varie, 2 marzo 2008
CASAMENTO
CASAMENTO Filippo Palermo 2 gennaio 1926. Mafioso • «’Minchia, quanto sono elegante”. diventato un tormentone nei più disparati siti internet del pianeta, la colorita espressione di Filippo Casamento specchiandosi nel finestrino di un’automobile, mentre ammanettato veniva scortato dagli agenti dell’Fbi verso il carcere. Portamento eretto, parlantina sciolta, ha perfino elargito un sorrisino compiaciuto a giornalisti e operatori che l’immortalavano all’uscita dell’appartamento di Laconia street, a Staten Island. Casamento vi si era stabilito dopo il suo rientro da clandestino a New York nel 2004, a un’età [...] in cui i coetanei al massimo si rifugiano in una casa di riposo. Ma l’antico vicecapo della famiglia di Brancaccio è sempre stato uno tosto, tutto sostanza e niente apparenza, malgrado la piccola esibizione dell’altro giorno. Lui sta su piazza da oltre sessant’anni, se volesse potrebbe raccontare la vera storia di Cosa Nostra tra la Sicilia e gli Stati Uniti. Lui c’era già nel ”47 quando da New York arrivò a Palermo Joe Profaci per metter pace tra i Greco di Ciaculli e i Greco di Giardini Croceverde. La faida, sanguinosissima, era scoppiata il 1° ottobre ”39 per il diritto a sedere su una panca della chiesa di Ciaculli. E c’era anche nel ”54: l’inaugurazione dell’enorme mercato ortofrutticolo all’Acquasanta scatenò i boss dei paesini periferici contro i Galatolo e il vecchio D’Alessandro (’zu Cola”) che avevano messo le mani sopra il business più promettente dell’epoca. Dal 10 e il 14 ottobre 1957 Casamento figurava tra i picciotti incaricati di garantire che niente e nessuno disturbasse il vertice tra i due rami di Cosa Nostra, quello statunitense e quello siciliano. Quattro giorni di litigate furibonde tra gli ospiti capeggiati da Joe Bonanno e i padroni di casa capeggiati da Gaspare Magaddino, Vincenzo Rimi, Cesare Manzella. Notevole fu il dispetto dei ”mericani” - addobbati con abiti di sartoria, camicie di seta, scarpe fatte a meno - di dover cedere lo smercio della droga a quei bifolchi, che indossavano pantaloni di fustagno, camicie di flanella, giacche di velluto e usavano l’acqua per irrigare i campi e dissetare le bestie, non per lavarsi. Proprio per una partita di eroina tagliata male esplode nel dicembre ”62 la grande guerra di Palermo. Culmina nel micidiale attentato del 30 giugno 1963, l’esplosione della Giulietta imbottita di tritolo: sono maciullati cinque carabinieri e due artificieri. La reazione dello Stato induce chi può, tra i mafiosi, a rifugiarsi nel continente americano. Casamento è uno di questi. Un suo amico, Sal Catalano, titolare di un’edicola in Knickerbocker Avenue, è in affari di droga con la ”famiglia” Bonanno. Casamento apre a Brooklyn un negozio di formaggi e mozzarelle, che finisce persino sulle guide internazionali. Nel ”68 suoi soci occulti diventano i tre fratelli Gambino, scappati anch’essi da Palermo e cugini alla lontana del mitico Joe, Buscetta e altri tre fratelli, i Napoli. Il negozio è una centrale dello smercio di eroina. Che anni, ragazzi. Soldi e femmine a palate, un potere in continua crescita fino ad ottenere la sottomissione delle cinque, grandi «famiglie» di New York. La cuccagna finisce nel 1978. Un’intercettazione telefonica induce la Dea a spedire il migliore dei suoi agenti in Venezuela. Si tratta di Tom Tripodi, salvato a Palermo in extremis da Boris Giuliano. Tripodi scopre l’immensa ragnatela intessuta dai Cuntrera. A New York vengono messi sotto osservazione quei palermitani proprietari di catene di pizzerie. Casamento è uno di questi. Il colpo di grazia arriva il 16 ottobre 1980 al matrimonio di Pippo Bono, anello di congiunzione fra la Sicilia e gli Stati Uniti. A un tavolo dell’hotel Pierre una foto ritrae insieme Casamento, Catalano, Pippo e Alfredo Bono, i tre fratelli Gambino, Nino Inzerillo. Rudy Giuliani ad avere in mano la foto, a giungere alla faticosa identificazione di quel gruppetto pasciuto e sorridente. Dall’Italia collaborano due giovani poliziotti, Ninni Cassarà e Gianni De Gennaro, ma le indagini proseguono lentamente. Troppi gli indirizzi da controllare fra Manhattan, Queens, Brooklyn, il New Jersey. Qui viene rinvenuto, dentro il bagaglio di una Mercury Cougar, il cadavere di Pietro Inzerillo, fratello minore di Totuccio massacrato l’anno prima a Palermo dai corleonesi. La mattanza è giunta negli Stati Uniti. E secondo gli inquirenti Casamento collabora sia a questo delitto sia alla sparizione di quel Nino Inzerillo, accanto al quale era stato fotografato all’hotel Pierre. Anche la Mercury Cougar conduce alla solita pizzeria, gestita stavolta da un Gambino. S’infittiscono gli appostamenti davanti ai locali dei siciliani. Nei pressi di quello di Casamento si apposta anche Cassarà: è lui a tradurre per i colleghi americani i dialoghi in stretto dialetto palermitano. Nell’84 l’operazione ”Pizza Connection” coordinata da Giuliani e da Falcone assesta un colpo memorabile all’organizzazione. Seguono processi, condanne da cui Casamento sgattaiola. Anche a settant’anni continua a fare l’unica cosa che sa fare: occuparsi di droga. Dopo l’ennesima scarcerazione, lo espellono quale indesiderabile. Ritorna in Sicilia, intavola con Lo Piccolo la trattativa per il rientro degli scappati. Gli ricorda che dire Inzerillo significa dire Gambino, Spatola, Di Maggio, Di Maio, la mafia dal sangue blu imperante già nell’Ottocento, la sola in grado di aprire nuovi e proficui commerci con gli amici in Canada, in Brasile, in Venezuela, in California. Di conseguenza è a Casamento che viene affidato il figlio di Totuccio Inzerillo, Giovanni, per un viaggio d’istruzione da compiere in America, prima tappa Toronto. il 2004. L’ottantenne Casamento decide di fermarsi a New York, ma non per mettersi a riposo. Uno come lui è sempre prezioso per insegnare il mestiere ai ”boys”. Purtroppo proprio la baldanza di un boy, Frankie Calì, lo tradisce. Eccolo in manette nel marciapiede di casa: è l’ultima foto del mafioso che c’è sempre stato» (Alfio Caruso, ”La Stampa” 2/3/2008).