La Repubblica 20 febbraio 2008, LUISA GRION, 20 febbraio 2008
Pomodori, mele e legumi Italia invasa dal cibo cinese. La Repubblica 20 febbraio 2008. Ci inondano con il loro concentrato di pomodoro, ma poi chiudono le frontiere al prosciutto di Parma
Pomodori, mele e legumi Italia invasa dal cibo cinese. La Repubblica 20 febbraio 2008. Ci inondano con il loro concentrato di pomodoro, ma poi chiudono le frontiere al prosciutto di Parma. Piazzano spacciando per italiani aglio e legumi prodotti sulle rive del Fiume Giallo, ma non vogliono far entrare in patria i nostri kiwi. Eppure fra Italia e Cina dovrebbe esserci libertà di commercio: in realtà non è così e - secondo la Coldiretti - la colpa è tutta delle misure protezionistiche che Pechino, ufficialmente «aperta», continua di fatto ad applicare. Il risultato, denunciano gli agricoltori, è che le importazioni in Italia di prodotti agroalimentari cinesi superano di quasi sette volte le esportazioni del made in Italy nel paese asiatico. E sì che nel complesso la bilancia commerciale italiana migliora: il deficit 2007, fa notare l´Istat, è decisamente diminuito rispetto all´anno precedente passando dai 21.356 milioni di euro del 2006 ai 9.530 e nel settore agroalimentare in particolare le esportazioni verso i paesi Ue sono aumentate del 9,1 per cento. Tanto che il ministro delle Politiche agricole Paolo De Castro commenta come «la chiave di volta per la crescita del settore stia proprio nell´export». Ma guardando al grande mercato cinese l´ottimismo crolla. Là il deficit commerciale aumenta del 20 per cento e le importazioni superano del 580 per cento le esportazioni. Il made in Italy non riesce a varcare le frontiere: lo dimostra il caso dei 50 prosciutti di Parma spediti dal Consorzio e mai fatti entrare in Cina, nonostante -dopo quattro anni di trattative e missioni - il mercato, dallo scorso anno, risulti formalmente aperto. Attaccandosi a minutaglie burocratiche di vario genere - prima la presunta mancanza di un codice, poi quella di una licenza - la dogane ha tenuto i preziosi cosciotti di suino fermi al confine. E così fanno appena possono con l´ortofrutta fresca in arrivo dall´Italia, mele e kiwi in particolare massacrati da insistenti controlli sanitari. Al contrario tutta la Ue fa entrare senza troppe barriere aglio, legumi, pomodori, castagne, funghi e legumi made in Cina, magari spacciati ai consumatori per italiani (è successo con l´aglio bianco del Polesine e il fagiolo di Lamon). Ma la cosa che più fa arrabbiare i nostri produttori è che la domanda di alimenti italiani, fra le fasce emergenti cinesi, c´è ed è in rapida crescita: tanto per restare ai prosciutti, secondo i calcoli degli operatori, la Cina potrebbe assorbire già nell´immediato grandi quantità di prodotti per valori di 20-30 milioni di euro. Ma la burocrazia lascia all´asciutto i buongustai. LUISA GRION