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 2008  febbraio 27 Mercoledì calendario

Anche Osama e George W. Tuttoscienze 27 febbraio 2008. Nascosto sulle montagne del Waziristan, tra Afghanistan e Pakistan, e protetto da un codice tribale secondo cui l’ospite è sacro, Osama Bin Laden, se è ancora vivo, da sette anni si fa beffe della più grande potenza del mondo e della più sofisticata centrale di spionaggio mai esistita

Anche Osama e George W. Tuttoscienze 27 febbraio 2008. Nascosto sulle montagne del Waziristan, tra Afghanistan e Pakistan, e protetto da un codice tribale secondo cui l’ospite è sacro, Osama Bin Laden, se è ancora vivo, da sette anni si fa beffe della più grande potenza del mondo e della più sofisticata centrale di spionaggio mai esistita. Una realtà che disturba l’opinione pubblica occidentale, specie quella statunitense. Ma che disturba ancor più le menti di una scienza giovane e brillante: la sociologia. Negli Anni 60 uno dei più brillanti sociologi Usa, Stanley Milgram, dimostrò che qualsiasi essere umano sul pianeta è unito a ogni altro, per quanto lontano e sconosciuto, da non più di sei passaggi: la teoria dei sei gradi di separazione, un’affascinante anticipazione del mondo globale, dove tutto è interconnesso e, se non un battito d’ali, di certo una nostra mail può avere impreviste e importantissime conseguenze dall’altra parte del globo. Ma se la teoria è vera, si chiedono in molti, anche tra lo studio ovale di George Bush e l’eventuale grotta nel Waziristan di Osama ci sono solo sei gradi di separazione. E allora perché non è stato ancora catturato? La teoria dei sei gradi era stata in realtà anticipata nel 1929 dallo scrittore ungherese Frigyes Karinthy in un racconto intitolato «Catene». Nel ”67 Milgram trovò un nuovo sistema per testare la teoria, che chiamò «teoria del mondo piccolo». Selezionò casualmente un gruppo di americani, i Wichita, nel Kansas, e chiese loro di mandare un pacchetto a uno straniero (la moglie di uno studente di teologia) che abitava nel Massachusetts, a diverse centinaia di chilometri di distanza. Ognuno conosceva il nome del destinatario, la sua occupazione e la zona in cui risiedeva, ma non l’indirizzo preciso. Ognuno poteva mandare il pacchetto a una persona conosciuta, che avesse il maggior numero di possibilità di conoscere il destinatario finale. Quella persona avrebbe fatto lo stesso, e così via, fino a che il pacchetto non fosse arrivato a destinazione. Ci si aspettava che la catena includesse un centinaio di intermediari e, invece, ci vollero solo (in media) sei passaggi. Le scoperte di Milgram furono pubblicate, con grande clamore, sulla rivista «Psychology Today». I sei gradi di separazione entrarono di colpo nella cultura popolare. Nel ”90 Brett Tjaden pubblica un gioco per computer sul sito della University of Virginia basato sul problema del mondo-piccolo. Tjaden usa l’Internet Movie Database per documentare i collegamenti tra attori. Il numero di passi è però, in media, più basso di sei, in quanto l’insieme degli attori contiene alcuni nodi, cioè star che hanno partecipato a molti film. Il grado di separazione per Kevin Bacon, per esempio, è di tre. Nel ”96 «Time» nominò il sito di Tjaden come uno dei 10 migliori sulla Rete e, anche dopo il successo del film omonimo di Fred Schepisi, la teoria sembrava inossidabile. Sembrava. indiscutibile che sia più facile, e più piacevole, trovare un Kevin Bacon piuttosto che un Bin Laden, ma una teoria scientifica dev’essere valida in ogni caso e a ogni latitudine. Perché nel Waziristan non funziona? A seminare i dubbi sono gli studenti di sociologia dell’University of Alaska. La professoressa che teneva il corso per il 2001-2002, Judith Kleinfield, viene sfidata sullo scivoloso terreno della verificabilità delle formule sociologiche. Kleinfield, assieme agli allievi per niente rispettosi dell’accademia, ha svolto un’analisi dei lavori di Milgram. E ha scoperto pecche non da poco. vero che i pacchetti inviati alla moglie dello studente in teologia nel ”67 impiegarono in media sei passaggi per giungere a destinazione. Ed è vero che in un caso un agricoltore di Wichita colpì il bersaglio con solo due passaggi. Ma quello che Milgram non ci ha detto è che solo tre dei 60 pacchetti arrivarono al destinatario. «Avevano ragione i miei presuntuosi studenti», racconta Klienfield. L’omissione di Milgram è tale da far vacillare la teoria. E spiega anche perché a livello matematico non si era mai riusciti a trovare una formula soddisfacente. Negli Anni 50 Ithiel de Sola Pool (Mit) e Manfred Kochen (Ibm) avevano cercato di provare la teoria del mondo-piccolo matematicamente. Dato un insieme di N persone, qual è la probabilità che ogni membro di N sia connesso a un altro membro attraverso k1, k2, k3 e kn collegamenti? A parte Milgram, nessuno è riuscito a dare una risposta. Finché non è arrivata la Rete. Nel 2003 un sociologo della Columbia University, Duncan Watts, ha ripetuto l’esperimento di Milgram, stavolta per e-mail. I numeri dello studio sono imponenti, mille volte più corposi che quelli dell’originale. Partecipano 61 mila persone, che danno vita a 24 mila catene. Il numero di passaggi cala ancora di più e si situa tra quattro e cinque. Ma i conti non tornano: solo 384 mail arrivano al destinatario, una percentuale ancora minore che nel tentativo di Milgram. Watts si chiede perché. «Quello che abbiamo trascurato è il lato psicologico», è la conclusione. «Le reti di connessione tra umani sono più complicate di quelle matematiche. bello pensare che viviamo in un villaggio globale. Molte catene, però, si sono interrotte semplicemente per mancanza di motivazione. Se non c’è un forte interesse, difficilmente si raggiunge lo scopo». E la motivazione è alla base del fallimento della caccia a Bin Laden. «La teoria dei sei passaggi è di per sé vera. Ed è probabile che solo sei gradi ci separino dall’uomo più ricercato al mondo. Ma le ultime due persone della catena non saranno particolarmente interessate a collaborare». Potrebbe essere comunque interessante provare a recapitargli un messaggio. In fondo non deve farsi catturare, ma solo confermarci che la teoria è vera. Sarebbe già una consolazione. GIORDANO STABILE