padre Pio. La Stampa 3 marzo 2008. Luce su Padre Pio. Il Vaticano ha autorizzato la ricognizione del corpo, il trattamento chimico per la conservazione delle ossa e il prelievo delle reliquie
Padre Pio. La Stampa 3 marzo 2008. Luce su Padre Pio. Il Vaticano ha autorizzato la ricognizione del corpo, il trattamento chimico per la conservazione delle ossa e il prelievo delle reliquie. Ieri a mezzanotte, nella chiesa di Santa Maria delle Grazie a San Giovanni Rotondo, è stata aperta la tomba che contiene i resti di Padre Pio. Un frate cappuccino ha detto che «alcune parti della salma sono intatte». Se tutto andrà bene le spoglie, riesumate sotto la supervisione dell’arcivescovo di Manfredonia, Domenico D’Ambrosio, saranno esposte ai fedeli dal 24 aprile. Poche ore prima l’associazione «Pro Padre Pio» aveva presentato un’istanza di sequestro della cripta in cui è ospitata la tomba, con l’intento di bloccare la riesumazione e l’ipotizzata traslazione della salma nella nuova chiesa costruita da Renzo Piano. Con lo stesso atto è stata presentata in questura una denuncia contro l’arcivescovo e i superiori di San Giovanni Rotondo per violazione di sepolcro e atti sacrileghi. L’istruzione vaticana consente solo la riesumazione delle ossa e non il loro trasferimento. Malgrado il riserbo, la notizia è filtrata in serata e centinaia di fedeli si sono radunati e hanno trascorso la notte in preghiera sul sagrato. Ma intanto emergono le vicende inedite che hanno portato all’operazione. «Questa ricognizione doveva essere fatta molti anni fa, nel corso del processo di beatificazione, per identificare se il corpo nelle bara sia davvero di Padre Pio - afferma monsignor Michele Di Ruberto, sottosegretario della Congregazione delle Cause dei santi - L’esame, per quanto obbligatorio, saltò perché alcune iniziative giuridiche furono demandate al vescovo diocesano - sottolinea Di Ruberto- Adesso la ricognizione delle spoglie mortali avverrà secondo l’istruzione della Santa Sede». Il comitato Giovedì è stata tolta la lastra di marmo, ieri, nel segreto tutelato dal generale dei Cappuccini, si è arrivati alla bara per valutare lo stato di conservazione delle ossa. Soltanto tra alcune settimane si deciderà se sarà possibile, e con quali modalità, l’esposizione per commemorare il quarantesimo anniversario della morte e il novantesimo anniversario delle stigmate. Ora saranno anche prelevate una serie di reliquie. Finora di Padre Pio si hanno le croste delle piaghe, i fazzoletti imbevuti del sangue delle stimmate, pezzi di stoffa dell’abito ma non reliquie «ex ossibus», cioè appartenenti direttamente al suo corpo. «E’ al lavoro una commissione composta da un giudice, un promotore della fede, un notaio, alcuni anatonomo-fisiologi - dice Di Ruberto - Devono stabilire in che condizioni si trovi il corpo per decidere se spostarlo o richiudere». Una stanza segreta Durante gli esami il corpo verrà custodito in un luogo sicuro, «per impedire che vengano rubate le ossa». Si verificherà «se la veste con cui è stato sepolto il santo sia strappata» e se sia il caso di porre il corpo in un’urna di vetro come è stato fatto a San Pietro per Giovanni XXIII, Pio X e Innocenzo III. «Padre Pio non è stato imbalsamato - evidenza Di Ruberto - Se è penetrata acqua nella bara, le ossa saranno diventate nere e andranno trattate chimicamente per conservarle ed eventualmente riporle nell’urna». La Congregazione per le Cause dei santi ha pubblicato un decreto e un’istruzione per guidare la ricognizione secondo i parametri scientifici fissati dal professor Franco Introne dell’università di Bari: «Ogni movimento deve essere verbalizzato, chiunque partecipa deve prestare giuramento, anche gli operai e i muratori che hanno tolto la lastra di marmo». I cappuccini assicurano che questa ricognizione «non deve far gridare allo scandalo in quanto tutti i santi della Chiesa sono stati sottoposti alla riesumazione della salma». Giacomo Galeazzi