Il Sole 24 ore 23 febbraio 2008, Fabio Tamburini, 23 febbraio 2008
Perché Bazoli sta navigando a vista. Il Sole 24 ore 23 febbraio 2008. L’anomalia è evidente. C’è una grande banca, UniCredit, che ha una partecipazione in Mediobanca, di cui è al tempo stesso concorrente
Perché Bazoli sta navigando a vista. Il Sole 24 ore 23 febbraio 2008. L’anomalia è evidente. C’è una grande banca, UniCredit, che ha una partecipazione in Mediobanca, di cui è al tempo stesso concorrente. E, a sua volta, Mediobanca è una grande banca d’affari che ha in portafoglio due pacchetti di titoli considerati strategici: Rcs (a cui fa capo il Corriere della Sera) e le Generali (di cui è partner industriale e azionista Banca Intesa Sanpaolo, l’altro polo bancario leader sul mercato italiano). Si è parlato, e scritto, nelle settimane scorse di un colpo di scena clamoroso: il ribaltamento della catena societaria, con Generali che passerebbero da controllate ad azioniste di Mediobanca. «Perfetto – commenta secco un osservatore attento delle vicende al vertice del potere economico – così la frittata è fatta: l’anomalia partorisce un mostro». Il mostro è un organigramma societario in cui le due grandi banche, cioè UniCredit e Intesa Sanpaolo, avrebbero partecipazioni significative nelle Generali, a cui farebbe capo Mediobanca. La soluzione è bipartisan e, di fatto, risolverebbe soprattutto un problema: disinnescare la mina Generali, centauro in bilico tra UniCredit-Mediobanca e Intesa Sanpaolo. Ci sono possibilità reali che l’operazione vada in porto? Nel breve periodo certamente no. Tanto che anche Giovanni Bazoli, presidente del consiglio di sorveglianza Intesa Sanpaolo, non risulta sponsor dell’operazione. Proprio Bazoli è al centro delle attenzioni su diversi fronti. Prima di tutto la caduta del Governo guidato da Romano Prodi. Tra loro la comunità d’intenti deriva dalle vicende di una vita. Hanno fatto lo stesso percorso di studi (all’Università Cattolica), le stesse esperienze politiche e le stesse scelte ideologiche (sotto il segno dello scomparso Beniamino Andreatta, cavallo di razza dell’allora sinistra democristiana). Ora Prodi ha dovuto passare la mano e, sia che vinca il Polo delle libertà sia che Walter Veltroni recuperi lo svantaggio attuale, il banchiere meglio posizionato è Cesare Geronzi, presidente del consiglio di sorveglianza Mediobanca. In più, perfino a Brescia, città bazoliana per eccellenza, è assai probabile la vittoria del centro-destra, con l’uscita di scena dell’amministrazione vicina a Bazoli. Resta la consolazione che realtà vitali bresciane come l’Asm nell’energia e la Banca lombarda abbiano ormai compiuto il salto di qualità rafforzando l’asse con Bergamo, benedetto da entrambe le Curie cittadine. Nel primo caso entrambe le aziende sono confluite in A2A con l’Aem di Milano, mentre nel secondo è nato l’Ubi, il quarto polo bancario italiano (dopo UniCredit, Intesa Sanpaolo, Monte Paschi-Antonveneta). Chi invece deve dimostrare di saper guidare anche sul bagnato è il finanziere franco-polacco Romain Zaleski, molto legato a Bazoli e azionista delle Generali. Zaleski ha costruito un casello di partecipazioni imponente sfruttando a fondo la leva dell’indebitamento. Di conseguenza, la crisi delle borse gli consiglia prudenza. Ecco perché ha avviato il piano d’emergenza che prevede vendite significative come la cessione di titoli ArcelorMittal per oltre 1 miliardo di euro. E almeno un’altra, importante dismissione risulta in arrivo. Ma la corona di Bazoli conta altre spine. A partire dalla ribellione strisciante di parte della provincia torinese, insoddisfatta del ruolo in Banca Intesa Sanpaolo. Senza contare la forte esposizione a fianco di Air One nello scontro per l’Alitalia e il martellamento delle voci sull’uscita dal gruppo dell’amministratore delegato Corrado Passera (sempre smentite con tempestività e fermezza dagli interessati). Fabio Tamburini