Tuttoscienze 27 febbraio 2008, LUIGI GRASSIA, 27 febbraio 2008
Il nuovo sogno: la vita "no cost". Tuttoscienze 27 febbraio 2008. Viaggi aerei gratis. Camere d’albergo gratis
Il nuovo sogno: la vita "no cost". Tuttoscienze 27 febbraio 2008. Viaggi aerei gratis. Camere d’albergo gratis. Giornali gratis. Cellulari gratis. Telefonate gratis. Eccetera. Non a basso prezzo, non a prezzi stracciati, proprio senza pagare niente. Le offerte si stanno moltiplicando, forse assistiamo addirittura alla nascita di una nuova economia (nuova sul serio, stavolta, almeno si spera, non come quella degli Anni 90). A ognuno secondo i suoi bisogni, come si diceva tanto tempo fa. l’ultima frontiera del marxismo utopico? O invece è la solita mezza truffa? Bisogna distinguere: c’è il «low cost» e c’è il «no cost», la sua frontiera estrema. Low cost è un’espressione inglese che significa semplicemente «a basso costo» ed è stata resa popolare anche in Italia da compagnie aeree come Ryanair, quelle che fanno pagare un volo verso destinazioni in Europa come se fosse un viaggio in ferrovia di cento o duecento chilometri. Si potrebbe far rientrare nel low cost anche l’«hard discount» (e ridai con le espressioni inglesi, ma non c’è scampo: si tratta di un genere di supermercati di concezione anglosassone) e già che ci siamo pure i mobilifici Ikea (che se non altro sono svedesi, tanto per cambiare lo schema). Il low cost è un’opportunità, ma per milioni di persone è anche di più, una vera necessità: i tanti lavoratori che guadagnano mille euro al mese, o meno ancora, non potrebbero mangiare senza gli hard discount, non potrebbero arredarsi le case senza l’Ikea e non potrebbero uscire dai confini italiani per una vacanza o un weekend se non ci fossero Ryanair, Volareweb, Easyjet eccetera. Rispetto a tutto questo, il «no cost» è qualcosa di più ma anche di diverso: dal punto di vista sociologico, mentre i forzati del «low cost» sono soprattutto persone a basso reddito, i corsari del «no cost» sono giovani (poveri o ricchi non rileva) ben scafati nell’oceano Web e quindi idonei a coglierne al volo le offerte. ovvio che le due platee in notevole parte si sovrappongono, ma il discrimine del «no cost» è soprattutto tecnologico e non di reddito. Quindi quella «no cost» non è tanto una filosofia di pauperismo quanto di appropriazione scaltra, rapace e flessibile di quel che offre l’economia post-industriale. Vediamo che cosa offre il menù. Per cominciare dal settore che è già diventato un classico nella pur breve vita del low cost, cioè quello dei viaggi aerei, il passaggio al «no cost» integrale è avvenuto con l’offerta di voli internazionali non più (per fare un esempio) a 30 euro ma a zero. Com’è possibile? Il fatto è che per alcune destinazioni - non tutte, c’è caso e caso - per una compagnia aerea che ha tagliato all’osso i costi del personale, non paga percentuali alle agenzie perché accetta prenotazioni solo online, e fa soldi durante il viaggio facendo pagare i pasti e le bevande, i giochi elettronici e l’iPod, il fatto di incassare dal biglietto vero e proprio pochi euro oppure nessuno può non fare una grande differenza, rispetto al conto economico finale. Ecco allora la possibilità di aumentare in numero dei viaggiatori allettandoli con il no cost, come fanno con centinaia di migliaia di passeggeri Ryanair e Vueling. Invece Easyjet propone in certi casi la stanza d’albergo gratis a chi viaggia sui suoi aerei pagando il biglietto normale. Nei siti Viaggiogratis.it e Volagratis.com si trovano molte altre dritte. Poi il mondo no cost offre vaste prospettive nel mare magno dei mass media e fra questi si può cominciare dai giornali. La «free press» propone in tutto il mondo quotidiani gratuiti che si sostentano facendosi pagare dagli inserzionisti pubblicitari anziché dai lettori; a lanciare la moda è stato un editore svedese, il gruppo Metro, che ha avuto uno strepitoso successo nel suo Paese e poi ha proposto questa specie di Ikea del giornalismo in molti altri Paesi. Gruppi concorrenti ne hanno imitato la formula, per convinzione o per occupare una fetta di mercato - in Italia la Rcs ha lanciato «City» e Caltagirone «Leggo». Questo sta abituando un’intera generazione di ragazzi all’idea che il giornale non si paga, quindi non si può escludere che fra dieci anni la stampa su carta sia tutta «free», per amore o per forza. I media elettronici offrono le maggiori opportunità dirette di trovare roba gratis. Sono sempre meno numerosi (e sempre più vecchi...) quelli che comprano cd con musica e film: i ragazzi queste cose le scaricano dal Web senza pagare un centesimo, tramite siti «pirata» (cioè teoricamente fuorilegge) o pagando ben poco attraverso siti più o meno rispettosi delle norme sul copyright. Sarebbe futile elencare questi siti: sono troppi, e proprio il loro numero scoraggia le case discografiche e cinematografiche dal far valere i loro diritti in tribunale, salvo qualche causa esemplare come quella (vincente) contro Napster. Anche la tv si può vedere sullo schermo del pc e senza pagare niente grazie a Internet: le serie di telefilm si trovano gratis in siti come eMule o Bittorrent e diverse partite di calcio in Galagoal.it e in alcuni siti stranieri. Per organizzarsi un ufficio virtuale si trovano alternative gratuite all’onnipervasivo Office di Windows in programmi come Ubuntu e Open Office. Il mondo Internet ha anche aperto la strada alle telefonate gratuite con il sistema Voip attraverso siti come Skype e Jajah (che connette fra loro numeri di rete fissa in tutto il mondo). Le modalità sono sempre più variegate: adesso con Skype si possono utilizzare anche i cellulari e i telefoni cordless, o almeno i loro modelli più avanzati. Sono molte le possibilità anche di inviare gratis gli Sms, via computer (per esempio con Gizmosms.com) oppure direttamente tramite cellulare (usando i programmi Raxle o Skebby Pro). Sta prendendo piede anche in Italia - dopo aver furoreggiato in America - l’offerta di cellulari a prezzo zero da parte di compagnie telefoniche che chiedono in cambio ai clienti l’impegno a cumulare un certo volume di traffico con loro. E che cosa ci si dirà in queste telefonate gratuite? Magari ci si racconta, gli uni con gli altri, come e dove trovare altre cose gratis. Ovviamente. Luigi Grassia