Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2008  febbraio 27 Mercoledì calendario

Fioroni. Il Messaggero 27 febbraio 2008. «La vera ”questione cattolica” si è aperta a destra, dove Berlusconi ha espulso i politici cattolici dalla sua coalizione

Fioroni. Il Messaggero 27 febbraio 2008. «La vera ”questione cattolica” si è aperta a destra, dove Berlusconi ha espulso i politici cattolici dalla sua coalizione. Non si comprende la preoccupazione della base ecclesiale per l’ingresso dei radicali nel Pd se non in questo contesto: dopo lo strappo del Pdl, è ancora più necessario per i cattolici italiani che il Pd sia all’altezza delle sue ambizioni». Beppe Fioroni prova a capovolgere la lettura ricorrente. A togliere i credenti del Pd dal banco degli imputati per l’accordo Veltroni-radicali. E a girare i riflettori sulla rottura tra il Cavaliere e l’Udc di Casini. Eppure l’attacco di Famiglia cristiana è arrivato dopo quello di Avvenire. E non è certo la prima volta che dalla Chiesa piovono critiche al Pd e alla sua idea di ”contaminazione” culturale. «Non mescoliamo argomenti e punti di vista diversi. I rilievi di Famiglia cristiana sono gli stessi della nostra base. Noi non vogliamo una politica cattolica, ma una politica fatta laicamente da cristiani. Per questo la presenza di un piccolo gruppo di candidati radicali non deve alterare la sintesi, il profilo, i progetti del Partito democratico, così come li abbiamo fin qui disegnati insieme». Se c’è tanto allarme, vuol dire che l’ingresso dei radicali pone più di un dubbio. O forse la polemica è solo un pretesto per i cattolici del Pd per chiedere più posti in lista?. «I candidati cattolici nelle liste del Partito democratico saranno diverse centinaia. Tanti, qualificati cattolici sono tra i fondatori del partito e nel suo gruppo dirigente. L’allarme non riguarda la presenza, la visibilità della nostra matrice culturale. E neppure il nostro peso nelle politiche concrete. Sono stato ministro della Pubblica istruzione: al di là delle chiacchere, il governo di centrodestra ci aveva consegnato una scuola arretrata sul terreno della parità. Con me la scuola ha fatto passi avanti sulla strada della sussidiarietà. Mi preoccupano le politiche della destra per una scuola tendenzialmente libanizzata, che punta a dividere i nostri ragazzi per religione, censo, orientamento politico». Allora perché tanto allarme sui radicali? «Perché il Pd e i cattolici al suo interno hanno oggi un compito aggiuntivo. E ne devono avere consapevolezza. La mutazione genetica del berlusconismo ha prodotto un cambio di scenario. L’espulsione dell’Udc ha aperto una nuova questione cattolica. Nel secolo scorso era la sinistra marxista a considerare i cattolici in politica come un incidente della storia. Ora quello schema viene adottato dalla destra. Che seleziona alcune battaglie della Chiesa, le fa proprie e le affida agli atei devoti. La testimonianza viene così privata della fede. I principi diventano ideologia. E i politici cattolici vengono cacciati via». L’accusa contro di voi di parte della Chiesa è che sui temi eticamente sensibili, sui principi ”non negoziabili”, siete più inclini al compromesso. «Sui principi abbiamo dimostrato la nostra coerenza. Ma la politica è il luogo della ricerca del bene comune: questo impegno non può mai venir meno per un cristiano. Così come non può venire meno la difesa quotidiana del diritto alla vita, che non può limitarsi alla sala parto e alla sala rianimazione».Ma ora che ha deciso di costruire un polo di centro autonomo, l’Udc sarà un vostro competitore o un potenziale alleato?«La rottura del centrodestra è stato un momento di chiarezza. Si è concluso un percorso politico segnato da ambiguità e contraddizioni che non potevano più reggere. Ora comincia un percorso nuovo. Ma il confronto non può che avvenire sui programmi, sui progetti per l’Italia. Noi abbiamo scelto il Pd per governare il Paese, non per coltivare un orticello. La vocazione dei cattolici è questa: il bene comune. Di questo dobbiamo discutere. Adesso. E dopo il voto». CLAUDIO SARDO