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 2008  marzo 01 Sabato calendario

Vanessa Ferrari, la prima italiana a vincere la medaglia d’oro nel concorso generale ai mondiali di ginnastica, è nata a Orzinuovi (Brescia) il 10 novembre 1990

Vanessa Ferrari, la prima italiana a vincere la medaglia d’oro nel concorso generale ai mondiali di ginnastica, è nata a Orzinuovi (Brescia) il 10 novembre 1990. Mattia Chiusano: «Ferrari, facile da ricordare. Come la colonna sonora del suo corpo libero: Nessun dorma della Turandot. Fa pensare all’Italia, subito, in qualsiasi parte del mondo: la rossa e Puccini». [1] Il concorso generale laurea la ginnasta più completa. Chiusano: «Una gara ad eliminazione, da brivido, nella quale lei è caduta dalla trave, ma ha sbagliato meno delle altre, riservando momenti sublimi come l’ultimo esercizio al corpo libero, o le prime parole al padre Giovanni, emozionatissimo. ”Papà, non farti vedere così: dimostra di essere forte”». [1] Richiesta di fare una classifica dei complimenti dopo la vittoria, Vanessa ha messo in testa «le lacrime di mia mamma e la frase di mio papà quando mi ha detto: ”Ce l’abbiamo fatta”. Ha usato il plurale. Giusto così. E non mi riferisco ai sacrifici che hanno sopportato, ai cento chilometri al giorno per raggiungere Brescia e tornare a casa: il loro aiuto è stato nello starmi vicino e nel non farmi mai sentire sola». [2] Quando le hanno chiesto se ha un portafortuna, Vanessa ha risposto «gli occhi di mio padre». Prego? «Beh, sì, i suoi occhi: li punta dentro i miei, e all’improvviso tutto passa. Mi calmo. Sono pronta per andare in pedana. così da sempre: mi guarda, mi dice di star tranquilla, e tutto si scioglie. Lui non è un tecnico, sa di ginnastica perché io la pratico: non dice cose specifiche, dice solo che ce la farò». E lei? «E io ce la faccio». [3] Mamma Galia Nikolova è bulgara, di Pleven, papà Giovanni (conduce una piccola ditta metalmeccanica) di Castelleone (Cremona). [1] Giovanni: «Come ci siamo conosciuti? A Varna, in spiaggia. Io andavo in vacanza in Bulgaria perché apprezzavo le bellezze del Mar Nero, non nel senso di panorama...». Galia: «Abbiamo passato qualche giorno insieme, poi lui è tornato in Italia. Era estate. tornato a novembre e non ci siamo più lasciati. A dicembre mi sono trasferita in Italia e a novembre dell’anno dopo nasceva Vanessa. Non avevo ancora 19 anni». I primi anni è stata dura. Giovanni: «Minacciava sempre di tornarsene in Bulgaria, ma è ancora qua...». [4] Vanessa vive a Genivolta, provincia di Cremona, «un migliaio di abitanti e, ridono i paesani, 60 mila maiali». Marco Ansaldo: «A Orzinuovi dicono che Vanessa è loro perchè è nata lì, dove c’è l’ospedale anche se ormai hanno chiuso il reparto maternità. Orzinuovi è sulla sponda sinistra dell’Oglio, provincia di Brescia, Genivolta e Soncino, dove i Ferrari hanno abitato fino al 2000, è sulla destra, cremonese: così il nuovo talento dello sport italiano è diventata un’altra ragione per litigare, per i giornali del Bresciano è bresciana, per quelli di Cremona è cremonese». [5] Fino a pochi giorni fa Vanessa era la figlia di nessuno. Giovanni: «Abbiamo bussato a cento porte perchè uno sponsor ci desse un aiuto: mica la luna, un migliaio di euro all’anno. Niente. A Orzinuovi c’è chi ne spende tantissimi per sponsorizzare il basket ma Vanessa non interessava. Abbiamo fatto tutto da soli». [5] Enrico Casella, allenatore della nazionale femminile e della Brixia Brescia dove hanno coltivato il nuovo fenomeno dello sport italiano: «La misura del quadrato da regolamento dovrebbe essere 12 metri più due di contorno. Invece la nostra palestra è larga dieci metri. Così lavoriamo su una striscia in diagonale, su e giù. Poi c’è il soffitto basso per cui si rischia di sbatterci la testa. E per il volteggio usiamo la simulazione: servirebbero 32 metri, noi ne abbiamo 23 malcontati. Allora dico a Vanessa e alle altre: vedete quel punto? lì sono 8 metri ma fate finta che siano quindici. Non è la stessa cosa, con poca rincorsa la velocità non è mai quella giusta». [6] Dopo l’oro c’è stata la promessa di un nuovo impianto. Casella: «Riconosco ai politici di cominciare a fare seguire alla parole i fatti: dopo l’incontro con Prodi che ci garantiva l’interessamento del governo per un nuovo impianto, martedì s’è presentato a Brescia il sottosegretario De Paoli che ha incontrato il sindaco per consegnargli una prima tranche di finanziamenti per la costruzione della palestra. Se ne occuperà anche l’ex nuotatore Lamberti, oggi assessore allo sport, che conosce il problema: anche lui s’allenava in una vasca da 25 metri perchè a Brescia mancava una piscina olimpionica». [7] Galia portò Vanessa a fare danza classica quando aveva sei anni: «A dicembre la scuola di ballo di Soncino, il paese del cremonese dove vivevamo, organizzava il saggio e a mia figlia era stato dato il ruolo del coniglietto, ma lei voleva a tutti i costi fare la principessa. Ha fatto i capricci fino a che la maestra, esasperata, non le ha lasciato fare la principessa. La sera dello spettacolo però Vanessa ha inciampato nel vestito ed è caduta. Lacrime a fiumi. Da quel giorno non ha più voluto fare danza». [4] Vanessa: «Avevo sei o sette anni. Vidi una gara in tv: cioè, adesso so che era una gara; allora fu solo vedere la leggerezza e la grazia di una ginnasta impegnata sulla trave. Non ricordo la gara, non ricordo il nome dell’atleta. Ricordo solo che ne rimasi incantata». [3] La stessa società che faceva danza organizzava anche corsi base di ginnastica. Galia: «Ho portato Vanessa e si è innamorata. Gli insegnanti mi hanno detto che era molto portata e che avrei fatto bene a mandarla a Castelleone, dove c’era una società più qualificata. rimasta lì per un po’». [4] La svolta quando decisero di portarla alla Brixia. Galia: «Io sono bulgara, da ragazzina ho praticato un po’ di ginnastica, niente di che, ma sono cresciuta in un sistema dove lo sport si faceva seriamente. E ho cercato per lei un posto che seguisse quelle regole rigorose». [5] Casella: «La prima volta che la vidi era uno scricciolo. Ma mi colpì subito per come saltava: sembrava una rana. Più avanti ho capito che era anche una grande lavoratrice. Seria, instancabile. Un po’ di tempo ancora e mi resi conto della sua vera natura: era un cannibale». [8] Sin da piccola Vanessa voleva imparare come si fanno i salti più difficili. Casella: « un gioco, capito? Lei vuole giocare. Su questa passione ho potuto lavorare: altrimenti come si può obbligare una persona normale a sopportare certe fatiche? Come si può coinvolgere una bambina, in una società che insegna che tutto si può ottenere facilmente, come nei reality? Se c’è l’allenamento non si può andare alla festicciola dei compagni di classe: ma è lei a doverci arrivare, non io ad imporglielo». [9] Nella ginnastica i tempi si dilatano all’inverosimile. Mattia Chiusano: «Solo per eseguire quella prima diagonale al corpo libero con doppio avvitamento, uno dei pezzi forti della Ferrari, ”sono necessari sette-otto anni di lavoro” assicura Casella. Lavoro duro: ”Trenta ore alla settimana, quelle che affronta Vanessa da quando era in quarta elementare. Ma lei è lei, lo stesso impegno lo devono mettere anche le altre. Quelle che non saranno mai campionesse del mondo”». [9] La mattina alle 7,30 Vanessa prende il pullman da Soncino, un’oretta di viaggio per provinciali eternamente trafficate. Ansaldo: «Il bus la lascia vicino alla palestra, lei si allena fino all’una, mangia in mensa, riprende ad allenarsi e alle quattro e mezza attraversa Brescia per andare al liceo della comunicazione. Lezioni private, solo lei e i professori. Tre ore dal lunedì al mercoledì, quattro il giovedì mattina perchè al pomeriggio la caricano in auto e la portano a Milano per allenarsi fino al sabato». [5]  la vita del ginnasta. Vanessa: «Per questo, quando mi chiedono di dire qualcosa che invogli i ragazzi ad avvicinarsi alla ginnastica, mi viene in mente solo una domanda: quanta voglia avete di sacrificarvi? Perché è tutto lì. Qui non c’è tv, non ci sono luci accese: qui si fatica in solitudine, gli allenamenti sono durissimi, gli allenatori duri e mai soddisfatti, preparare una gara è scalare una montagna e perderla è un attimo: un errore, un infortunio, la giuria... Ci vuole voglia e disciplina, la ginnastica non è un capriccio». [3]  così piccolina, Vanessa, «che per mettere la testa al livello delle altre, l’americana Bieger e la romena Izbasa, ha dovuto salire sul gradino più alto del podio» (Marco Ansaldo). [6] Invitata alla Gazzetta dello Sport per rispondere alle telefonate dei lettori, non la volevano far entrare: «Mi dispiace, lei non può entrare, è troppo piccola». [10] Vanessa pesa 36 chili, al massimo sette o otto etti in più. Casella: «Soprattutto il lunedì perché la domenica è il giorno di riposo e si rilassa un po’. Niente di male ma se arrivasse a 37 chili bisognerebbe cambiare una parte del programma: un chilo fa sballare tutto». [6] Bozena, l’amica di famiglia, cucina per lei 21 penne al pomodoro, «non una di più nè una di meno». [5] L’idolo di Vanessa è la leggendaria Nadia Comaneci (alle Olimpiadi di Montreal ”76 fu la prima a prendere 10 per un esercizio): «Nadia fu la prima a far vedere al mondo un 10 perfetto, non una volta sola ma sette. Mi ha fatto capire che se io lavoro duro verrà anche per me il momento di raggiungere l’Impossibile». [5] Non esiste un modello di ginnasta tipo. Casella: «Vanessa è 143x36 ma la Bieger è 158 centimetri e la Khorkina, che ha dominato la scena per dieci anni, superava il metro e sessantacinque. Quel che conta è trovare soggetti con un eccellente rapporto peso/potenza che renda al massimo nei vari esercizi. Poi chi ha leve lunghe risulterà sempre favorita alle asimmetriche, chi pesa poco sfavorito al volteggio. Il segreto di Vanessa è avere esercizi altamente competitivi, difendersi bene anche in specialità meno consone alle sue caratteristiche e accumulare punti utili in classifica finale». [7] Vanessa: «La trave mi mette ansia nove volte su dieci. Anche alle parallele mi agito, ho paura di perdere la presa». [11] «Quando ero piccola, facevo ancora qualche giorno di vacanza. Adesso non più. Non posso, rischierei di perdere troppo». [9] L’unica rinuncia pesante, dice, è stata lasciare il liceo artistico: «Amo disegnare. Ora faccio il liceo della comunicazione con indirizzo sportivo, ma non penso a un futuro da giornalista o in tv». [2] Galia: «L’unica volta che è andata in discoteca volle che ce la portassi io, un’ora e siamo venute via. Non le piaceva. Lo shopping si fa di rado e nei centri commerciali, le poche volte che è qui il sabato. Ha la taglia 34, come una bambina di 10 anni e quella roba non fa più per lei: allora le adatto qualche mio vestito che le piace, io ho la 38». [5] Vanessa ha due fratelli gemelli (che non si assomigliano per niente) di 13 anni: Ivan campione provinciale sugli 800 metri e Michele, calciatorino e faccia furba di chi confessa «con la popolarità di mia sorella magari cucco». [5] Galia: «Lei adora i gemelli, però si diverte a mettere zizzania: li fa litigare, poi si allea una volta con uno e una con l’altro. Difficile che lei si arrabbi con loro, eccetto quando vogliono rubarle qualcosa della Nazionale. gelosissima delle sue cose, ma i fratelli, che più o meno hanno la sua taglia, cercano sempre di fregarle la felpa, oppure le scarpe». [4] Il 23 ottobre a Roma Vanessa ha ricevuto da Romano Prodi il collare d’oro al merito sportivo, tra i premiati star come Valentino Rossi, Totti, Del Piero. Lei ha detto: «Le mie compagne mi hanno chiesto gli autografi, ma ho mandato avanti l’addetto stampa Ciaralli perché non voglio fare la figura di quella che chiede l’autografo al calciatore». E ha specificato: «Sono per il Milan, ma non per Berlusconi». [4] Il calcio comunque lo segue poco, «a me piace la Ferrari perché porta il mio stesso cognome». [13] Vanessa non legge libri: «Non mi piace. Però so dirle l’ultimo film visto. Tre metri sopra il cielo». [3] A casa è un disastro. Galia: «Lascia tutto in giro e non mi aiuta mai. Solo da quando è in camera con Monica Bergamelli, che è molto precisa e ordinata, ha iniziato a piegare i calzini». [4] Ha detto Vanessa: «Mi piacerebbe avere il passaporto bulgaro come mamma, ma mi sento italiana e non ho mai pensato di gareggiare per un altro paese». [12] Galia: «I bulgari ci corteggiano, io sono bulgara e Vanessa potrebbe facilmente ottenere il passaporto. Scommetto che prima o poi ci faranno un’offerta. State tranquilli, mia figlia non si vende». [14]