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 2008  marzo 02 Domenica calendario

DEL VECCHIO Mauro Roma 7 giugno 1946. Politico. Nel 2008 eletto al Senato (Pd). Ex capo del contingente italiano in Afghanistan • «’Io e Walter ci conosciamo dalla Bosnia

DEL VECCHIO Mauro Roma 7 giugno 1946. Politico. Nel 2008 eletto al Senato (Pd). Ex capo del contingente italiano in Afghanistan • «’Io e Walter ci conosciamo dalla Bosnia...”. Accadde al concerto di Muti, 1997, quando nel Teatro Nazionale di Sarajevo si levò Il Canto del Destino di Brahms. E poi proiettarono La quadratura del cerchio, profetico film bosniaco. Mauro Del Vecchio e Walter Veltroni sedevano vicini, comandante dei Bersaglieri e vicepremier. Accadde lì che i destini s’incrociarono, il cerchio quadrò. E un ex parà diventò amico d’un ex piccì [...] negli anni trombato non appena si trattava d’assegnare poltrone ”politiche” da comandante della Finanza, capo del Sismi o capo di Stato maggiore dell’Esercito – è sempre stato sulla bocca di tutti l’amico di D’Alema, più che di Veltroni. Una frequentazione sulle tribune dell’Olimpico, a vedere la Roma, e che non sempre gli ha giovato: ”Chiaro – spiega ”, D’Alema era presidente del Consiglio nel 1999, quando io mi preparavo a entrare in Kosovo coi soldati italiani. Ci sentivamo ogni giorno. Venne a trovarci”. Del Vecchio diventò l’immagine della nostra politica estera: ”Fu il braccio armato del governo D’Alema – ricorda il colonnello Gianfranco Scalas, storica voce militare nei Balcani e a Nassiriya, oggi in politica con gli autonomisti sardi ”. Per le copertine dei press kit usavo sempre la sua foto sul blindato, mentre entrava a Pristina applaudito dalla folla. Sembrava quell’attore che fa l’americano in Roma città aperta...”. [...] separato, una figlia, di Del Vecchio parlano bene un po’ tutti, dal Bernard Kouchner ministro degli Esteri di Sarkozy al Carl Bildt ministro degli Esteri svedese. ”Uno di quelli che vorresti avere sempre alla guida d’una missione di pace”, dice da Kabul il peacekeeper Andrea Angeli. ”Uno che prima d’entrare in Kosovo ci radunò e fece un discorso da brividi”, ricorda il suo ex portavoce Fabrizio Centofanti. Un operativo puro, esperto di guerra psicologica: quando la Difesa voleva chiuderlo in ufficio, capo del personale, lui si trovò l’incarico di comandante del Corpo Nato di reazione rapida; poi finì in Afghanistan, nove mesi, a guidare tutte le forze Nato [...] era diventato capo del Coi e coordinava le missioni italiane nel mondo. [...] Ha idee che non piacciono a tutta la sinistra. In Afghanistan, ha sempre detto che dovremo restarci fino al 2016 [...] Quando gli chiesero dell’uranio impoverito, che ha ucciso decine dei suoi soldati nei Balcani, fu netto: ”Sapevamo benissimo a cosa andavamo incontro”. Ci fu pure qualche femminista offesa, quando sostenne che le donne soldato avrebbero finalmente placato gli spiriti e ridotto il nonnismo nell’Esercito. [...]» (Francesco Battistini, ”Corriere della Sera” 2/3/2008) • « un esperto di guerra psicologica. Ha condotto i soldati su due fronti caldi, in missioni di peace keeping, in Kosovo e in Afghanistan [...] responsabile del Comando operativo interforze, il centro decisionale che sovrintende a tutte le missioni militari all’estero. [...] in divisa dal lontano 1965, è pur sempre un generale che mastica poco di politica. Non ne ha mai fatta, il suo è sempre stato un impegno diverso al servizio del Paese. [...]» (Francesco Grignetti, ”La Stampa” 2/3/2008).