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 2008  febbraio 27 Mercoledì calendario

E’ un ormone nel cervello. Tuttoscienze 27 febbraio 2008. Lui, 24 ore in mano, corre via per l’ennesimo viaggio d’affari

E’ un ormone nel cervello. Tuttoscienze 27 febbraio 2008. Lui, 24 ore in mano, corre via per l’ennesimo viaggio d’affari. Lei lo saluta, circondata dai marmoc- chi: un cliché superato? Macché. Dopo quattro decadi di lotte per buttare giù le barriere tra i sessi le differenze di genere rimangono e non solo per motivi sociali. Sono le stesse radici biologiche, impossibili da «estirpare», a imporre il gap, guidando il destino di uomini e donne in direzioni diverse: l’uno verso la scalata al successo e l’altra verso posizioni di minore prestigio, ma conciliabili con la famiglia. la verità raccontata dal libro «The Sexual Paradox. Extreme Men, Gifted Women and the Real Gender Gap», in uscita negli Usa, secondo cui il cervello delle donne non è «cablato» per il successo. L’autrice - la psicologa Susan Pinker- guida i lettori alla scoperta dei motivi biologici per cui, sebbene molte raggiungano i gradini alti della professione, sono ancora pochissime le donne che arrivano in cima. Qualè il mistero biologico del «gap»? C’è una «pecca» nel cervello di lei? «Non è una pecca. Le donne sono capaci quanto gli uomini in intelligenza, motivazione e autodisciplina. Anzi. Molte li surclassano». E allora perché la donna «non è fatta» per il successo? «Nel regno del lavoro le differenze di natura biologica tra i sessi in- fluenzano scelte di carriera, orarie stipendio, fanno sì che il ”successo” per lei non necessariamente corrisponda al successo per lui». In che senso? «Si tratta di diversità nel cervello: già dalla nascita quello della donna è strutturato in modo diverso da quello dell’uomo. Così lei è capace i provare maggiore empatia per gli altri, è più brava a capire emozioni e stati d’animo. E per questo è più orientata verso ruoli professionali con forte valenza sociale, come l’insegnamento e le cure mediche. Inoltre la donna è più tesa verso una pluralità di obiettivi: ha interessi disparati, che vanno dai figli agli amici, dai genitori anziani al volontariato e alla cultura, e questi influenzano il modo femminile di vedere il successo: una donna ai vertici di un’azienda può non sentirsi re- alizzata se i figli non sono sereni o se lei stessa non ha una vita emotiva e culturale extra-lavorativa». Ma che cosa c’è di radicalmente diverso nel cervello? «Gli studi psicologici e neurologici più recenti dimostrano che il cervello femminile è strutturato e funziona in maniera diversa da quello maschile. Elabora, per esempio, l’informazione di tipo emozionale integrandola con altri aspetti del pensiero e della memoria. Inoltre le abilità linguistiche femminili sono meglio interconnesse con le diverse capacità cognitive. In termini di emisferi cerebrali, insomma, il cervello della donna sembra meno a ”compartimenti stagni” di quello degli uomini. Le tecniche di ”imaging”, come tomografia e risonanza magnetica, inoltre, dimostrano una maggiore capacità di elaborare le emozioni altrui. Di fronte ai volti di persone che esprimono determinati stati d’animo, il cervello di lei reagisce con maggiore intensità, mettendo in moto più aree neurali e il ”regno delle emozioni”, l’amigdala, è fortemente attivo». Queste differenze neurali sono solo innate o indotte dai ruoli sociali? «Sono in buona parte innate e dipendono da fattori ormonali, che incidono sulla struttura del cervello già dal grembo materno e nella vita». Per esempio? «I livelli di testosterone - l’ormone sessuale maschile - a cui è esposto il feto della femmina corrispondono a diversi comportamenti futuri della bambina: maggiore è il testosterone prenatale e più marcata sarà la preferenza della bambina per immagini di oggetti tecnologici, mentre sarà minore per quelle di volti. E poi c’è l’os- sitocina». Spieghi. «L’ormone dell’affetto e della fiducia ha sulla donna un’azione fortissima ed è probabilmente un ”ingrediente” base della chimica dell’amore e della maternità. L’ossitocina è prodotta in maggiori quantità nel cervello femminile e questo spiega la propensione della donna a rivestire ruoli sociali. Sono tanti gli studi, anche italiani, che mostrano come questo ormone sia fondamentale nel creare il rapporto madre-neonato e nei rapporti di coppia e nell’attività sessuale. Un team dell’Università di Zurigo è riuscito con uno spray nasale a base di ossitocina ad aumentare il livello di fiducia di alcuni individui in situazioni di forte interazione sociale». Con la gravidanza e il parto ci sono ulteriori «aggiustamenti»? «Gli eventi inducono una cascata di cambiamenti ormonali che contribuisce a influenzare le scelte (per esempio preferire i figli alla carriera), ma che ha anche un effetto ”rinforzante” sulle capacità della donna nella gestione dei problemi». Quindi, anche se le società si liberassero dei ruoli prestabiliti, la «zavorra» biologica continuerà a frenare la donna? «Non credo che le differenze sessuali debbano determinare uno stallo nella carriera femminile, ma fanno sì che gli schemi della vita lavorativa di uomini e donne saranno sempre diversi. La maggior parte delle donne preferirà sottrarre tempo al lavoro per i figli. E’ una spinta biologica fortissima con una lunga storia evolutiva: nel regno animale le mamme più premurose sono avvantaggiate dal punto di vista evolutivo, perché con maggiore probabilità i loro piccoli sopravvivranno e trasmetteranno l’eredità genetica materna alle generazioni future. I cambiamenti sociali non can- celleranno questa ”impronta” evolutiva, ma potranno rendere più facile la vita alla ”mamma-manager”». Paola Mariano