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 2008  marzo 01 Sabato calendario

Il comitato: cure anche se i genitori si oppongono Flamigni: terapie di frontiera, occorre il consenso dei parenti

Il comitato: cure anche se i genitori si oppongono Flamigni: terapie di frontiera, occorre il consenso dei parenti. Il Pdl: decisione rivoluzionaria ROMA – «Curarli, sempre. Senza fissare limiti temporali. Anche se i genitori sono contrari». Il Comitato nazionale di bioetica licenzia in via definitiva il parere sui neonati molto prematuri, quelli di 22-25 settimane. Quelli partoriti quattro mesi e mezzo prima della scadenza naturale e che rischiano pesanti handicap a causa dell’incompleto sviluppo. Parliamo di bambini che possono sì sopravvivere, ma che possono andare incontro a un’infanzia penosa. «Di fronte al diritto alla vita non possono esistere limiti, né vincoli di nessun tipo » rifiutano indicazioni precise sui tempi della rianimazione i saggi coordinati da Francesco Casavola. Non tutti però si sono espressi a favore del documento. In sei hanno detto no, Carlo Flamigni, Demetrio Neri, Monica Toraldo di Francia, Grazia Zuffa, Laura Guidano e Claudia Mancina. Spiegheranno le loro ragioni per iscritto. Il testo destinato al voto dell’assemblea è stato cambiato tre volte prima di essere approvato. «Il desiderio espresso dai genitori deve essere vincolante per i neonatologi – dissente Flamigni ”. Parliamo di terapia di frontiera per la quale occorre il loro consenso». Il Cnb ha deciso che in presenza di segni di vitalità il bambino deve sempre ricevere assistenza, indipendentemente dall’età gestazionale e dalle scelte dei parenti. Posizione in contrasto con quella di una parte del mondo scientifico. La commissione nominata dal ministro Livia Turco aveva indicato come tempo al di sotto del quale il medico non dovrebbe utilizzare cure intensive le 22 settimane lasciando discrezionalità per le 23 settimane e indicando la necessità di cure per le 24. Ora però questi limiti potrebbero apparire più sfumati nella nuova versione riscritta dopo un confronto con il Consiglio superiore di Sanità. In linea con i bioetici di Casavola invece, i ginecologi delle università romane: rianimare sempre, genitori tenuti fuori dalle decisioni. Un tema che si intreccia con un’altra questione, sui tempi dell’aborto tardivo. Oltre le 22 settimane, almeno negli ospedali della Lombardia, la donna non può interrompere la gravidanza secondo la delibera della Regione. Anche in questo caso si attende il parere del Consiglio superiore di Sanità che dovrebbe esprimersi anche sulla pillola abortiva Ru 486. Ma è davvero difficile pensare che il documento esca fuori in piena campagna elettorale, con il Pd impegnato a cucire i delicati rapporti tra laici e cattolici. La Pdl invece non lesina commenti positivi. «Decisione rivoluzionaria, apprezzabile », secondo Isabella Bertolini, FI. Margherita De Bac